Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonano

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Come devo comportarmi. Le buone usanze

184880
Lydia (Diana di Santafiora) 1 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Per finire questo capitolo di miserie, resterebbe a parlare di certi atti sconvenienti, ai quali le persone poco fini si abbandonano non di rado: tali sarebbero, grattarsi, pulirsi le unghie in pubblico o mordersele, ficcarsi le dita nel naso, ecc. ecc. Ma noi non ci spenderemo sopra parole inutili. Sono atti, questi, che tutti sanno non esser permessi alle persone per bene; sono atti che si proibiscono perfino ai bambini, all'inizio della loro educazione. Tanto più dunque debbono astenersene i grandi, per i quali non vale la scusa dell'ignoranza o del poco giudizio, che invece vale tanto per i bambini. Del resto, questi ed altri simili atti o cattive abitudini sono ormai così universalmente condannati dal moderno galateo, che non c'è da temere che qualcuno possa innocentemente crederli leciti. Riassumendo, l'uomo civile deve, in ogni circostanza della vita, attenersi rigorosamente a quelle regole di vita sociale, sancite dalla lunga esperienza di secoli e affinate e ingentilite con l'avvento della moderna civiltà. Più egli si atterrà scrupolosamente ad esse, più osserverà le norme universalmente conosciute e approvate, più avrà fama di persona corretta e finemente educata. Sappia egli adattarsi all'ambiente in cui vive, e, se gira il mondo, sappia anche, pur mantenendo intatti i fondamenti della propria educazione, rispettare le abitudini degli altri paesi; accolga le usanze straniere, se è in paese straniero, senza maravigliarsene, senza criticare, senza alterarsi. Si ricordi che, accanto a certe regole fisse, alle quali ogni galantuomo deve sottostare, ce ne sono tante altre, che dipendono dalla moda, dalle diverse abitudini, dal clima, dal carattere, dalla razza, le quali cambiano da paese a paese, da regione a regione, da città a città; e non si può dire quali siano le migliori, quali siano da preferire. Tutte son buone, quando non contraddicono alla legge suprema della morale, della decenza e della civiltà.

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Saper vivere. Norme di buona creanza

248303
Matilde Serao 1 occorrenze
  • 1923
  • Fratelli Treves Editore
  • Milano
  • Verismo
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Molti fra questi sono scapoli impenitenti; molti sono vecchi aristocratici, che non escono mai di casa; molti sono professionisti, deputati, senatori, talvolta ministri, che non hanno mai tempo per nulla, eppure, tutti, tutti quanti, di diversa condizione, età ed occupazione, tutti abbandonano il loro lavoro, il loro comodo, il loro piacere, per fare da testimoni. Bene! Benissimo! E quando vi è gente che ha proprio la vocazione della testimonianza, perchè privarla di questo piacere? Dunque, il testimone deve essere invitato al suo ufficio, almeno venti giorni prima del matrimonio: è naturale che a lui si dirigano lo sposo, la sposa o i parenti, per questo invito. Il testimone dello sposo se non conosce la sposa e la sua famiglia, deve esserle precedentemente presentato: viceversa la sposa e la sua famiglia presentano allo sposo, quei testimoni che egli non conosce. Il testimonio non può cavarsela con un bouquet di fiori, anche magnifico, anche messo in un vaso prezioso: le spose detestano i bouquets di fiori, dentro i vasi, rammentarselo! Non è necessario che il dono sia molto ricco: deve essere fine ed elegante. Si manda il giorno prima delle nozze, per un servitore, con una carta da visita, dove sia una parola d'augurio. Il testimone porta la redingote, pantaloni chiari, panciotto nero o bianco, cravatta grigia, o bleu, o verde, non chiarissima, con qualche bello spillo: cappello a tuba, guanti grigio-perla. Il testimone prende posto nelle prime carrozze, dopo quella della sposa, sta presso la tavola dell'Ufficio di Stato Civile, sale sull'altare, alla Chiesa, dà il braccio, andando e venendo, a qualche parente importante della sposa e dello sposo, e siede alla tavola d'onore. Dopo le nozze, i doveri e i diritti del testimone, spariscono: e restano, fra lui e gli sposi quelle relazioni di amicizia, di affetto, di stima o di semplice conoscenza mondana, che vi erano prima delle nozze.

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