Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbandonano

Numero di risultati: 9 in 1 pagine

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Eva Regina

203078
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 9 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Queste ore nere che travagliano per solito la donna nella sua prima giovinezza, e le dànno malinconie, impazienze, irascibilità, cambiamenti d'umore, inesplicabili per gli altri, non l' abbandonano, purtroppo, neppure nella nuova fase della sua vita. Essa lo aveva sperato dapprima, nella sua letizia di fidanzata, nel suo luminoso tripudio di sposa: si era creduta libera per sempre dalla schiavitù del dolore che pesa sulla povera umanità e quando non la strazia con le sventure, la tormenta con le tristezze arcane. Ma ecco che nel bel mezzo della sua gioia, il nemico, come un nero nibbio, cala rapace e l'avvolge nella cupa ombra delle sue ali. È in un giorno di malessere, in un'ora di solitudine. L'inutile ed elegante ricamo le sfugge dalle dita; il libro rimane aperto sempre alla stessa pagina... La giovane signora ha sottocchio un calendario, ricorda che quello stesso giorno, quella medesima sera, fu per lei una data felice... Oh, un ballo, una prémière al teatro, un five o' clock, una gita, un piccolo lieto avvenimento qualunque della sua vita di fanciulla, ma che basta per farle rivolgere in dietro il capo, verso la dolce riva lasciata, verso la sua innocente verginità che non torna.... E quasi senza volerlo è tratta a paragonare la sua esistenza d'allora, così spensierata, così rosea, così gaia fra le amiche e i corteggiatori, alla sua vita del presente dove anche le dolcezze più profonde appaiono rivestite della severa maestà del dovere. Ella pensa a quelle fra le sue giovani compagne ancora libere di svolazzare di festa in festa, di lasciarsi rapire dall' armonioso turbine della danza; di uscire alle passeggiate mondane; di accettare degli inviti in villa; di fare dei viaggetti; di stare in ozio anche, o di suonare il piano e imparare qualche bel lavoruccio artistico nuovo: mentre lei... mentre lei..., lei ha un padrone : un padrone benigno, tenero, indulgente, ma sempre un padrone, e sospira....

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Gli uomini soffrono più superficialmente della morte dell'amore, forse perchè non vi si abbandonano interi, con tutto l'essere pensante e sensibile, e in tutti i minuti della giornata, come fa la donna quando ama con passione e tutto il mondo scompare per lei che s'è fatta un mondo nel suo cuore. Si disse che l'amore per l'uomo è un episodio, per la donna un poema; e tutte le donne che sanno che cos' è amare e soffrire, sentiranno la triste verità di questa definizione. Un poema drammatico, aggiungo io, per la fatalità che presiede all'epilogo, Oh quel giorno! un estremo bacio ad una stazione : una stretta di mano angosciosa all'angolo d'una via; uno sguardo carico di strazio all'uscire da una sala ; una breve e solenne parola, un addio scritto fra i singhiozzi in fondo a una lettera... e poi la solitudine, il silenzio, il deserto, come quando è passata la morte. Oppure, in piena fioritura, in piena sicurezza, una delazione, un tradimento, un sospetto che acquista basi di realtà, e la lettera scritta nell'abbandono assoluto, dov'è tutto l'ardore dell'anima, tutta la confessione della colpa, è nelle mani dello sposo offeso e ingannato : oppure il nascondiglio fido è bruscamente invaso e la colpevole è sorpresa dove le prove dell'infedeltà sono così evidenti che il negare sarebbe un' assurdità.

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Ve ne sono di quelli che si abbandonano all' impulso della loro ira, della passione gelosa, e colpiscono ciecamente o scacciano la colpevole. Le cronache dei giornali sono sempre piene di mariti ingannati che uccidono, feriscono, maltrattano la loro compagna, mutando il dramma in tragedia. Eppure, quante volte, il fatto che li esaspera fino a trasformarli in assassini non è che una conseguenza naturale e fatale della loro condotta, del loro modo d' agire verso la moglie, dei loro vizii, delle loro stesse infedeltà ! Se la legge dovesse accordare ad ambedue i coniugi il diritto di uccidere quello fra i due che manca alla data fede, il primo ad andarsene all'altro mondo sarebbe sempre, ne son certa, il marito. Chi porta seco la maggior quantità d' illusioni nel matrimonio è la donna; chi soffre più dei disinganni è lei, e tanto ne soffre talora, che un mutamento radicale avviene nel suo mondo morale. Da fiduciosa diventa scettica, da tenera e pietosa diviene sdegnosa e aspra, da zelante osservatrice del proprio dovere si muta in trascurata e spergiura. E questo, perchè ? Perchè la vita dopo i disinganni che l'hanno percossa le appare sotto un altro aspetto, e nell' amara evoluzione ella si sente sciolta dai propri obblighi, dal momento che il suo compagno non osserva i suoi. Egli le ha dato il cattivo esempio, ella lo segue ed eccede perchè è più debole, più impulsiva, più inesperta di lui. «Ce ne sont pas les trahisons des femmes qui nous apprennent le plus â nous défier d' elles. Ce sont les nôtres» ha scritto Bourget. Francesca da Polenta tradì lo sposo, ma Gianciotto l' aveva preceduta sulla via dell' inganno quando la fece chiedere in isposa dal fratello Paolo, bellissimo, lasciandolo prendere in isbaglio per lui, brutto e zoppo d'un piede. Offesa per offesa. Oh, prima di scacciare, prima di colpire, prima d' uccidere, interrogate la vostra coscienza, o signori! E se la troverete sgombra di ogni rimorso, se non vi rimprovererà proprio nulla nella vostra condotta del passato o del presente verso colei che vi ha tradito, allora — ma solamente allora — colpite, uccidete !

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Questa è l'ambizione di molti genitori ed è l'ideale di molte fanciulle, e vi si abbandonano a prezzo di non lievi sacrifici, con tenacità singolare, senza riflettere prima se non convenisse meglio scegliere altra via più modesta ma più proficua : senza interrogarsi profondamente — la fanciulla — se la missione grave, ardua, delicata dell'insegnante si confaccia davvero al suo carattere, alle sue attitudini. Invece la giovinetta dovrebbe se sta in famiglia e studia per farsi una coltura d'ornamento, non affrettarsi al termine e continuare a studiare, ad apprendere, anche oltre i quindici anni, nell'età in cui appunto la sua mente si apre meglio ad accogliere le spiegazione delle conquiste della scienza e le visioni della bellezza ideale, e continuare a imparare, ad esercitarsi finchè prenderà marito ed anche dopo, perchè non c'è condizione di vita od età in cui si possa dire: « io so abbastanza » e non desiderare di andare più oltre. Se poi la signorina studia per professione, procuri almeno di applicarsi a quelle discipline verso cui le sue facoltà intellettuali e i suoi gusti la portano maggiormente. E se invece di andare alla scuola Normale andrà ad una scuola professionale non dovrà vergognarsene, giacchè potrà diventare un'abile cucitrice, una brava modista, piuttosto che una cattiva insegnante e sarà tanto di guadagnato per gli altri e per lei. Io vorrei particolarmente insistere perchè alle ragazze d'oggi, in cerca di professione, si desse qualche altro avviamento, per impedire che si agglomerasse intorno a certi pochi rami determinati un soverchio numero di postulanti che divengono poi le spostate. Il commercio, per esempio, la contabilità, la scrittura a macchina, la stenografia, le lingue straniere, la chimica, la botanica, i corsi d'igiene e di infermeria. L'estetica ha una grande importanza nell' istruzione, ma io vorrei che vi fosse infusa più generalmente anzichè vederla limitata all' esercizio delle belle arti che si riduce spesso ad un ozioso dilettantismo o ad una misera profanazione. Vorrei che tutte le fanciulle potessero gustare la bella musica, ammirare i bei quadri, le belle statue, i bei versi, la bella prosa; potessero analizzare, conoscere, preferire, invece di udirle suonare l'obbligato pezzo con variazioni, o vederle insudiciare coi colori dei lembi di tela e scrivere un bozzetto o una lirica piena di luoghi comuni. Le vorrei interpreti, insomma, più che esecutrici o creatrici, a meno di una tendenza speciale verso qualche arte, che allora sarebbe delitto misconoscere o soffocare.

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Si abbandonano le velette aderenti, e si portano i larghi veli fluttuanti che riparano dalla polvere e dal sole senza far caldo : quelli leggermente azzurri o verdi sono buoni per chi ha gli occhi delicati, facili a irritazione provocata dal riflesso del sole. Del resto il bianco essendo cattivo conduttore del calorico è da preferirsi nell' estate, specialmente quando si è costretti ad uscire nelle ore calde o a rimanere esposte a lungo ai raggi del sole.

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Le signore modernissime, forse per questo complesso di ragioni o per un' educazione più razionale, sdegnano tutte la sigaretta, che, del resto, anche molti uomini delle nuove generazioni abbandonano. Ed io segno questo come un piccolo guadagno, fra i grandi, del progresso.

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Entrambe possono fare del male a sè stesse e agli altri per gli eccessi a cui spiritualmente si abbandonano. L'ottimista è una eterna illusa. Si persuade d'essere bellissima, d'essere amata da tutti per la sua seduzione e le sue qualità, con disinteresse unico al mondo. Se ha delle delusioni nella sua giovinezza se ne consola presto, pensando che sarà più fortunata un'altra volta. Quando si marita, il suo sposo è il più simpatico, il più educato, il più intelligente, il più fedele; anche se è brutto come il peccato, rozzo come un facchino, ignorante come un analfabeta, ottuso come una talpa, traditore come un gatto. I suoi bambini saranno i più sani, i più belli, i più svegli e ne magnificherà di continuo le qualità. Si proclamerà felicissima: troverà che la sua casa è un paradiso terrestre e il padrone di casa un arcangelo di condiscendenza: i vicini persone stimabili, onorate : la città dove abita, la più bella del mondo. Le malattie, la sventura, possono visitare la sua dimora ella non se ne sgomenterà: il male è cosa leggera, le altre disgrazie non saranno poi irreparabili. E la morte può seguire la malattia; la disgregazione e la rovina possono succedersi ai disaccordi e alla cattiva amministrazione, che l' ottimista piegherà per poco il capo e troverà presto altri motivi per amare ancora la vita e trovarla buona ancora. Il contrario accade nell' anima e nell' esistenza della pessimista. Il più comune disinganno la farà cadere sotto il peso d' una croce che proclamerà troppo grave per le sue forze ; nelle persone care ella vede prima di tutto le deficenze, i difetti, e se ne accora e se ne lagna con tutti. La più leggera indisposizione è per essa il principio d'una malattia insanabile; un cattivo affare, il preludio della rovina: l' avvenimento più comune della vita, un viaggio, un matrimonio, una nascita, un trasloco, sono per la pessimista minacce oscure del destino. Ella rende a sè stessa e agli altri l' esistenza pesante, difficile, cupa : l'atmosfera che la circonda è irrespirabile perchè ella trarrà da ogni atto, da ogni circostanza, da ogni parola, motivo di lamento e di offesa. Se poi le disgrazie piombano davvero sulla sua casa, ella può risentirne tale turbamento psichico da diventare pazza o maniaca. L'ottimista per cecità, per imprevidenza, per l'abitudine di negare il brutto e il pericoloso onde non turbare la sua quiete serena, rischia di cadere nel pèlago e di affogare, d'essere la causa involontaria della rovina propria ed altrui. La pessimista coi suoi dubbi, le sue paure, la sua negazione perpetua, si toglie ogni possibile conforto della vita, ogni forza di reazione, aggrava ogni male, ne allontana il rimedio.

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Forse eccessi di tal genere non si ripetono fuori delle regioni meno evolute d' Italia : ma in ogni luogo abbiamo però donne, e fra esse signore della piccola borghesia, che chiedono insistentemente questa o quella grazia a un dato Santo e non ottenutala ne abbandonano il culto, disgustate come di un medico che non avesse conseguita una guarigione. Altre esigono a tutta forza miracoli, e per averli si espongono a disagi di pellegrinaggi, interrompono cure, peggiorando le loro condizioni fisiche, se si tratta di salute, giacchè è assurdo violare le leggi naturali, dal Creatore stesso decretate, per poi pretendere il sovrumano. Anche certe devozioni composte di formule ripetute centinaia di volte : certe immaginette o certe medaglie a cui si attribuiscono virtù particolari e piccine, certe penitenze di digiuni e di privazioni, compiute magari a scapito della salute, sono tanto lontane dalla religione vera quanto il paganesimo dal cristianesimo.

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L'amore nasce da piccolo seme, ma muore anche per una piccola causa: non è dunque stoltezza osservare che la negligenza nell'acconciatura e nelle consuetudini a cui certe sposine si abbandonano passati i primi mesi, possono determinare nel marito un disgusto, dapprima lieve, che facilmente degenera in freddezza e lo allontana sospingendolo nello stesso tempo verso quelle che trova ancora graziose e seducenti. Bisogna invece che la donna sua si prefigga di non scapitare a nessun confronto: di tener alto il proprio prestigio fisico come il proprio prestigio morale. Se è bella, continui ad aver cura di sè come quando cercava ogni giorno un mezzo nuovo per accrescere la sua bellezza e piacere di più all' innamorato : se è solamente simpatica, continui a scegliere l'acconciatura e le mode che mettono in miglior evidenza il suo tipo; e procuri di abbellirsi con la grazia, lo spirito, o la soavità, secondo il suo carattere. Sia elegante, anche nel vestire dimesso, giacchè l' eleganza, non è lo sfarzo ma l'armonia delle tinte, la semplicità, la cura dei particolari : sopratutto sia linda nella persona e negli indumenti. Pare impossibile, eppure molte signore che se s' incontrano per le vie sembrano figurini di moda, si permettono poi di portare nell'intimità certe vestaglie, certi colletti, certi grembiuli che potrebbero dare un' efficace ma triste idea del loro senso d' ordine e di pulizia, e spiegherebbero il disgusto dei loro mariti o ne ginstificano la trasandataggine degli abiti e della persona. Una signora maritata ha doppio obbligo di essere linda, d'una donna nubile, giacchè oltre che per rispetto a sè stessa, deve esserlo per rispetto al suo compagno ed ai rapporti della loro vita comune. Quindi bagni, abbondanti lavacri, nitidezza nella biancheria, minuziosa cura in ogni dettaglio della toilette intima: semplice eleganza negli abiti e nella acconciatura. Come nella persona, così nei modi. Lo sposo rimanga sempre un poco il fidanzato a cui si desidera esser cara e gradita. Nulla di più poetico e di più dolce che il vedere fra marito e moglie di vecchia data, continuate quelle premure, quelle cortesie, quegli atti d'urbanità, quelle minute e tenere dimostrazioni d'affetto che abbellirono il primo periodo della loro vita in due. E la casa, il nido, rispecchi sempre, per opera della donna, l' accordo, la serenità, la freschezza inalterabile dei cuori. Sentite in che modo delicato e commovente madame Rostand, che vi citavo dianzi come esempio di moglie, esprime il proposito di conservare intatto il suo prezioso tesoro d' amore attraverso la fuga degli anni e le offese del tempo:

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