Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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ATTRAVERSO L'ATLANTICO IN PALLONE

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Salgari, Emilio 1 occorrenze

Se l'irlandese avesse pensato, in quel supremo istante, che il Washington, scaricato di quel doppio peso, si sarebbe rapidamente innalzato a grande altezza, abbandonandoli tutt'e due in mezzo all'immenso oceano e rendendo assolutamente impossibile qualunque soccorso da parte dell'ingegnere, forse si sarebbe arrestato, abbandonando il povero negro alla sua sorte, ma era ormai troppo tardi per porvi rimedio. Quei due uomini, a meno di un miracolo, erano condannati a morire. Presto o tardi, l'Atlantico li avrebbe inghiottiti e trascinati nei suoi immensi baratri. Piombato tra i flutti, trascinato a fondo dal proprio peso e quantunque stordito da quella caduta di oltre trenta metri, O'Donnell con un vigoroso colpo di tallone risalì in superficie. Guardò in aria, non vide che le stelle brillare sul fondo cupo del cielo. Del pallone nessuna traccia! "Temo di aver commesso una grave pazzia, che forse mi costerà la pelle" mormorò sospirando. "Bah! Infine ero votato alla morte ... ! Consolato da questa riflessione, si mise a nuotare vigorosamente, girando lo sguardo. A pochi metri scorse qualche cosa di nero che si dibatteva a fior d'acqua. "Simone!" gridò. Una risata gli giunse alle orecchie. "Il bagno non gli ha fatto bene." disse O'Donnell. "Cerchiamo di salvarlo, poi accadrà quello che dovrà accadere" Si diresse da quella parte e raggiunse il negro, che si dibatteva come il diavolo nella pila dell'acqua benedetta. L'istinto della conservazione sopravviveva nel pazzo? Bisognava crederlo, poiché quel giovanotto lottava contro l'acqua che cercava di affogarlo. L'irlandese con poche bracciate lo raggiunse e lo afferrò per le ascelle, dicendogli: "Non commettere delle imprudenze, se non vuoi che l'oceano ti inghiotta. Appoggiati alle mie spalle, amico mio: sono robusto e un forte nuotatore, e per qualche tempo potremo reggerci." Il pazzo, invece di obbedire, gli sfuggì, si volse rapidamente e lo afferrò per il collo, stringendolo in modo da togliergli il respiro, mentre gli rinserrava le gambe fra le proprie. "Per mille corna di Belzebù, giù le zampe!" gridò l'irlandese, cercando di sottrarsi a quella terribile stretta. "Vuoi affogarmi?" Il negro proruppe in uno scroscio di risa, e invece di abbandonarlo, gli si aggrappò addosso con suprema energia: era invaso da quella paura che più non ragiona e che invade le persone prossime ad affogare, o voleva trascinare il suo salvatore negli abissi marini? L'irlandese atterrito, pallido per l'emozione, cominciava a pentirsi di essersi precipitato in mare per salvare un pazzo. Cercò di liberarsi da quelle mani che lo strangolavano e da quelle gambe che paralizzavano i suoi movimenti, facendolo affondare, ma pareva che il negro possedesse, in quel momento, una forza straordinaria. "Giù le zampe, Simone!" urlò con voce strozzata. "Giù, o ... " La frase gli fu troncata da un'onda che lo coperse, riempiendogli la bocca d'acqua amara e salata. Sprofondò, ma con uno sforzo disperato riuscì a liberare le gambe e a rimontare alla superficie, trascinando seco il pazzo, che non voleva abbandonarlo. "Lasciami!" rantolò. Il negro continuò a stringere, facendo balzi disordinati per trascinarlo sott'acqua. Alzò il pugno e percosse quel disgraziato sul viso, ma inutilmente: quelle mani non lo abbandonavano, anzi gli conficcavano le unghie nel collo. "Ah! Non vuoi lasciarmi?" disse l'irlandese. "Ebbene, muori tu solo!" Allora, fra quell'oscurità, in mezzo a quelle onde che a volta a volta coprivano i due uomini, s'impegnò una lotta suprema. Il negro resisteva con disperata energia e faceva udire, di tratto in tratto, i suoi scoppi di risa; l'irlandese cercava di liberarsi da quelle strette mortali e lo tempestava di pugni per stordirlo, emettendo grida sempre più rauche, più strozzate. Scendevano, risalivano a galla, si rotolavano fra le onde, si mordevano, urlavano. O'Donnell, già strozzato per tre quarti, si sentiva venir meno le forze, i suoi occhi non scorgevano più l'avversario se non attraverso una nebbia, e si sentiva trascinare negli abissi misteriosi dell'Atlantico, aperti sotto di lui. Con un supremo sforzo trascinò ancora il negro alla superficie, poi si lasciò andare nuovamente a picco. A un tratto si sentì urtare bruscamente e quasi strappare l'epidermide da un corpo ruvido, e gli parve di udire, fra le onde che lo inghiottivano, un grido orribile. Quasi subito sentì allentarsi la stretta e si trovò libero. Senza perdere tempo rimontò a galla, girando all'intorno uno sguardo smarrito. A tre passi vide sorgere bruscamente una forma nera, girare su se stessa un istante, poi sparire. Mandò un grido d'orrore: quella forma nera era un tronco umano, che pareva fosse stato tagliato a metà da una gigantesca forbice. Allora si ricordò dell'urto, dello sfregamento e del grido udito sotto le onde e comprese tutto. Uno squalo aveva tagliato in due il disgraziato Simone. L'irlandese era coraggioso: lo si è già visto alla prova, ma nel ritrovarsi da solo in mezzo all'oceano, forse spiato dai pesce-cani con dinanzi agli occhi l'orribile fine del negro, credette di impazzire per lo spavento. Rimase parecchi istanti immobile, come istupidito, livido, agghiacciato dal terrore, non osando fare il più lieve movimento per paura di attirare gli squali e raggrinzando le gambe, per timore di sentirsele mozzare da un istante all'altro. Una lontana detonazione, che pareva scendesse dal cielo, lo strappò da quell'immobilità, che a poco a poco lo trascinava sotto le onde. "Mister Kelly ... " mormorò. "Ah! Se sapesse in quale situazione mi trovo ... !" Alzò gli occhi e guardò in aria, ma non riuscì a scorgere l'aerostato. Attese alcuni minuti in preda a una tremenda ansietà, poi verso il sud, a una distanza di due miglia vide brillare a grande altezza una striscia luminosa, poi udì un'altra lontana detonazione. "Vi comprendo," disse, "mi segnalate la vostra direzione, ma non posso rispondervi e nemmeno raggiungervi. A quale altezza si troverà il Washington? Questo doppio capitombolo lo pagheremo forse caro." Abbassò gli occhi sul mare, e gli sembrò di vedere qualche cosa di nero agitarsi in mezzo alla spuma di un'onda. "Che cosa può essere?" si chiese. "Che Mister Kelly, nel momento che il pallone si alzava, ci abbia gettato degli oggetti galleggianti? Ho veduto dei salvagente fra le casse della scialuppa. Orsù, non debbo rimanere qui in eterno: se i pesce-cani mi spiano, possono tagliarmi in due anche qui." Rabbrividì a quel pensiero, pure si fece animo e si diresse, procurando di non far rumore, verso quell'oggetto che le onde trastullavano. In pochi istanti lo raggiunse e lo ghermì strettamente. "Non mi ero ingannato!" mormorò, respirando più liberamente. "Grazie, Mister Kelly, di aver pensato a me ! " L'oggetto che aveva afferrato era uno di quei grandi cerchi di sughero, avvolti in tela grossa e robusta e che le navi usano portare attaccati alle murate, per gettarli ai marinai o ai passeggeri che cadono accidentalmente in mare. Sorreggono comodamente una persona per quanto sia pesante, mantenendola a galla anche in mezzo alle più grandi ondate. Ma se l'ingegnere aveva pensato a dare un punto d'appoggio ai due naufraghi, non aveva dimenticato di fornirli di mezzi di difesa contro i formidabili assalti dei mostri marini. Infatti, O'Donnell trovò appesi al salvagente due lunghi e affilati coltelli, due di quei bowie-knives usati dagli americani del Nord. "Se gli squali vorranno mangiarmi, avranno un osso duro da rodere." disse l'irlandese, passandosi le armi nella cintola. "Orsù, in viaggio, e cerchiamo di seguire il pallone." Si passò il salvagente sotto le ascelle e, meravigliosamente sorretto da quell'anello di sughero, si spinse verso il sud, gettando però degli sguardi inquieti sulle acque circostanti e fermandosi di tratto in tratto ad ascoltare se qualche mostro lo seguiva. Le detonazioni erano cessate, ma ormai sapeva che l'aerostato si trovava verso il sud, e ciò gli bastava. Era certo che in quel momento l'ingegnere stava sacrificando il suo gas per discendere verso la superfìcie dell'oceano. Aveva percorso circa seicento metri, quando vide verso il sud, ma quasi a fior d'acqua, balenare un lampo, e poco dopo intese una debole detonazione. "To'!" esclamò. "Che vi sia una nave laggiù, o che l'ingegnere sia già disceso?" Si arrestò, guardando attentamente in quella direzione, e gli parve di distinguere, sul fondo azzurro del cielo, che cominciava a tingersi dei primi riflessi dell'aurora, una massa oscura sospesa a breve distanza dalla superficie dell'oceano. "Dev'essere il Washington" mormorò. "Quale salasso avrà dovuto fare ai palloni Mister Kelly per abbassarsi così presto! Fortunatamente c'è la riserva nei cilindri e la zavorra è ancora abbondante. Dannato polipo! E stato la causa di tutte le nostre disgrazie e della fine orribile del povero Simone. Per mille merluzzi! Sento gelarmi il sangue quando penso a quel tronco umano che ho visto sollevarsi sulle onde e quel ... " S'arrestò bruscamente, girando intorno lo sguardo spaurito. Gli era sembrato di sentire un rauco sospiro e un tonfo sordo. "Qualche pesce-cane?" mormorò battendo i denti. "Che sia destinato anch'io ad avere per tomba lo stomaco di uno squalo? Ventre di balena! C'è da impazzire, anche senza essere paurosi." Stette in ascolto parecchi minuti, trattenendo perfino il respiro: ma non udì più nulla. Credendo di essersi ingannato, riprese le mosse verso il sud, nella cui direzione cominciava già a scorgere il Washington che pareva ancorato a breve distanza dalla superficie dell'oceano. L'onda larga, investendolo e coprendolo di spuma, lo stancava, paralizzandogli le forze, che cominciavano ad esaurirsi. Si sentiva le estremità irrigidirsi a poco a poco e provava una grande oppressione al petto, che gli rendeva penoso il respiro. Tuttavia, la paura di venire assalito da qualche torma di squali affamati, lontano dall'aerostato, lo spingeva a tirare innanzi senza prendere riposo. Il Washington spiccava ora nettamente sul fondo madreperlaceo dell'orizzonte, avvicinandosi rapidamente l'alba, ma pareva che la distanza non scemasse mai. Per maggior disgrazia, la paura invadeva poco a poco il disgraziato irlandese, il quale credeva di udire dietro di sé i rauchi sospiri dei mostri marini e temeva che s'avvicinassero sott'acqua. Allora ripiegava le gambe e si arrestava in preda a un'angoscia indescrivibile, impallidiva come un morto e, malgrado il freddo che quel bagno prolungato gli procurava, si sentiva scendere sulla fronte grosse gocce di sudore. "Arriverò vivo al Washington o lascerò le mie gambe in quest'oceano?" si chiedeva ad ogni istante, con terribile perplessità. Alle cinque il sole apparve bruscamente sull'orizzonte, inondando l'oceano di raggi abbaglianti. O'Donnell respirò e salutò l'astro con un vero e proprio grido di gioia. "Almeno potrò vedere qualcosa e scorgere forse a tempo gli squali." disse. Guardò verso il sud. L'aerostato non era lontano che un miglio, e nella navicella scorgeva l'ingegnere, il quale alzava le braccia come per incoraggiarlo a fare presto. Raddoppiò gli sforzi e avanzò in quella direzione, respirando a grande fatica. Ma, percorsi tre o quattrocento metri, si arrestò con i capelli irti e il viso sconvolto da un'inesprimibile angoscia. A venti passi aveva scorto un punto nerastro emergere dalle onde e poi una larga pinna natatoria, che era subito scomparsa. "Gran Dio!" esclamò. "Ecco il nemico!" Abbandonò il salvagente, impugnò il bowie-knife e si tuffò. L'acqua era limpida, e si poteva scorgere, a grande profondità, un pesce di grosse dimensioni. Guardò a destra e a sinistra e vide una grande ombra che pareva s'immergesse venti o trenta metri più lontano. La seguì con gli occhi smarriti finché poté, poi tornò in superficie, aggrappandosi al salvagente. Non vide nulla. Aveva scambiato qualche grosso delfino con uno squalo, o lo squalo non l'aveva ancora visto? Si sa che questi terribili mostri, specialmente i tintoreas ci vedono assai male, e poteva darsi che il mostro che si trovava in quelle acque non avesse scorto la preda umana. O'Donnell rimase parecchi minuti immobile, con gli orecchi tesi e gli occhi ben aperti, poi si decise a riprendere il faticoso esercizio. Comprendeva che ormai la sua salvezza non dipendeva che dalla sua rapidità, perché lo squalo non avrebbe tardato a scoprirlo. Fece un ultimo e disperato appello alle proprie forze e si spinse innanzi con la maggior velocità possibile, ma procurando, nello stesso tempo, di non far rumore. Alle sei non era che a cento passi dal Washington, il quale si trovava trattenuto dalle due àncore a soli sessanta metri dalla superficie dell'oceano. L'ingegnere aveva calato le guide-ropes, alle cui estremità pendeva l'ancorotto a patte, che non era stato più staccato dopo l'abbordaggio con la nave dei morti. "Coraggio, O'Donnell!" gli gridò Kelly. "Ancora uno sforzo e siete salvo." "Vengo, Mister Kelly." rispose l'irlandese che era esausto. "Ma dov'è Simone? È morto ... ?" "Mor ... to." rispose O'Donnell, rabbrividendo. "Forse che ... " L'ingegnere si era bruscamente interrotto, gettando un grido di terrore.

Il maleficio occulto

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Zuccoli, Luciano 1 occorrenze

Apersi gli occhi, guardai: era innanzi allo specchio e si scioglieva i capelli, abbandonandoli giù per le spalle come un torrente d'oro. Nello specchio mi vide, e disse con voce spenta: - Perdonami: ho male alla testa; non posso reggere questo peso... E tu? Sarai malato anche tu? Ella mi stava di fronte, magnifica d'eleganza e di sveltezza giovanile.... Era costei, che il barone Lorenzo voleva per sé! Egli intendeva farsene uno stromento di ricchezza e di piacere; possederla come uomo, e profonderne gli averi per la sua insaziabile passione del giuoco.... Mentr'ella si chinava sollecita verso di me, ripetendo: "E tu? Sei malato?" io l'allontanai con la mano, freddamente, senza rispondere..... - Che hai? - domandò Clara stupita. - Che t'ho fatto? - Nulla, nulla, perdonami tu pure! - io dissi. - Non sono malato; sono orribilmente nervoso..... La donna restò a guardarmi, senza muoversi. Io sentiva dal cuore salire e prorompere un'ira, una gelosia, un rancore selvaggio; e in silenzio mi dibattevo contro questi sentimenti inaspettati e indomabili..... Poscia, dovetti cedere: mi levai quasi di scatto, presi la donna per mano e la condussi allo specchio. - Guàrdati! - dissi. - Ebbene? - ella domandò senza comprendere. - Non sei bella? - ripetei. - Non senti d'esser bella?.... - Oh! - esclamò la giovane, quasi offesa. - Che cosa pensi in questo momento così doloroso? - Sì, in questo momento così doloroso, - ripetei, - è strano! In questo momento così tragico, si risveglia nel mio cuore un odio senza nome per te..... Guàrdati nello specchio, guàrdati dunque, guarda il tuo volto, guarda il tuo collo, il seno, le braccia, i capelli, guàrdati la bocca.... E aggiunsi sottovoce: - A chi volevi darti, tu? Clara liberò la mano bruscamente e s'allontanò dallo specchio, senza dir parola. - Non ho il diritto d'odiarti, in questo momento così tragico? - seguitai. - Ora più che mai, perché ora vivo lontano, tra gli avvenimenti di tre anni or sono, e ho vista, ho penetrata l'anima di colui che ti vuole, di colui al quale stai per darti!... Non lo negare.... Sarai sua sua: tu, così bella, sarai sua!..... - No; no, no! - interruppe Clara, tornandomi vicina. - Non lo dire più! Qualunque cosa, piuttosto che questo matrimonio! Mi dà i brividi, mi fa orrore..... - Sarai sua, - ripetevo per torturarla, per torturare anche me. - Non te ne puoi liberare; è impossibile dirgli ciò che pensiamo di lui.... - Farò qualunque cosa, te lo giuro, - esclamò la donna, - ma saprò liberarmene! - Ed egli sopporterà qualunque cosa da te, - insistetti. - Ma non vedi, non vedi che sei troppo bella per potere abbandonarti; non capisci che si soffre qualunque cosa, pur di averti? Su guàrdati, dunque! Cerca di comprendere; pensa al nostro passato; ricòrdati ciò che ho fatto io.... Questa medesima notte non ti dice nulla?.... Non commetto una follìa, ora, qui, in casa tua, chiuso con te, mentre tutti lo sanno? E che cosa vuoi tu fare contro di lui? Vuoi accusarlo? Vuoi dirgli ch'egli lasciò uccidere una donna, la quale egli doveva difendere? Vuoi dirgli ch'egli desidera prima le tue ricchezze e poi te? Come potrai trovare tutto questo, se io stesso non oso, io che lo odio con tutta la potenza del mio cuore e del mio cervello? Devi tacere, devi darti a lui: è troppo tardi; non gli sfuggi più.... Se anche non ti ama, ha bisogno del tuo denaro.... Sì, la frase è brutale, ma mi piace, perché è vera!.... E pel bisogno di denaro, se non per concupiscenza di te, egli è pronto a soffrire qualunque cosa.... Non vedi come s'è adattato alla mia intimità, come mi accoglie, come mi sorride, come m'invita?..... Io sono il pedaggio: per giungere a te e al danaro, bisogna soffrire la mia presenza..... Ed egli ha capito, obbedisce, s'è fatto piccolo.... Ah che cosa puoi contro simile uomo? Di', che cosa puoi?..... E ciò dicendo, le afferrai le mani, la scrutai negli occhi, quasi per costringerla a meditare, per rapirle un'idea..... - Ci penserò, -.- ella rispose, mentre le lagrime le scendevano per le guance pallide. - Mi ucciderò, piuttosto.... Ma dimmi: tu che cosa sai di lui?.... Di che l'accusi? - E' vero, mormorai. - Di che l'accuso? Non si vede ancora abbastanza..... Sedetti, e con la testa fra le mani, guardando nel vuoto, raccolsi il pensiero, mentre Clara aspettava in piedi. - E' strano, - dissi lentamente. - Codesta figura è inafferrabile: ora l'ho viva e chiara innanzi agli occhi, ora si annebbia e mi sfugge, com'è sfuggita a tutti, ai giudici, al pubblico, a tutti. No, io non l'accuso di complicità materale; e nemmeno l'accuso d'aver voluta e preparata la morte di sua moglie; e nemmeno l'accuso d'aver intuito sicuramente ciò che stava per avvenire. Ma egli desiderava che ciò avvenisse, e ha lasciato crescere di giorno in giorno la possibilità, se non la probabilità, del fatto.... Mi rivolsi a Clara direttamente. - Egli è un giuocatore, capisci? Ha la psicologia del giuocatore, ed ha giuocato una carta. Ha, per così dire, lasciato aperto l'uscio alla fortuna; non è colpa sua se pel momento la fortuna era rappresentata dal delitto....... d'un altro! Egli aveva bisogno d'essere libero, poiché la donna da lui sposata non cedeva alle pretensioni di danaro; la morte di lei significava il largo, incontrastato possesso d'ogni bene: egli si è augurata la morte della donna, e, non osando uccidere, si è guardato dal difenderla contro un pericolo. - Ma tutto ciò è mille volte più orribile dell'assassinio! - esclamò la giovane, con una smorfia di disgusto. - E cotesto pericolo c'era, esisteva? - seguitai. - Sì, è indubitabile: la solitudine della villa e la sua postura a pochi chilometri dal confine svizzero; l'audacia del ladro, la quale cresceva col crescere dei sospetti, la condizione disperata di lui, per la quale o perdeva o vinceva tutto in un colpo; quel medesimo furto dell'anello, commesso nella camera della baronessa, la soglia della qual camera non incuteva dunque al ladro nè paura nè rispetto...., Queste erano minacce gravi e continue: supponendo anche l'assurdo, supponendo il barone ben lontano dall'imaginare chi fosse il ladro, in ogni caso non era obbligo suo di rimanere presso la moglie? Qual'è l'uomo che abbandona una creatura debole in condizioni simili, di giorno e di notte? - Sì, sì - interruppe Clara - sì, è certo, hai ragione: egli ha desiderato di ucciderla! L'ha data in balìa ad altri, a un'altr'uomo, a un bruto, perché la finisse!...... Oh! ma non trovo parole per costui: è un rettile. E' peggio, peggio, peggio dell'assassino che hanno condannato all'ergastolo!..... Agitata, convulsa, con un singhiozzo violento che pareva romperle il petto, ella si lasciò cader sul divano, portando le mani fredde alle tempie brucianti; i capelli d'oro le fluivano giù per il fianco, ed ella s'inchinò lievemente, si distese quant'era lunga. - E' il tuo sposo di domani, costui! - dissi. Ah! ma finiscila! - rispose Clara con violenza. - Non mi vedrà più! Sii buono, finiscila, non impaurirmi ancora! Vedendo ch'ella rabbrividiva di freddo o di terrore, presi dal divano la mantiglia e l'avvolsi attorno al busto della giovane, stringendomela fra le braccia. E' l'odio che mi rende implacabile e cattivo - spiegai sommessamente. Io odio cotesto uomo, non solo pel male ch'egli meditava di fare a te, ma anche pel delitto che ha commesso contro l'altra infelice. La quale era bella, m'hanno detto, e gentile e dolce e desiderosa d'amore. Ah, sa scegliere le sue vittime, con un gusto che par ferocia, colui!... Ma dimmi, Clara: tu ignoravi ch'egli giocasse? - Ignoravo tutto, tutto! - esclamò Clara. - Qui a Firenze, come a Milano, come dovunque, è molto stimato.... - A Milano, però si conosce la sua passione senza freno, - osservai. - A Milano io non abito; e d'altra parte, una donna sa sempre ben poco: voi conoscete molte cose, avete il passaggio in ogni luogo; una donna è schiava, al vostro confronto. Tu stesso, che avresti osato dirmi, se.... se non ne avessi il diritto pel nostro passato? - E' vero, - mormorai. - Il mio amore ti ha fatto un po' di bene..... Clara si tolse alla mia stretta, indovinando ch'io stava per coprirle il volto di baci; e rispose: - Ti devo una gratitudine infinita....... Io scrollai le spalle, sorridendo con amarezza, e la lasciai. - Non ti basta, è vero? - continuò la giovane. - Devo essere tua, anche non amandoti più? Non credere ch'io voglia tormentarti con queste parole: ho per te un'affezione profonda; ma è un'affezione come per un fratello.... Ciò che si chiama amore, è svanito. Io ascoltavo, sentendo di non poter nulla rispondere; e poiché stava silenzioso, pallido, a testa bassa, Clara, dopo un lampo d'esitazione, aggiunse con voce sommessa: - Vieni qui..... Io mi avvicinai. - Mi vuoi? - ella seguitò sottovoce. - Se posso darti un po' di gioia, ebbene, prendimi! Non voglio vederti soffrire. - Mi ami? - domandai, chinandomi verso la giovane. - No, - ella rispose nettamente. - Ti voglio molto bene: l'ho detto. La guardai: lo sguardo diritto dei grandi occhi grigi e limpidi era sincero. Mi levai quasi con un balzo. - Non pensiamoci - dissi, scuotendo la testa. - Se non mi ami, sarai di marmo!.... Nel lungo silenzio che seguì, rimasi in piedi, addossato alla specchiera, fissando quell'amante morta. Pareva morta anche fisicamente, così stesa e senza moto, a occhi aperti. Ella non pensava già più alle sue parole: riviveva forse il dramma che io le avevo narrato; e per non soffrire oltre, io che soffriva atrocemente per le parole vere uscite dalla bocca indimenticabile, mi sforzai d'imitar la donna e di ripensare a colui che poteva ancora farla sua. - Capisci l'uomo? - dissi improvvisamente. - Da quando t'ha incontrata qui a Firenze, non giuoca più. Sa vincersi; e perciò è temibile. Non giuoca; ma domandagli che ha fatto delle sue terre, e d'una casa a Milano, e d'una villa in Val Malenco. Sfumate come la nebbia, a colpi di macao o di faraone. Domandagli se conosce Montecarlo, e la jetée di Nizza, e il Casino di Vichy. - Montecarlo? - interruppe Clara. - Ne parlavamo alcune sere addietro; mi disse che non c'era mai stato. - L'ipocrita! -.... e che giuocava a domino, qualche volta, e che s'addormentava subito. A domino è probabile: mi ci addormento io pure. Ma dovresti farti spiegare il trente-et-quarante, o la roulette. Insomma non dirà nulla. Questo è il suo corredo di nozze: lo tiene in serbo per fartene una sorpresa più tardi, - Mai, mai, mai! - ripetè la giovane, levandosi in piedi e ravviandosi i capelli. - Bada: è un lottatore formidabile. Conosce tutte le arti. - Clara alzò le spalle. - Ci penserò - disse. - Non dubitarne: difendo la mia vita. - Oh, a lui basterebbe la tua borsa! - conclusi. - Va; sono stanca: reggo appena, - mormorò Clara. - E' quasi l'alba.... Mi accompagnò alla portai, ne girò la chiave, l'aperse. Quando fummo ambedue sulla soglia, mi guardò in faccia. - Ti ringrazio? - domandò con un sorriso breve. E innanzi che io avessi potuto rispondere, la sua bocca era congiunta alla mia...... - Poiché sono di marmo, - ella disse maliziosamente,questo non ti fa male..... Rinchiuse la porta, scomparve, e il suo passo si spense..

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