A Nennele. Io non ci sono poi a colazione. Non voglio trovarmi col signor Precettore.
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A Giulia.
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A Tommy.
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Vado a parlare a tuo padre.
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Ho conosciuto quella signora due anni fa, quando venni a Ginevra per la gara del Tennis. Una riunione a invito sceltissima. Essa stava in prima fila circondata dal fiore della gioventù sportiva.
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Cerco di bastare a me stesso. La legge della vita è di non campare a spese altrui. Nè dei vivi, nè dei morti.
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A Giovanni.
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Domanda a Max, domanda a Max.
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A Tommy.
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A Giovanni.
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Non domando a te!
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A Massimo e Tommy.
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a Massimo.
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a Massimo.
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A me.
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Oh a quel patto! Lo dirai tu a Nennele.
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A Giulia.
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A far che?
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A Nennele.
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A Giulia accennando a Giovanni.
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A Helmer.
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a Nennele.
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Ti piace a te?
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A Helmer.
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A lei.
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piano a Giulia.
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A Giulia.
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a Tommy.
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Oh a nulla. A soffrire un po' di più. Mammà lo sapeva?
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Lo pensavi già da principio, di', che non avresti durato a quel lavoro? Fino da quando hai detto a Massimo che lo accettavi?
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Stamattina, mi ha tolto il governo della casa, per darlo a mammà! Mi fa sorridere, pensare che ti racconto... Sono tanto lontana da questo. Me lo ha tolto.... e non glie ne faccio rimprovero, ma poi, subito è venuto quasi a scusarsi, e a dirmi piano che sorvegliassi ancora! ... Eh! Eh! Eh!
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A pranzo hai mangiato. Discorrevi. Quando Massimo stava per andarsene, hai celiato sulla gita che faremo domenica a Chamonix. Hai parlato a mammà con tanta dolcezza. Ne ero così contento! Non ti sentivi nulla allora....
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Si dice un no a quel modo? A tuo padre? Guarda che tono, madamigella! No! E io dico di sì. Andiamo.
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Prende la lampada, va a chiudere a chiave la porta comune e poi va precipitoso, in camera di Nennele. NENNELE rimane rigida presso la tavola.
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Oh, a me no. Gaspare m'è entrato in camera stamattina vestito di un tout-de-même, a scacchi, del mio spoglio dell'anno passato.... e colle scarpe gialle. Eppure.... L'hai veduto?
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a Nennele.
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A Tommy.
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va a scrivere la ricevuta, poi la consegna a Giulia.
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Guardate che a momenti sarà qui Massimo. Dev'essere arrivato stamattina, e farà viaggio con noi, ben inteso. So che non è nelle vostre grazie, e nemmeno in quelle di Nennele. E si capisce. Ho già detto a Nennele quello che le spetta e dico a voi che non ammetto arie.
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A Tommy.
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a Nennele.
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a Nennele.
Pagina 59
a Giovanni.
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a Giovanni.
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A Tommy.
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A quest'ora ha già messo a macerare il suo cinquantesimo Monte Bianco di cotone entro il cinquantesimo lago d'anice.
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A me? Tutt'altro. Che ci stanno a fare le carrozze in piazza?
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Un mostricciattolo moccicoso a sedici anni. E Gastone appare. Io stendo il mio Ollendor sulla tavola e faccio per cominciare. E la madre si mette a sedere a canto al figliuolo e mi pianta gli occhi in faccia come per sconcertarmi. Io comincio a dire una proposizione in francese, la traduco in inglese e la faccio ripetere a Gastone. Ma quella! Quella voleva la grammatica, le regole, le definizioni. Una tortura. Ho misurato d'un tratto l'abisso della mia ignoranza. Sai cosa mi ha trattenuto dal fuggire? L'idea della scala buia, che non si può scendere correndo. Non c'era altro che lasciarla dire e seguitare intrepida: il temperino del mio maestro, il cappello della zia, l'ombrello del mio vicino....
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a Nennele.
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A Nennele.
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