giorni sul nostro fronte i presidi delle trincee. L’insolita attività che l’avversario va ora manifestando con fuochi di artiglieria, fucileria e
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e la tenace resistenza delle nostre truppe nella difensiva decidono ovunque tali scontri in nostro favore.
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Nel settore di Tolmino un nostro reparto era riuscito con attacco di viva forza ad impadronirsi d’un tratto di trinceramenti nemici sulla collina di
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Nella passata notte un nostro dirigibile, lottando, contro forti correnti aeree, riuscì a portarsi sul Carso dove bombardò una colonna di truppa e
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Nell’alto Cordevole, ieri, un nostro riparto della brigata «Reggio» in un magnifico sbalzo, superò ed oltrepassò le difese avversarie di cima Sief
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conseguire altro risultato, all’infuori del lieve ripiegamento di un nostro posto avanzato, troppo esposto al tiro delle sue batterie.
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nostro primo padre Adamo, p’èssese fatto straportà’ dda la góla, fece quela gran buggiarata che nun abbastò cche la pagassi cara salata lui sortanto; ma
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nostro differisca in qualche regola da quelli delle altre provincie. Cosa che io non credo. In ogni modo è giuoco di adulti e sebbene questa raccolta
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fianchi. Sibbè’ che un proverbio antico nostro dichi: "Carne inzaccata, Mar giudicata". Si la donna gravida magna assai minestra, farà un fijo co’ la
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ebraiche — dice il chiaro prof. Morandi — significa elemosina; la seconda (mizvà), a cui è stato appiccicato il nostro articolo la, significa precetto
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sparisce e’ llatte. Avviso a le donne che allèveno! Un proverbio nostro dice: "E’ llatte vié’ ppe’ le minèstre, E nô ppe’ le finestre". Vorebbe ciovè
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facendosi loro incontro, cantano: "O mio bbel castello, Marcondìrondirondà". E gli altri fanciulli, in coro: "È ppiù bbello el nostro, Marcondìrondirondà
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, presempio, dice: "Oggi ch’è ’r primo Vennardì dde Marzo, Se va a Ssan Pietro a ppija er maritòzzo; Ché ccé lo pagherà ’r nostro regazzo". E dde ’sti
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cèsso. 42. L’oliva. 43. Il silenzio. 44. Le ruote della carrozza. 45. Albero di cerase. 46. L’ago. 47. Il nostro simile. 48. Lo specchio. 49. La testa
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raggione; er morto se l’era sempre meritato. Un proverbio nostro, infatti, dice: "Nun dite pover’ômo a cchi mmôre ammazzato; Perchè si ha ffatto er danno l
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abbozzo di studio ed una traccia per chi voglia seguire lo svolgersi del popolo nostro. Roma, dicembre 1907.
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