XXIII legislatura – Tornata del 10 febbraio 1910
Quel telegramma che l'illustre mio collega volle, nel darne comunicazione all'Assemblea da lui tanto degnamente presieduta, accompagnare con parole
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(I ministri e tutti i deputati sorgono in piedi, e salutano con vivissimi, unanimi e prolungati applausi le parole del Presidente)
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Obbedendo al medesimo sentimento, oggi il Governo si associa alle alte e sentite parole dell'illustre nostro Presidente, ed alla manifestazione
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nobilissima, con concordia di sentimenti e di pensiero, se non ricordando le parole che il 21 marzo 1890, in giorno penoso per lui e per tutti, rivolgeva ai
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Fradeletto. Le parole commosse proferite dall'illustre Presidente della Camera hanno rievocato le care ed elette figure di colleghi dolorosamente
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Non aggiungerò parole a quelle bellissime ed affettuosissime che sono state pronunciate
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respinta dalla Camera, chiese al Presidente di ritirarla con queste fatidiche parole:
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Parole fatidiche queste. Perchè oggi noi, dopo vent'otto anni, abbiamo già molte leggi sociali votate ed altre formano programma di governo.
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Andrea Costa fu lottatore più fuori che dentro la Camera, più uomo di azione che di parole. Così, ad esempio, nei disastri nazionali si trovò sempre
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lunghi anni, suo deputato nel Parlamento, mi associo anche a nome dei colleghi alle parole di compianto affettuoso che da tante parti della Camera, dopo
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Andrea Costa, con i fatti e non colle parole, ci offre l'insegnamento più alto e più suggestivo. La vita moderna non consente negazioni storiche, ma
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De Benedictis. Consentite che io faccia eco alle nobili parole pronunziate dall'illustre nostro Presidente e dall'onorevole Cernili, per l'onorevole
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ed ebbe a confermarglielo, quest'affetto e quest'onore possono scusare, in questo momento, le mie parole, mentre rendono, per me, doveroso il saluto
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Sonnino Sidney, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Mi associo di cuore, in nome del Governo, alle nobili parole di cordoglio
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di Angelo Majorana, più che con le parole ci uniamo col cuore agli elogi, fatti per onorarne la memoria e ci inchiniamo riverenti alle loro tombe
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