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maestro venerato ed acclamato, anche se non seguito, da tutti i cattolici di azione ortodossamente democratici e popolareschi. A Rimini, dove lo aveva
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Ma non molto migliore era stata. la sorte di Giuseppe Toniolo. Il suo programma di azione sociale cristiana fu anzi tanto più duramente colpito in
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volontà di compimento del proprio ufficio scientifico, ma non offrono nulla di particolarmente notevole nella storia della scienza. E il suo lavoro di
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sociale cristiana, così numerosa e fiorente fra i cattolici delle varie nazioni sotto Leone XIII, pensò ed insegnò che l'economia non è che una
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che la sua scienza è appunto una astrazione, non si limitava a cercare fatti e formule economiche, né a stabilire il metodo e i limiti della propria
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non è riuscita mai a fissar chiaramente i suoi metodi e le sue pretese; ed è, quindi, alogicità e confusione. Né filosofo fu o pretese di essere il
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mondo egli era irreparabilmente diviso dalla sua fede. Egli non vide nel socialismo un momento dialettico delle rivendicazioni che, iniziatesi nel
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Evo ed alla Chiesa cattolica. E nei moti sociali e proletari egli vide quindi non un processo di autoeducazione e di autonomia, del quale la
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Ma tutto per mezzo del popolo? Questo certamente no. Poiché nel pensiero del Toniolo il popolo non era a sua volta che un mezzo, uno strumento nelle
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era sempre toccata, nella Chiesa, ai movimenti mistici spontanei e profondi; la Curia vaticana ha delle ragioni che non sono le ragioni del
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estraneo al pontificato; del proletariato, questo non sapeva davvero che fare, se non in quanto si accostasse ai sacramenti, smettesse ogni orgoglio
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contro di essa il principio democratico. Questo, non se lo era aspettato. Società, nella sua presente struttura storica, essenzialmente costituita sulla
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Ma perché allora intorno al morto squittiscono i «pappagalli lusingatori?» Perché non hanno rispettato il silenzio del solitario studioso di Pisa? Se
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