Un grido di dolore
Il caso capitato a questi sacerdoti è degno di attento esame. Essi, come tanti altri loro colleghi, isolati in un seminario, assoggettati per anni ad
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, discorsi licenziosi, vagabondaggio per le città, desiderio e nostalgia della donna, del mistero vietato, della soddisfazione volgare che è a portata di mano
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; e si chiedono ansiosamente a che valga e a chi giovi il loro sacrifizio; se sia morale l'ossessione sessuale cui sono condannati.
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Un bel giorno la guerra è cessata ed essi, ripresa la tonaca ecclesiastica, hanno dovuto presentarsi al loro superiore, andare a detergere in un
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Tornare indietro, dimettersi, rientrare nelle file del laicato, rifarsi un'altra vita? Innanzi tutto, la crisi di molti non giunge a questo. Essi
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, se leggono i romanzi di Guido da Verona e vanno a teatro alla commedia francese e all'operetta e — ohimè, la carne è così fragile — hanno o hanno
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militare, abituatisi a sorridere alla giovane figlia della vivandiera od a passare a drappelli ed a coppie per le vie della città tentatrice, nelle
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, dopo un anno, a chiedere perdono, che firmare una domanda la quale chieda la abrogazione della legge del celibato ecclesiastico o una dispensa. E
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E allora a questi sacerdoti ex militari, a quelli di essi che non vogliono, come parecchi loro colleghi vanno facendo, uscire tacitamente dal
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voti, se non vogliono essere, nella vita, degli mutili e degli spostati. Se fosse il caso di scherzare, in materia così grave, si potrebbe suggerire a
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