Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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USI,COSTUMI E PREGIUDIZI DEL POPOLO DI ROMA

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Zanazzo, Giggi 47 occorrenze

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ad una terza e così via via. Con questo giochetto — dice il Belli, in una nota de’ suoi Sonetti — quando a piazza Navona eravi il mercato, un cocomero

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Nicolò: Nicolò le bbutta via, Gnavo gnavo, frusta via!". A misura che il giuoco progredisce si fa più rapido e animato; finchè, giunti al gnavo gravo

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un’oretta e ppoi fàtejece li lavativi. Quell’acqua je porta via er calore, e je rènne ubbidiente er corpo. Le femmine speciarmente soffreno ppiù de

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, funari e granarole. Queste, stando sedute fuori dei granai o presso l’anfiteatro Flavio, o in via di santa Prassede o altrove, mentre sceglievano il

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primo giocatore, passa il diritto al secondo, e così via via.

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portà vvia. Girerò, ggirerò La ppiù bbella me caperò". E se ne sceglie una a piacimento, poi un’altra, un’altra e così via via. Mentre la mamma va

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adesso Via de li Zìngheri.

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. — Tienétele pe’ vvoi, ecc. — Je farò le scarpe de séta, ecc. Così via via, fino a tanto che gli ambasciatori sono invitati a prendersi la ragazza da loro

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di colpire al secondo, e poi al terzo e così via via.

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uno dei suoi colleghi, questo è obbligato a prendere il suo posto; e così via via.

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aspettandone il ritorno per risospingerla ancora, e così via di seguito.

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giocatore che immediatamente lo segue e di cui il piede levato sarà sostenuto dal terzo compagno, e così via via: in modo che tutti i componenti il giuoco

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incrociate, poi la terza, la quarta, la quinta, e così via via. Ad ogni compagna che resta così incatenata, le altre le cantano in coro: "Povera Nina

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al secondo, al terzo, al quarto giocatore e così via via.

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accusì: "Petina mia, a ddigiuno stó, Co’ ddieci frati dormìto ho Sì tte dico la bbucìa Petina mia, vàttene via".

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via lattea) che quanno è ssereno, la notte, se vede in cielo in arto in arto. Dice che la Santa Casa s’arègge per aria da sé. Ma gnisuno se pô annà

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a ttera. Allora er Senatore, bbôna grazzia sua, je metteva un piede su la capoccia, oppuramente lo mannava via cor un carcio indove se sentiva mejo

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: "Santa Maria, Scurta la via, Slonga li passi Dimme si ccammina". Siconno quanto der parmo de la mano v’aresta fôra der télo che mmisurate, la persona

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glieri ho mmesso el pozzo in fresco e ho ttirato er collo a la svéntola! E ccusì via via!

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nojantri dice: "Quanno sôna l’Avemmaria, Chi sta a ccasa de ll’antri se ne vadi via". Su ’sto proverbio c’è un fattarello che si lo volete sapè

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zzompeno addosso, lo légheno, e o l’ammazzeno o sse lo porteno via.

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Se chiama accusì, perchè è una cchiesetta ciuca ciuca, che stà ccirca tre mmije lontana da Roma, su la via Appia antica. Li ’minenti e le ’minente de

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’Sto re Polacco era un re ttarmente ricco che nun ve ne dico. Dice che cciaveva un palazzo, pe’ la via de Monte Polacco, un palazzo accusì bbello

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Sérci (in faccia a la salita): Ci si aggiunge quell’"in faccia" a bella posta. Piazza Me-ne-frego-tanti: Piazza Manfredo Fanti. Via dell’Anima (defôra

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Sopre la porta Pia, sur frontone in arto che sta dde faccia a la via Venti Settembre, si cce fate caso, c’è un scherzo de pietra fatto da ll

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’Sto bbarsimo che se chiama der Sudario perché da tanti anni se vénne a Roma in via der Sudario, da un cèrto Pàperi che l’ha inventato, è una mano

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gràndole ve se n’anneranno via, ma nun ve schiopperanno nemmanco.

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purgante. De tutte le purghe, la ppiù mmèjo perché llava lo stommico, sbòtta, e pporta via ’gni cosa come la lescìa, è ll’ojo de rìggine. Quanno, sorèlla

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’aristocrazzìa, je se portaveno in forma magna, accompagnati dar sôno de la tromba, da servitori in gran riverèa... C’era una strada appositamente, via de li

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vienivve a ttrova pe’ dde filo), ve possi pijà’ ppe’ li piedi e ttirà’ in su e in giù (sempre mentre dormite, s’intenne) pe’ ffavve sbatte er core. Ito via

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teatro Pace, Valletto, el Rossini, er Pavone, er Gordoni, er Teatro Nazionale, in via Sant’ Omobbono, per annà’ a la Consolazione: er teatro de le

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Francesco, bbôna via, Per andare a ccasa mia. A ccasa mia c’è un altare, Con tre mòniche a pregare. Ce n’è una ppiù vecchiétta, Santa Bàrbera, bbénédetta!"1

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Uno dei fanciulli o fanciulle che fa da mamma, si mette a sedere; un altro destinato a sorte per via della conta s’inginocchia davanti a lui, e mette

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’ scongiuraje l’infantijoli je fa una mano santa l’acqua de Piedemarmo, che a ttempo mio se venneva a la fermacia de li Domenicani in via de

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le se ne vadi via. ‘Sto rimèdio è ttanto mai sicuro che nun passa er giorno che uno l’ha ffatto che ggià nun se senti mejo. Er giorno appresso poi pô

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le crature e dde le bbalie o dde le donne che allèveno... E accusì via discurènno.

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pigliarla prima che essa cada in terra. Chi la piglia è il primo e si sceglie il secondo; il secondo si sceglie il terzo; questo il quarto, e così via

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bbene attenta a nu’ scopà’ ccasa, perchè si unò scacciate via la furtuna.

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via da casa. C’era sempre quarche pparente o quarche amico pietoso, che ppe’ nun fa’ ssoffrì’ la famija der moribonno, cercava d’allontanalla da casa

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terra, ma la tiene nella mano sinistra, e con l’altra armata della bacchetta, la lancia via, ecc., ecc. Il chiaro prof. Morandi nella nota 11 del sonetto

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Roma. S’intenne che strada facenno s’aribbeveva a le Frattocchie, a le Capanèlle, a Ttor de mèzza via; e dda Bardinótti o a Pporta San Giuvanni, se

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domanda: Chi è questo? Il querelante risponde: Carne allesso; e il giudice, rivestito insieme della prerogativa di testimonio, riprende: Riportatelo via

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bbùtteno via? 15. Io ciò una cosa che in cammera riposa: nun fila, nun cuce, nun tèsse, e de corame se riveste. 16. Du’ lucènti, du’ pungenti, quattro

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, prima che si costruisse la nuova via Cavour, avevano la loro bottega alla Suburra. Parte di questi rimedi empirici li devo a loro; moltissimi altri

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arisponne: Quanto ve’ n’annerebbe? Oppuro: Avete sete? e via dicenno. Er giocatore deve arisponne: Quanto ve ne pare a vvoi, oppuro: Averebbe sete, ma

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, e vva via a oncia a oncia. 69. Er mèdico è ccome er boja: se paga per èsse’ ammazzati. 70. Guai, quanno l’ammalato chiede er vino! 71. È mmèjo ’na

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. Cotógno: Capo. Craparéccia: Luogo spregevole come anche chi lo abitava. Vicolo che sta in via Panisperna. Cresceccàla: Pene. Cristo-tignóso: Monte di

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