USI,COSTUMI E PREGIUDIZI DEL POPOLO DI ROMA
Tutti li riccojitori e li vennitori e le vennitrice de fravole, er 13 de giugno (festa de Sant’Antonio) faceveno una festa ch’era chiamata er trionfo
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Quasi tutti i poveri ebrei di Roma, molti anni fa, vivevano racconciando panni vecchi; e quindi andavano gridando per la città — Chi accóncia pânnii?!
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tutti inverminiti.
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L’urtimo ggiorno de Carnovale, ammalappena sonava l’Avemmaria (anticamente sparava puro er cannone), tutti quelli che sse trovaveno p’er Corso, sii a
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adesso a cchi nun pija Pasqua nu’ je se fa gnente; ma ar tempo der papa, invece, tutti quelli che nun aveveno pijato Pasqua, er 27 d’agosto, se vedeveno
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Che vviè’ a li dua de novembre, a ttempo mio, s’annaveno a vvede le rippresentazzione sagre che ffaceveno guasi tutti li cimiteri de le Confraternite
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i giocatori si prendono tutti per la mano, e girano attorno attorno alle sedie. Il capo-giuoco, nel girare, dice: — Ci-ribbì-ribbì-ribbì-ribbì-ribbì
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. Ar tempo der papa, tutti li padroni che cciaveveno carozze e ccavalli, muli e ssomari, li portaveno a ffa’ bbenedì’ tutti impimpinati attaccati a
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’antra tenuta de la Campagna romana. Quer giorno tutti li pittori de Roma s’ammascheràveno, e ppoi se n’annàveno llaggiù a ppassà’ la ggiornata alegramente
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San Venanzio. Dunque tutti li lavoranti come mmuratori, imbiancatoci, stagnari, pontaroli, eccetra, l’averebbeno da portalla.
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Prima der settanta, e ppuro quarch’anno doppo, la mmatina de la festa de San Martino, che vviè’ a li undici de novembre, guasi tutti li cornuti
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Pe’ ssapè’ chi vv’ha ffatto la fattura, ossia pe’ cconosce chi vv’ha stregato, se metteno tutti l’abbiti de la persona stregata in d’un callaro pieno
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Un certo numero di ragazzi si mettono tutti allineati, a un dato punto. Poi al segnale del capo-giuoco si pongono a correre; e colui che giunge per
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L’urtimi ggiorni de quaresima, se faceva l’ottavario der catechisimo o le ccusì ddette Missione. Er doppopranzo insinenta a ll’Avemmaria, tutti li
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sta dietro a tutti, il quale rimasto diritto, salta uno per uno i compagni, incurvandosi poi anche lui dopo l’ultimo saltato, mentre il primo alla sua
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festa de quele Madonne che stanno pe’ le strade o ssu li cantoni de le medeme; oppuramente de fa’ l’artarini improvisati in tutti l’Urioni de Roma. S
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’na bbottega, e speciarmente drento a un’osteria, pe’ ffaje disvià’ tutti l’avventori. Dunque state attenti, speciarmente in de ll’osterie de
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Co’ ’na mucchia de pezzi de sigheri, che nnojantri chiamamo: cîche, mózze, mózzóni e bberzajèri, tutti ammucchiati in diversi foji de carta straccia
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Dopo fatta la conta, tutti i giuocatori, la maggior parte donne, siedono disponendosi in fila o in circolo. Il capo-giuoco prende allora una ciavatta
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tutti, e corre a nascondersi cogli altri. I birri si mettono in cerca di loro per catturarli. Nel vedersi scoperti, i ladri si dànno a precipitosa
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Anticamente, da noi, ppiù dde tanti forni nun cé poteveno stà’; ccusì ppuro tutti li fornari nun poteveno fa’ le pagnottelle; li semmolini e li
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giocatore che immediatamente lo segue e di cui il piede levato sarà sostenuto dal terzo compagno, e così via via: in modo che tutti i componenti il giuoco
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, a ddiventà’ Madonna, a èsse odorata da tutti li cristiani, e a ffa’ ttanti miracoli! Cose der monno.
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!". "Venite tutti dal Moretto Che guarisce il mal di petto Cor un soldo che voi stendete D’ogni mal salvi sarete, ecc.".
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calor febbrile, allora tutti, quanti ce ne semo a Roma, se metteressimo a’ lletto co’ la frebbe. Un segno, qui da noi, che ne l’istate l’aria nun è
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La domenica a mmatina a ppiazza Montanara, e ppiù in là, a ppiazza Farnese e a Ccampo-de-Fiori, s’aridunaveno tutti li villani per èsse prési a
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braccia e dice: "Mi padre fa er carzolaro; Tutti li ggiorni ne fa un paro. E quanno è ’r vennardì, Pija uno str... e ffa ccusì!" e in così dire
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In questo giuoco le bambine che vi prendon parte riproducono tutti gli usi che accompagnano la nascita di un bambino. Una delle fanciulle si mette un
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S’infileno tre aghi: uno cor filo rosso, uno cor filo nero, e un antro cor filo bbianco. Poi da una persona qualunque ve li fate appuntà’ tutti e
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sano. Er cavallo, qua e llà, già incomincia a scropì’ in oro; e ddice che quanno cavallo e ppupazzo saranno diventati tutti d’oro, allora vienirà er
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nummeri bbassi e ppe’ ddiecine. Tant’è vvero, che quanno er sabbito usciva una astrazzione tutta sotto a la trentina, pe’ Roma dicemio tutti che in
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gengive ar tempo de la dentizzióne. A la medema catenèlla ce s’attacca pure un agnns-deo, che sserve a tteneje lontani tutti li malanni.
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pezzo de carta quadrata. E in der medemo tempo fateve puro imparà’ tutti li scongiuri che ddovete fa’ quanno pe’ ttredici sere in fila avete da bbuttà
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poi tutti i giocatori si sono così voltati, il giuoco è terminato.
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, un bastone, ecc. E tutti disposti in fila fanno le manovre. In questi ultimi tempi era molto in voga fare li soldati in Africa, con i relativi
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staveno sotto ar braccio de li mariti; quanno s’imbriacàveno, nun voleveno pagà’ er conto a ll’osti, e intimoriveno tutti cor fa’ li garganti e li
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’ restacce in piede manco una colonna. (Tutti s’erimio cresi accusì, insinenta a Pio IX e a Leone XIII che li 25 anni de San Pietro l’hanno passati e
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soldi frullati nel cadere in terra mostrano tutti e due le armi (ossia la figura del sovrano) allora chi li ha lanciati vince tutte le monete scommesse
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Molti fanciulli e fanciulline si prendono tutti per le mani e fanno un circolo girando in tondo e cantando: "Ggira ggira tondo Cavallo imperatóndo
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velenose che ffanno tutti quelli fiori rossi odorosi odorosi, che sse senteno odorà’ un mijo llontano, potrebbe esse che se facesse l’urtimo sonno
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Ultimo attore superstite delle feste popolari della vecchia Roma. Il Belli in una nota de’ suoi sonetti, così ne scrive "Alcuni uomini tutti del
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Le capate se chiamaveno queli mucchi de vaccine de campagna, che, infinenta che qui nun c’era l’ammazzatóra, tutti li ggioveddì e li vennardì
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stanno tutti in silenzio ed in aspettazione. Allora la mamma domanda a uno di loro, con queste precise parole: Anèllo, anèllo; chi ccià l’anèllo? Se
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è vvedova, allora ve pija a ppiagne tarmente forte, che vve piagneressivo tutti li vostri in cariòla. Se guarisce da ’sto male cor sentì’ la musica
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ttutto bbene arifreddato, vie’ come ’na mantèca, che cce s’àpprica e sse strufina sopra a le moroide. Sibbè’ ch’er mejo arimedio ppiù mmijore de tutti pe
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ddoppo er cenòne se ggiôca a tommola, a ccarte, oppuramente a ssemmolèlla cor naso. Doppo ggiôcato, s’esce tutti assieme, e sse va in chiesa a la messa de
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Giannini. Poteva vede tutti, perchè tutti je voleveno bbene a Roma, fôra che li Ggesuviti. Tanto vero che quanno je capitaveno a ttiro, je dava sempre tra
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. Gli altri stanno tutti dietro a lui, pronti a svignarsela. Se il primo non indovina subito, allora chiede maggiori schiarimenti. Per esempio: — So
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destinato a sorte dalla cônta s’inginocchia davanti a lui, e mette la testa tra le sue gambe, in modo da non poter vedere nulla; tutti gli altri, a breve
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Adesso ’sta cosa nun aùsa ppiù; ma pprima ammalappena partoriva una donna, speciarmente si era signora, tutti quanti li conoscenti je mannaveno a