USI,COSTUMI E PREGIUDIZI DEL POPOLO DI ROMA
Il giuoco delle Bócce, essendo comunissimo perchè conosciuto in tutte le provincie d’Italia, non occorre che io qui lo riporti. Non so nemmeno se il
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Si fa la conta. Il sorteggiato si pianta nel mezzo de’ suoi compagni, pronto ad afferrare il primo di essi che non tocchi ferro. Per esempio: una
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non esser preso fa giravolte, cavallette, come si dice, e corre a precipizio. Spesse volte un altro giocatore viene a traversare loro il cammino, ed
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La presente raccolta contiene un centinaio tra Giuochi, passatempi e divertimenti fanciulleschi romani. Non credo che altri prima di me ne abbia mai
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Una de le maravije de Roma, non ce se crederebbe si non fossi vera, è er portone der palazzo de Sciarra, a ppiazza Sciarra ar Corso. Gnentedemeno
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per il semplice motivo che se essa pronuncia la parola perchè, o non risponde prontamente, o non adduce ragioni sempre diverse, è obbligata a pagare
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È un giuoco che non ha regole. La conta o il capo-giuoco, fa da Toro e gli altri da giostratori. Ora si fa raramente; ma prima era comunissimo ed
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È inutile parlarne. Sono tante le grida dei giornalai e così diverse, che per enumerarle tutte non mi basterebbe un’altra metà del presente volume. E
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un terzo con un’altra voce, p. es.: cocommeri, cetroli, castagne, carciofoli, ecc. ecc. Colui il quale non ha pronta una voce nuova, e non detta da
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via. L’ultimo di essi, non appena designato per tale, deve subito dire la parola: Sciacquabbicchieri. Se non la dice, si busca, seduta stante, una buona
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nelle sue; ma in sostanza non lo lascia se non ad un solo, sempre continuando il giuoco e ciò anche dopo lasciatolo, per ingannarli. A giro compiuto
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pallina, e ognuna che ne coglie se la prende. Alla lor volta, le Palline che non sono state colte, dal segno in cui si trovano, devono essere dai loro
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Vendeva nelle prime ore della mattina, e vende tuttora, carne di carogna per i gatti. Egli non ha bisogno di gridare. Ad un suo sibilo (che in Roma
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bbene una corona, quela corona arimane tarmente bbenedetta, che cchi sse la porta addosso non ha ppiù ppavura de gnente. Defatti lei ve scongiura da
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alzate che meglio crede. Poi gli dice: "Mazza-bbubbù, Quante corne stanno quassù?". E se il paziente (senza voltarsi, s’intende) non indovina il
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a pponte Quattrocapi, lo bbuttonno a ffiume, accusì non l’ebbe gnisuno e adesso se lo gode l’acqua.
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del loro picchio quando va con forza a cogliere con la punta l’altro che è posto in terra. Chi non riesce a coglierlo, è obbligato a mettere il suo
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tantino lavassela e ccambiaje er pélo. Lo dice infinènta er proverbio: "Non me’ mózzica cane che nun me mèdico cor su’ pélo".
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buon grado ai capponi e alle galline per conseguire le regalie e le bibalia solite a darsi in tali occasioni. L’onore di questi trionfi dell’uovo non
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; 3o Che Dio è capace di castigare col fuoco questa lingua che vi è stata data per benedirlo e non per offenderlo"3.
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che parla la grida dei fanciulli perduti. Una turba di ragazzi preceduti da una croce percorrevano le vie annunziando che un bimbo o una bimba non
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diverso. Chi non è pronto a dir subito il proverbio, chi ne ripete uno già detto da altri, è tenuto a pagare il pegno. Questi pegni vanno alla mamma
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, il tiro non è valido e bisogna ricominciare. Tirato che ha il sassetto nella nicchia numero 1, il giocatore salta con un piede dentro la nicchia stessa
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E come il Sartalaquaja, e a’ miei tempi non era affatto conosciuto. Ogni giocatore nel saltare il compagno curvato, deve ripetere il verso della
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Un numero non piccolo di fanciulli e fanciulle fanno ruota prendendosi per mano e, mentre girano, canticchiano: "Palazzo, palazzo vergine, Che ll
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nelle non infime società, è questo, pel quale molti uomini e donne pongonsi in circolo, e fanno girare dall’uno all’altro un pezzetto di cerino acceso
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investire a volo il trilló per ricacciarlo distante. Se egli lo coglie resta vincitore; se non lo coglie, il compagno fa trilló o nnizza, e prende il posto
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essi fuggono inseguiti da lui, che, per i suoi acciacchi, non giunge ad arrivarli. I suoi nepoti intanto si sono sparsi di qua e di là, sulla strada
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La moneta, di cui si è parlato nel precedente giuoco Maróncino, che non viene mossa, è lanciata in alto dal padrone di essa: nell’aria deve brillare
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, ivi in buona regola dovrebbe esser chiuso l’oggetto cercato; ma non di rado la fortuna viene contraria alla fede".
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quell’arbero indove ce s’è appoggiato; accusì lui ccasca per tera assieme a ll’arbero segato, e non potènnose ppiù addrizzà’ in piede, li cacciatori je
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vero, mentre una trentina d’anni fa li raccoglievo, non immaginavo che un giorno mi sarebbero serviti a qualche cosa. Nel perdermi per lunghe ore tra
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macellaio per non far capire a’ suoi avventori che il tal pezzo di carne va in malora o puzza dirà col suo garzone di bottega, per esempio: Quel lòmbo va
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Si fa in parecchi ragazzi. La conta viene posto dai compagni in un luogo dal quale essi non possono esser veduti. Ciò fatto, si allontanano per
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10: — Perchè, 10? Ve sarete sbajato; saranno state 7, ecc. Insomma: chi non risponde subito al nominare che si fa del suo numero, è costretto a
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’adesso. — Allora la volete accusì? ecc. Insomma tutto il giuoco consiste in questo: chi va a contrattare la pila, non si deve mai lasciar fuggire di bocca
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cuccoma, quali con bicchieri a comperare il latte per la loro colezione. Compiuta la vendita (non più tardi delle ore 9 ant.), il capraio, raccolte le sue
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: De jure. Jeso, Jesusmaria!: Gesù, ecc. Libberamus domminè: Libera nos Domine. Murtossanno: Ad multos annos. Nun piusurtra: Non plus ultra
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costretti non di rado dal Governo ad esercitarsi nel mestiere delle spie. "Tutti i rivenditori di biscotti o i ciambellari — dice uno scrittore
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che la venneveno li ciarlatani; ma anche adesso se pò avè’ dda quelli che vvanno in pellegrinaggio da quelle parte de llàggiù. Sibbè’ cche non
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che in Catazzi non ci son tazze che il principe di Catazzi manda a Nnapoli per tazze. 9. Trentatre carrozze con trentatre cavalli veniveno ggiù da
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vi batta su col maróne, lanciandovelo sopra in modo sì netto e vibrato, che muova tutte le sottoposte monete. Se il colpo non riesce, passa il diritto
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compagni partono tutti insieme e vanno a rimpiattarsi chi in un posto, chi in un altro. Quando non han dato ancora nessun segno d’essersi nascosti, il
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giro e le parole di questo. Per esempio: "Se st’a mmette la corvatta" (bis). e così fino a che il diavolo zoppo non finge di uscire da casa. Soltanto che
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poveretto Che vorrebbe darvi un dono Quest’ombrello. È poco buono: Ma non ho nulla di meglio. Mi direte: a che mi vale?\Cap\ 4 Tuona il nembo, santo veglio
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ridotto il giuoco a due soli, colui che resta col pugno o coi pugni non pizzicati all’ultimo qui, è il perditore, e tutti gli altri bambini gli si
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la testa tra le sue gambe, in modo di non poter nulla vedere; tutti gli altri vanno a nascondersi. La mamma allora intona la canzoncina: "Lèna, mia
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ppiù sbrigativo, ner parlà’ dde le streghe dite: "Oggi è ssabbito a ccasa mia!" . Perchè, ccome saperete bbene, er sabbito le streghe non ponno annà
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giocatori. Quello che è re comanda. Egli allora chiama il gatto, e gli impone di trovare il sorcio, dicendo: — Gatto, trova sorcio. Se il gatto non
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. Nun so’ re, ma ssono incoronato Da tutti gentirmente so’ imboccato. 42. Arta so’ ccom’un palazzo, Verde so’, nnéra me faccio, Casco in terra e non me