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gambe, va attorno e grida, p. es.: — Carbonaro! Chi vô er carbone? Un compratore finge di volerne un soldo e gli dice: — Me ne date un bajocco
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In questo giuoco le bambine che vi prendon parte riproducono tutti gli usi che accompagnano la nascita di un bambino. Una delle fanciulle si mette un
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Si fa la conta e colui che è sorteggiato va a nascondere la testa tra le gambe della mamma, la quale gli benda gli occhi con le mani. Parecchi
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Identico al giuoco Mio bel castello. Gli ambasciatori sono due e stanno a una certa distanza dagli altri fanciulli che formano catena tenendosi per
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seguente: Si fa prima la conta. A colui cui tocca il punto al conto convien bendarsi gli occhi con un fazzoletto: così bendato si chiama Gatta-céca. Il capo
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Fatta la conta come nei precedenti giuochi, colui che è sorteggiato, va a nascondere la faccia in grembo alla mamma, la quale gli benda gli occhi con
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in sorte, lancia e’ llécco o pallino (un còccio più piccino degli altri), e gli tira subito dietro la sua piastrélla, procurando di accostarsi con essa
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"Gli scarfarottari, accasciati sotto il peso di un grosso canestro ricolmo di scarpe e di pianelle andavan gridando: — Scarfarotti e stival’ a la
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Uno dei fanciulli fa da medico, e gli altri colleghi si fingono malati. È un passatempo senza nessuna regola e che i ragazzi fanno quindi a piacer
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facendosi loro incontro, cantano: "O mio bbel castello, Marcondìrondirondà". E gli altri fanciulli, in coro: "È ppiù bbello el nostro, Marcondìrondirondà
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Uno dei fanciulli che giuoca si finge maestro; gli altri compagni si fingono scolari, rifacendo più o meno bene tutto ciò che alla scuola si usa di
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Si trascina dietro un piccolo carrozzino sul quale sono riposti gli utensili del suo mestiere, e grida con voce lamentosa: — Chi ccià ttigami
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Gli antichi Tripparoli, con il loro schifo in testa ripieno di trippe, zampi, pezzi di testa di vitello e di vaccina, e d’altro: — Trippa, pieducci e
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chiedere l’elemosina per suffragare l’anima del condannato a morte; le tavolozze sui canti delle vie; gli smoccolatori col cartoccio nei trasporti funebri i
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case e sulla faccia di chiunque gli capiti.
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ridotto il giuoco a due soli, colui che resta col pugno o coi pugni non pizzicati all’ultimo qui, è il perditore, e tutti gli altri bambini gli si
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È un giuoco che non ha regole. La conta o il capo-giuoco, fa da Toro e gli altri da giostratori. Ora si fa raramente; ma prima era comunissimo ed
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cucina, gli utensili, le stoviglie; quelli stessi che si dicono de la pupazza, e che si comperano dai venditori di giuocattoli. Tale refezione è
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religioso, ma per estensione, almeno tra gli ebrei di Roma, convoglio funebre. Sicchè il grido del Mandataro era un’esortazione a far l’elemosina pel morto
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Si piglia una manina al bambino, e mentre gli si fa il solletico in mezzo alla pianta, lungo il braccino e fin sotto il mento, si canticchia: "Bèlla
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Il venditore di confettacci ossia il confettacciaro: — Confetti, conféee! Chi vvô’ li confèttii? Gli affittuari di sedie o luoghi adatti a godere lo
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destinato a sorte dalla cônta s’inginocchia davanti a lui, e mette la testa tra le sue gambe, in modo da non poter vedere nulla; tutti gli altri, a breve
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terzo da mamma. Questa guida gli altri giocatori, i quali dietro di lei formano una lunga catena, tenendosi per un lembo del vestito. Disposto così
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soleva ripetere: Fate-ben-per- voi. Era tenuto per santo, e in tal credito presso il papa e principi, che tutto quello che domandava non gli si negava
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alle sette Basiliche, gli ebrei perseguitati, i ladri alla berlina, il barbero vincitore portalo in trionfo, il Senatore romano in abito di gala, il
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chiamiamo comunemente sordino), i gatti, già in vedetta o sulle porte delle botteghe o sugli usci delle case, gli si fanno attorno e si precipitano con
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quel tale sta in berlina. Ciascuno gli dice la sua a bassa voce. Uno, per esempio, gli dirà che sta in berlina perchè è cattivo, un altro perchè
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Uno dei giuocatori chiude nel pugno una certa quantità di brecciolini, di vaghe di caffè, di riso o altro; mostra la mano al compagno e gli chiede
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zucca a prova. Egli stringe tra le due mani, uno dopo l’altro, il capo dei giocatori; e quella cocuzza che gli pare buona da comperare, pattuisce
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, ossia a gesti e senza parlare. Gli altri quattro devono indovinare quale mestiere i loro compagni stan facendo. Se lo indovinano le parti s’invertono
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porte sono uperte, per chi cce vôle entrà’. Ed i compagni vi passano. L’ultimo di essi viene però fermato da uno dei capi- giuoco, il quale gli domanda
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: — Sì. E allora l’altro: — Hai avuto paura? E il secondo: — No. Allora il primo improvvisamente gli soffia negli occhi; l’altro a quell’improvviso
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; Questa è ll’orecchiuccia, Questa la sorelluccia; Questa è la bboccuccia, E questo è el campanello Che ffa ddin, don, din, don!". E nel dir così gli si
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Uno fa da capitano, da sergente o da caporale, e gli altri giocatori fanno da soldati tenendo in mano invece del fucile una canna, un manico di scopa
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Il fanciullo designato dalla conta è il nonno. Cammina curvo, facendosi sostegno del bastone, come se veramente fosse un vecchio cadente. Gli altri
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francese del secolo XVIII — e la notte tutti gli acquavitari che girano per le strade... sono pagati per fare le spie. E ciò secondo il sistema del
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grandi bordoni, e preceduti da uno o più tamburi. Gli ebrei davano in fitto i damaschi verdi, azzurri, rossi o gialli per adornare i davanzali delle
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la testa tra le sue gambe, in modo di non poter nulla vedere; tutti gli altri vanno a nascondersi. La mamma allora intona la canzoncina: "Lèna, mia
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La mamma, per trastullare il bambino, se lo mette a sedere di faccia sulle ginocchia; lo prende per le manine e spingendolo avanti e indietro gli
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nascosta sotto il mucchio scoperto. Il divertimento di questo giuoco sta nel vedere gli atteggiamenti di coloro i quali nell’annusare i mucchi ne
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giocatori. Quello che è re comanda. Egli allora chiama il gatto, e gli impone di trovare il sorcio, dicendo: — Gatto, trova sorcio. Se il gatto non
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ritornano a lanciare soltanto gli usciti, finchè non ne esca che uno soltanto. Il perdente deve, per penitenza, porre il suo picchio nel centro del circolo; e
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Si fa la conta. Colui cui torna il conto deve ritirarsi in una camera vicina. Allora il capo-giuoco con gli altri giocatori combinano uno scherzo, o
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. Gli altri stanno tutti dietro a lui, pronti a svignarsela. Se il primo non indovina subito, allora chiede maggiori schiarimenti. Per esempio: — So
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che gli altri giocatori devono imitare. Oppure il capo-giuoco nel ritornare a saltare dice, riprendendo il fazzoletto: "Óla, A ’st’antra passeggiata la
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, per non essere oltre molestato. Allorchè esso ricomincia a giuocare grida invece: Co’ le càccole! Se al giocatore rincorso gli falla un piede e cade
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capo; finchè colui che resta ultimo e solo con un piede in fuori, viene ironicamente applaudito con battimani od anche fischiato, e gli si cantano in
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, ora via del Lavatore. Potete immaginare, da simili congreghe, le continue liti, le grida, le contumelie e gli esempi di bel parlare che ne venivan
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tiene gli avversari all’erta e in Roma specialmente li appassiona all’eccesso. Esso consiste nel gettare subitamente davanti al compagno di giuoco la
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lo spinge a maggior distanza, o chi con meno colpi gli fa percorrere un determinato numero di lunghezze che si misurano con lo stesso bastone, è