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USI,COSTUMI E PREGIUDIZI DEL POPOLO DI ROMA

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Zanazzo, Giggi 43 occorrenze

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Fanno a gara fra ragazzi o ragazze, a chi salta più scalini della scala di casa, di un palazzo, di una chiesa o di altro.

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Uno dei fanciulli fa da medico, e gli altri colleghi si fingono malati. È un passatempo senza nessuna regola e che i ragazzi fanno quindi a piacer

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fanno ricevere le visite di altre fanciullette che si fingono commarèlle. O pure fanno gli sposi e riproducono tutte le cerimonie e gli usi che

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Uno fa da capitano, da sergente o da caporale, e gli altri giocatori fanno da soldati tenendo in mano invece del fucile una canna, un manico di scopa

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’ ffàje fa’ la grazzia. S’intratanto ch’er Bambino sta dda un moribbonno, je se fanno li labbrucci rossi, è ssegno de guarizzione; si ar contrario je se

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Divertimento ginnastico che i ragazzi fanno innanzi le bande musicali allorchè sono in marcia, allargando le braccia in croce e piegando di slancio

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Due fanno a pari e caffo. Il perditore, ogni volta che sbaglia, riceve dall’altro un tuzzo, cioè un forte colpo dato sulle spalle, prima con la punta

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Quanno a ’na cratura li capellucci de dietro a la capoccétta je sé fanno duri e arsi come la stoppa, e je stanno dritti che nu’ je se ponno guasi

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Contro le còliche, le tirature, li dolori e er calore all’ùtero fanno bbène le lavanne d’acqua de marva bbollite co’ la capomilla e un tantino de

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leggermente in guisa da farne venir fuori delle bolle più o meno grandi chiamate bòccie ò bbòcci, e che i fanciulli fanno a gara a far saltare su i loro

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Se metteno li porzi de le mano intinti in d’una cunculina d’acqua giaccia, e cce se fanno sta’ un quarticèllo. Si er dolore nun ve passa, mettete li

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Si giuoca alla Mora soltanto dagli adulti, in due, in quattro ed anche in più. Per mezzo della conta si scelgono o si fanno i compagni. Questo giuoco

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chiamiamo comunemente sordino), i gatti, già in vedetta o sulle porte delle botteghe o sugli usci delle case, gli si fanno attorno e si precipitano con

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campagne da li grilli, da le ruche, e dda ll’antri animali che je fanno danno.

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Inciàrmeno l’ucelletti intanto che quelli vóleno; e sse li fanno cascà’ in bocca come pperacotte. Li cacciatori stessi, si je vonno tirà’ cco’ lo

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foglioni in quella tavola di signoroni. 11. Tre bbarchette che vvanno per mare Tutt’e ttre si fanno tregare. Trega e ritrega, larga la foja, stretta

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I giocatori (due, quattro, sei) fanno il tocco. Il preferito dalla sorte batte il suo bottone, o il suo soldo, contro il muro, il quale soldo, di

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Una certa quantità di fanciulli o fanciulle, prendendosi per le mani, formano una lunga catena, e correndo fanno le viste di giuocare. Ma invece, i

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Un numero non piccolo di fanciulli e fanciulle fanno ruota prendendosi per mano e, mentre girano, canticchiano: "Palazzo, palazzo vergine, Che ll

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ddànno li nummeri in gèrgo. Certe vorte ’sti bboja fanno vince un sacco de persone; ma li possino scansalli raramente ve danno li numineri bbôni; a

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Avviè’ spesso che le crature, mó ppe’ ’na cosa mó per un’antra, se fanno male. O sbatteno la testina a un tavolino, o una manina, o un piedino

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quanno Mastro Titta tirava ggiù la mannara, ar temp’istesso, er padre appoggiava ’no schiaffo ar fijo e je diceva: — Aricordete che ’sta fine la fanno

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nonno finge di pregare, essi (parlando con poco rispetto) fanno dei peti a tutto andare. Allora il nonno, esasperato, alza il bastone per picchiarli, ma

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e dde li salami. Certi ce metteno lo specchio pe’ ffa’ li sfónni, e ccert’antri cce fanno le grotte d’ôva o dde salami, co’ ddrento er sepporcro co

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pijeno un po’ de foje de persica e se fanno bulle in dell’ojo d’ulivo drento a ’na piluccia. Quanno quele foje se so’ ingiallite se bbutteno, e cô quell

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le crature medeme. Si li ggenitori so’ ggente ricca, invece de li sordi, ar posto der dente, ce fanno trovà’ un par d’orecchinetti o un anellino d

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Molti fanciulli e fanciulline si prendono tutti per le mani e fanno un circolo girando in tondo e cantando: "Ggira ggira tondo Cavallo imperatóndo

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bicchiere vôto. Quéla spremitura bbevétevela e la diarèlla ve sparisce. Fanno puro bbene li fumenti calli, o a ttienesse la panza cuperta bbene co’ la lana

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testa grossa. Le donne che sòffreno de bbrucior de stommico, fanno li fiji cor un sacco de capélli. Si a la cratura ch’è nnata, dedietro a la capoccétta

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Quanno ve se fanno nere l’ógna de le mano, e cciavete l’occhi sbattuti e accallamarati, e la lingua spòrca, allora è ssegno che nun ve sentite troppo

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Le primaròle speciarmente, ariveno indificirmente a ffinì’ le nove lune; e, nnove casi su ddieci, tutti li parti se fanno sur fà’, sur calà’ dde la

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Un buon numero di fanciulle fanno ruota tenendosi per mano. Una di loro, designata dalla sorte, vien posta nel mezzo del circolo e deve fingere di

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fanno intorno e gli gridano in coro: Tappo de cacatore, ecc.". Così lo descrive il Belli nella nota 13 del sonetto: Un’opera de misericordia del 3 ottobre

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. In ottobbere che sse fanno le vignate, gnòcchi e mmaccaroni a ttutto spiano. Pe’ li Morti, se magneno le fava pe’ mminestra, e ppoi le fava da morto

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Una diecina di ragazzi si prendono per mano; due altri di essi, che fanno da capi-giuoco, si pongono a una certa distanza parallelamente, e poi

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se pó ffa’ er malocchio. Quanno fanno la cacca per tera, in der fà’ la pulizzia, nun bisogna bbuttacce la cénnere sopra, si nnó, povere crature, jé

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nelle non infime società, è questo, pel quale molti uomini e donne pongonsi in circolo, e fanno girare dall’uno all’altro un pezzetto di cerino acceso

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Er giorno de Pasqua Bbefanìa, che vviè’ a li 6 de gennaro, da noi, s’aùsa a ffasse li rigali. Se li fanno l’innammorati, li sposi, ecc. ecc. Ma ppiù

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inargentata, come quelle che incora adesso se metteno drento a le carzette che sse fanno pe’ Bbefana a li regazzini.

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scaccia porcherìa. Pe’ la resìpola fanno puro bbene le bbevanne de cremor de tartero, oppuramente quelle de marvóne e semprevivo mischiati insieme. A

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e in de le bbaracche che sse fanno appostatamente pe’ quela notte. For de la Porta, verso la salita de li Spiriti, c’era parecchi anni fa, ll’osteria

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; quelle che sse fanno in una misura, in un bucale o in un ricipiente ppiù granne, oppuro quelle che intanto che sse bbeve se sversa er vino ner bicchiere p

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sortanto er Sótto, senza sceje er Padrone, prima perchè nun è obbrigato a scejello e ppoi perchè, ffatta la seconna Conta, tutte ddua le Conte se fanno

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