USI,COSTUMI E PREGIUDIZI DEL POPOLO DI ROMA
’or’è? Quella, a mo’ d’esempio, risponde loro: — È mmezzoggiorno. Ed esse: — Che mmamma dormijona! E quelle altre: — Mamma, che ffate a ppranzo? — Li
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È comunemente un contadino marchigiano. Porta sulle spalle un fascio di scope e di spazzole, ed in mano delle serte d’agli: — Lo scoparoo, ajaroo!
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Vende ombrelli vecchi raccomodati ed anche nuovi; e si offre di accomodare i guasti a chi ne ha: — Ombrellaio: chi ha ombrelli rótti d’accommodaree!
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Da noi si chiamano anche caterinóne e mmandoline. Ed ecco perchè nel venderle il venditore grida: — Caterinonee grossee e tteneree: so’ der giardino
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Si mostra per lo più d’inverno, nelle ore pomeridiane. Come il suo collega l’ovaro, entra in tutte le bettole ed offre la sua merce al grido di
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È un giuoco che non ha regole. La conta o il capo-giuoco, fa da Toro e gli altri da giostratori. Ora si fa raramente; ma prima era comunissimo ed
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La presente raccolta di rimedi simpatichi, come suole chiamarli il popolo, ed anche delle altre tradizioni che ho pubblicato o che sono in corso di
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corsa, si cambiano l’un l’altro il posto che, chi è nel mezzo, corre ad occupare. Se egli vi riesce, il giocatore rimasto privo di asilo va nel mezzo, ed
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I due capi-giuoco, per esempio, la conta e la mamma, si mettono prima d’accordo, ma in segreto, per dare un nome convenzionale all’inferno ed un
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Barattieri e Menelich, ed i Russi e Giapponesi, giuoco che spesso degenerava in serie baruffe con accompagnamento di scapaccioni o bastonate, poichè si
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giocatori si fingono suoi nepoti, e lo vanno importunando gridandogli dietro: — Nonno, cé porti a mmessa? Ed egli, poco decentemente, risponde loro
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cosparsa di arena gialla sulla quale si gettavano ramoscelli di mortella; poi si disponevano sedie, ed anche qualche volta banchi e palchi che si
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nascondiglio. Allorchè si sono nascosti, gridano al compagno che li deve trovare: Ti vedoo! Questo si mette in cerca, ed appena ne scorge uno, grida: É rotto
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diciannove sedie. Colui il quale rimane in piedi paga il pegno ed esce dal giuoco. Allora si toglie un’altra sedia e si ricomincia.
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compagno a spostarlo dal ferro, ed occupare il suo posto, o ad acchiapparlo. Chi tocca il ferro dice che sta ar sagro, perchè non può esser preso, come
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e di alcune cibarie ed altro. Funtan-te-crèpi: Fontana di Trevi. Santa Maria nun campi’n’ora: (?) Piazza Stròzzete: Piazza Strozzi. Santa Lucia in
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Si giuoca alla Mora soltanto dagli adulti, in due, in quattro ed anche in più. Per mezzo della conta si scelgono o si fanno i compagni. Questo giuoco
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, bruciavano libri ed altri oggetti proibiti; le streghe, i gatti mammóni, l’imperatore della dottrina cristiana, le Madonne che aprivano gli occhi, i
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stanno tutti in silenzio ed in aspettazione. Allora la mamma domanda a uno di loro, con queste precise parole: Anèllo, anèllo; chi ccià l’anèllo? Se
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ed insieme ad accompagnarlo. E infatti a quel grido le donne si affacciavano alle finestre e gettavano giù il loro obolo, mentre gli uomini, uscendo
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Il capo della brigata de’ giuocatori fa da mamma e siede. Si fa la conta, ed il sorteggiato va a nascondere la faccia tra le gambe della mamma. I
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. Ed anche così: "Trucci trucci, cavalli morèlli, So’ arivati a le porte de Roma; E ciavéveno li campanèlli, Trucci trucci, cavalli morèlli!".
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posarse, disse... Che disse?…" e lanciare alla sua volta il fazzoletto sopra ad un altro compagno, ed aspettare anch’esso che risponda con un proverbio
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non esser preso fa giravolte, cavallette, come si dice, e corre a precipizio. Spesse volte un altro giocatore viene a traversare loro il cammino, ed
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Più bambini si mettono a sedere in fila con le gambe stese ed i piedi pari, mentre uno di loro, il capo-giuoco, resta diritto con una bacchetta in
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il giuoco, la mamma, sempre seguìta dagli altri, finge di bussare alla casa del diavolo, e domanda al portiere: — Quanto sta a uscì’ er padrone? Ed il
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’appiccica a ’na colonna, Quant’ è bbrutta quela donna!". Ed altri, scherzando: — "Mamma, piovìccica M’azzuppo tutta! — Fija mia bbella, Ecchete l’ombrèlla".
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mamma gli risponde: — Buttàtela ggiu ch’è essa. E se non ha indovinato: — Rimétteteve ggiù; ché nun è essa. Ed egli deve rimettersi in ginocchio e
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’averemo tu ed io. 7. Io ciò una cosa che ttutto er giorno sta affacciata e la notte s’aritira. Ell’è l’è, indovinate che ccos’è? 8. Quali so’ queli fili
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le difficoltà di procurarsi una clientela fissa ed una officina in vista del pubblico, giravano tutto il giorno per accaparrarsi lavoro. "Passa il
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del servitore. — E ppurcinèlla c’entra? — E li mortacci tua? — Bbù bbù! — ... Onde onoratemi della vostra presenza, ed io saròvvene grato dal più
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’: Adulare. Corier de córte: Spia. Corvatta: Capéstro, laccio. Corvattaro: Boja, ed ora vale anche strozzino, ossia colui che impresta danaro ad usura