USI,COSTUMI E PREGIUDIZI DEL POPOLO DI ROMA
"Giù-’n-cantina ar fresco!": Voce del Giuncataio: Giuncatiua fresca. "L’ammazzo io! l’ammazzo io!": del Caciaio: La marzolina! ecc. "L’assel’annà’! L
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Nelle ore afose dell’estate, sotto alla sferza del sollione, s’udiva e s’ode ancora, sebbene più raramente, il lamentevole ritornello del venditore
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Vendono fasci d’arbusti da ardere, razzolati nelle siepi a traverso a mille disagi, nelle brume del dicembre. Sono poveri contadini che vanno curvi
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Ora del tutto scomparso. Ecco il suo grido: — Le cerase marinee!
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tende con violenza e produce un fragore". Così il Belli nella nota 13 del sonetto Er Tosto del 24 ottobre 1831.
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Si fa la conta; quello cui va il punto del conto va sotto. Si fa una riga in terra, per indicare il punto dal quale si deve spiccare il salto
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funicella chiamata sparacina, che, sfilandosi dalla mano del giocatore serve a far roteare lo strumento stesso. Questa funicella ha un’estremità a guisa di
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(della figura del sovrano). Se il compagno l’indovina vince il soldo. Vi sono alcuni ragazzi abilissimi, i quali, osservando attentamente la testa del
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Va attorno nelle ore stesse del suo collega l’acquavitaio, e su per giù, con lo stesso tono di voce, dice: — Caffè, per un soldo!
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ben di Dio un numero considerevole di lavatoi pubblici, unico rimasto del genere quello sulla piazzetta de’ Miracoli, e fino a pochi anni dopo il 1870
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"Quando il mandataro della Compagnia Israelitica della Morte, per le strade del Ghetto, con in mano un bussolotto di ferro per raccogliervi le
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Si trascina dietro un piccolo carrozzino sul quale sono riposti gli utensili del suo mestiere, e grida con voce lamentosa: — Chi ccià ttigami
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. Il secchio. 11. Il cocomero. 12. La cotta del prete. 13. Il gomitolo. 14. Il moccio. 15. La spada. 16. Il bue. 17. L’organo. 18. Albero di pigne. 19
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accento del verso o un po’ a capriccio, un piede de’ suoi compagni, e nell’ultimo verso un piede ogni parola: "Pis’ e ppisèllo, Colore così bbèllo
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Si piglian le due manine del bimbo, e si battono palma a palma dicendo marcatamente: "Sbatti le mano ch’ècco la micia, La spagnôla senza camicia: La
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, alle feste per il XVIIIo centenario del martirio dei Ss. Pietr o e Paolo, con l’intervento dei Vescovi di tutto il mondo; alla messa novella di Pio IX
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Giuoco che si fa con le uova lesse. Uno de’ giocatori stringe in pugno l’uovo, e l’altro vi batte sopra con una delle estremità del proprio uovo. Se
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È inutile parlarne. Sono tante le grida dei giornalai e così diverse, che per enumerarle tutte non mi basterebbe un’altra metà del presente volume. E
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Si fa da due o anche tre fanciulli, avvolgendosi in sulle mani del filo e l’un dall’altro ripigliandolo in varie figure, come per esempio: la cùnnola
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suole entrare la festa a tutto il sabato successivo, percorrevano le strade del Ghetto, offrendosi a quell’ufficio, gridando: — Chi appìccia, chi
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PAROLE DEL GERGO DEI BIRBI, ECC.
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delle dita, e poi immediatamente col polso. Allorchè vince, prende il posto del compagno, e il giuoco seguita a piacere.
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Pigliano un bicchiere con un po’ d’acqua, vi sciolgono del sapone, v’intingono un pezzetto di canna, chiamato cannéllo, e vi soffiano dentro
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Un certo numero di ragazzi si mettono tutti allineati, a un dato punto. Poi al segnale del capo-giuoco si pongono a correre; e colui che giunge per
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dote a le zzitèlle: Le zzitèlle stanno in piazza; Una fila, un’antra innaspa; Chi li fa li cappelli dé paja, Per andare a la bbattaja. A lo sparo del
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"O bbiferari, erano anch’essi abruzzesi. Vestivano — scrive il Belli — un pittoresco costume e venivano nello Stato pontificio sul cadere del
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terzo da mamma. Questa guida gli altri giocatori, i quali dietro di lei formano una lunga catena, tenendosi per un lembo del vestito. Disposto così
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Si prendono, un dopo l’altro, i ditini del bambino, e per ciascuno di essi si dice: Questo (il pollice) dice: Ho fame; Questo (l’indice) dice: Nun c
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due lati, detto nizza o trilló (già lippa) sull’estremità del quale dà un colpo per farlo saltare in aria; e, saltato, tornarlo a colpire a volo
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ritornarla di nuovo indietro e così di seguito; sempre però cercando nasconderla agli occhi del giocatore, il quale è stato dalla conta designato a scoprire
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fanno intorno e gli gridano in coro: Tappo de cacatore, ecc.". Così lo descrive il Belli nella nota 13 del sonetto: Un’opera de misericordia del 3 ottobre
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ricomincia e seguita a piacimento". Così lo descrive il chiaro prof. Morandi alla nota 7a del sonetto del Belli: Li ggióchi.
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sempre danaro e termina con un Deo gratias. Ve ne erano in giro della compagnia della Morte, del Suffragio, di Gesù Nazzareno, di Maria SS. del Soccorso
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francese del secolo XVIII — e la notte tutti gli acquavitari che girano per le strade... sono pagati per fare le spie. E ciò secondo il sistema del
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due soldi dalla tasca del compagno A e andarli a deporre in quella del compagno C. Ciò stabilito, il capo-giuoco invita la conta a presentarsi. E mentre
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chi si fece conoscere, altrimenti segue il suo giro". Così lo descrive il Belli nella nota 1 del sonetto: Er contratempo dell’11 ottobre 1830.
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Nelle ore pomeridiane della domenica, un’ora prima di cominciare nelle chiese la spiegazione del catechismo, solevano i parrochi mandare in giro per
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. Venditore e compratore litigano; e ci va naturalmente di mezzo la cocuzza, rappresentata dalla testa del povero giocatore preferito, che si busca scosse in
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? — Pijatevelo da voi — gli risponde il finto venditore, e gli esibisce il di dietro del suo carico, che il compratore solletica e pizzica fingendo di prendersi
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del compagno: Bocca tua, e seguita: Qual’è mejo: La mia? O la tua?". Quello dei due a cui si ferma la parola tua si mangia il confetto.
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, alle preghiere, alternavano qualche bestemmia all’indirizzo magari di tutti i santi del paradiso. Spesso la sera dall’oratorio del Caravita, ove
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rimbalzo, va a cadere in terra. Il secondo batte a sua volta; e se il soldo suo va a cadere a una spanna da quello del compagno, vince e se lo prende. Se
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, voltàteve voi". La fanciulla invitata a voltarsi, si volta con la faccia che guarda fuori del circolo, sempre tenendosi per mano alle compagne. Quando
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’Elena Imperatrice p’aritrovà’ una cosa pérsa. "Sant’Elena de Roma Imperatrice, Madre de Costantino Imperatore. Voi ch’andaste de llà del mare e
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Passatempo che si usa fare ai fanciulletti per trastullarli. S’indica prima un occhio del bambino, poi l’altro; poi un orecchio, quindi l’altro; poi
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chiedere l’elemosina per suffragare l’anima del condannato a morte; le tavolozze sui canti delle vie; gli smoccolatori col cartoccio nei trasporti funebri i
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Uno fa da capitano, da sergente o da caporale, e gli altri giocatori fanno da soldati tenendo in mano invece del fucile una canna, un manico di scopa
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Il fanciullo designato dalla conta è il nonno. Cammina curvo, facendosi sostegno del bastone, come se veramente fosse un vecchio cadente. Gli altri
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giuoco consistono in questa alternativa. Così lo descrive il Belli nel suo magnifico sonetto Er giôco der Maróncino, del 22 agosto 1830.
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. Un fanciullo si asside giudice. Un altro curvato e colla faccia in grembo a lui, è percosso da qualcuno del resto della compagnia che si tiene ivi