USI,COSTUMI E PREGIUDIZI DEL POPOLO DI ROMA
Così gridava, ancora pochi anni or sono, il venditore di focaccine all’essenza di rosmarino.
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Per il passato era israelita e per offrire la sua merce si esprimeva così: — Lo sciabbichèllo vivo! — Li sardi da fa aròsto! — Merluzzi e trije! — Er
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"I carciofolari erano cantori e suonatori d’arpa; specie di bardi girovaghi, nativi per lo più degli Abruzzi, così chiamati dalla stessa parola
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È inutile parlarne. Sono tante le grida dei giornalai e così diverse, che per enumerarle tutte non mi basterebbe un’altra metà del presente volume. E
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Uno della brigata finge di vendere pignatte. Alcuni altri lo circondano e gliene domandano il prezzo. Il dialogo, presso a poco, si svolge così
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Ultimo attore superstite delle feste popolari della vecchia Roma. Il Belli in una nota de’ suoi sonetti, così ne scrive "Alcuni uomini tutti del
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tende con violenza e produce un fragore". Così il Belli nella nota 13 del sonetto Er Tosto del 24 ottobre 1831.
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volta si drizza per far egli i salti, e così di seguito.
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seguente: Si fa prima la conta. A colui cui tocca il punto al conto convien bendarsi gli occhi con un fazzoletto: così bendato si chiama Gatta-céca. Il capo
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, e vi adagiano sopra il terzo compagno. E mentre lo portano così attorno, come va il papa in sedia gestatoria, cantano: "Sedia papale, È mmorto er
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aspettandone il ritorno per risospingerla ancora, e così via di seguito.
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le mani in modo che nulla possa vedere. Il paziente, stando così curvo, deve tenere il piede destro levato, il quale piede sarà sostenuto dal
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ad una terza e così via via. Con questo giochetto — dice il Belli, in una nota de’ suoi Sonetti — quando a piazza Navona eravi il mercato, un cocomero
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incrociate, poi la terza, la quarta, la quinta, e così via via. Ad ogni compagna che resta così incatenata, le altre le cantano in coro: "Povera Nina
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chi si fece conoscere, altrimenti segue il suo giro". Così lo descrive il Belli nella nota 1 del sonetto: Er contratempo dell’11 ottobre 1830.
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rimpetto all’altra, si comincia il giuoco così: Un giocatore della squadra A abbandona la tana e s’incammina verso la squadra nemica; da questa parte un
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braccia e dice: "Mi padre fa er carzolaro; Tutti li ggiorni ne fa un paro. E quanno è ’r vennardì, Pija uno str... e ffa ccusì!" e in così dire
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anche Un déto e nel dir così si mostra all’incantatore il póllice.
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dire così lo rilasciano.
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poi tutti i giocatori si sono così voltati, il giuoco è terminato.
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; Questa è ll’orecchiuccia, Questa la sorelluccia; Questa è la bboccuccia, E questo è el campanello Che ffa ddin, don, din, don!". E nel dir così gli si
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accento del verso o un po’ a capriccio, un piede de’ suoi compagni, e nell’ultimo verso un piede ogni parola: "Pis’ e ppisèllo, Colore così bbèllo
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giuoco consistono in questa alternativa. Così lo descrive il Belli nel suo magnifico sonetto Er giôco der Maróncino, del 22 agosto 1830.
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Il Belli così lo descrive: "I fanciulli della nostra plebe profferiscono le parole di una loro formula le cui sillabe si vanno alternamente
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madrimonio sconcruso, così lo descrive: "Si giuoca a Roma dalla plebe, percuotendo colla parte più acuta d’un uovo allessato (ôvo tosto) sulla stessa parte d
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primo giocatore, passa il diritto al secondo, e così via via.
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portà vvia. Girerò, ggirerò La ppiù bbella me caperò". E se ne sceglie una a piacimento, poi un’altra, un’altra e così via via. Mentre la mamma va
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. E pperché: annatejelo a ddomannà. R. Si nu’ lo sa lui, come volete che lo sappi io? ecc. E così l’una insiste coi pèrché, e l’altra se ne schermisce
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nicchia, donde scaccia una seconda volta il sassetto. Così fa alla 3a, alla 4a fino alla 8a. Alla 9a, 10a, 11a e 12a fa campana, ossia a piè pari, salta
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pigliarla prima che essa cada in terra. Chi la piglia è il primo e si sceglie il secondo; il secondo si sceglie il terzo; questo il quarto, e così via
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. — Tienétele pe’ vvoi, ecc. — Je farò le scarpe de séta, ecc. Così via via, fino a tanto che gli ambasciatori sono invitati a prendersi la ragazza da loro
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di colpire al secondo, e poi al terzo e così via via.
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tavolo, stando naturalmente seduti. Quindi chi l’ha prima, cioè più in fondo, la tira fuori, e la posa sulla mano più alta; così con movimento continuo
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terzo da mamma. Questa guida gli altri giocatori, i quali dietro di lei formano una lunga catena, tenendosi per un lembo del vestito. Disposto così
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del Belli, La commare acciputa, del 19 aprile 1835, così lo descrive, e così e non altrimenti, attualmente si giuoca. "Si mette in terra un pezzetto
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ritornarla di nuovo indietro e così di seguito; sempre però cercando nasconderla agli occhi del giocatore, il quale è stato dalla conta designato a scoprire
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fanno intorno e gli gridano in coro: Tappo de cacatore, ecc.". Così lo descrive il Belli nella nota 13 del sonetto: Un’opera de misericordia del 3 ottobre
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. Ed anche così: "Trucci trucci, cavalli morèlli, So’ arivati a le porte de Roma; E ciavéveno li campanèlli, Trucci trucci, cavalli morèlli!".
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stesso e ricominciare il giuoco. Così lo descrive il Belli in una nota de’ suoi Sonetti romaneschi.
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ricomincia e seguita a piacimento". Così lo descrive il chiaro prof. Morandi alla nota 7a del sonetto del Belli: Li ggióchi.
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surrogate. Il Mainzer, nel suo soggiorno in Roma, raccolse e pubblicò alcune nenie udite per le strade; così il Kastner, il quale nel suo pregiato studio
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al secondo, al terzo, al quarto giocatore e così via via.
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. Poi si ricomincia da capo, e l’ultimo che sta per passare, torna ad esser fermato, interrogato e condannato come il precedente compagno. E così di
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". E nel rispondere così, rincalzano i due primi fino al loro posto. I quali primi, alla lor volta, respingono indietro i compagni, dicendo: "E noi l
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rappresenta il colore richiesto. Il giuoco segue così fino alla fine; e la difficoltà sta nel trovare, tra i componenti di esso, i colori desiderati dalla
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Alla nota 5 del sonetto: Li bballi nôvi il Belli così descrive questo giuoco, ancora in voga. "Fra i molti saporiti giuochi praticati in Roma, anche
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da Meo, o anche: va da Mariòtti. E così di seguito. Un ebanista, un falegname romano, parlando di un mobile qualsiasi, poco solido, mal costruito, vi
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Pallina, a Campana, a Picchio, a Sartalaquaja, a Arzà’ la stella, i fanciulli usano praticarli per ordine e a seconda delle stagioni. Così, per esempio
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. Così avviene pure se presso la buca il pallino a ttiro ha vicino qualche sassolino o altro, e quello che deve tirare a coglierlo dice subito: Senza fôco
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Su le spalle a cchi a cchi? A Ccarlino che sta a ssentì". Io ho scritto Carlino perchè così ha nome l’ultimo dei miei figliuoli; ma il nome si può