USI,COSTUMI E PREGIUDIZI DEL POPOLO DI ROMA
I giocatori si pongono ciascuno ad uno spigolo di muro, o ad un cantone o altro. Quello cui è andata la conta si pianta nel mezzo. I giocatori di
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Passamano è uno scherzo che si fa ad alcuno per trafugargli momentaneamente un oggetto, passandolo ad altra persona, la quale, a sua volta, lo passa
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ad un asse trasversale, o ad un bastone sul quale si siede una o più persone; e mentre quello seduto oscilla, un altro spinge la canoffièna
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Scherzo che si fa ad altri prendendogli il mento fra il pollice e il medio, e premendogli intanto le labbra con l’indice.
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Lacero, con il sacco sulle spalle, si fermava ad ogni tratto di strada, poneva la mano all’orecchio, e con voce gutturale, gridava: — Aèoo! Grida che
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sedere quello che dalla sorte fu condannato a star per primo in berlina. Il capo-giuoco va attorno al circolo, e, ad uno ad uno, domanda a tutti perchè
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poi a qual pro, se ad ogni passo, delle loro grida, ne abbiamo intronate le orecchie?
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Si fa la conta. Il sorteggiato si pianta nel mezzo de’ suoi compagni, pronto ad afferrare il primo di essi che non tocchi ferro. Per esempio: una
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"Trastullo fanciullesco, fatto con carta ripiegata, in modo che, ad una agitazione di braccio, uscendone una parte per l’aria che vi s’interna, si
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Vendeva nelle prime ore della mattina, e vende tuttora, carne di carogna per i gatti. Egli non ha bisogno di gridare. Ad un suo sibilo (che in Roma
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Molte fanciulle prendendosi per le mani formano circolo, e facendo la ruota attorno ad una loro compagna, che è nel mezzo, le domandano: — Mamma, ch
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denti quelle due sillabe zzizzì, e ad un’eguale risposta di colui o di colei su cui siede, deve indovinare chi sia. Se indovina, passa la sua benda a
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erano tornati alle loro case; invitavano i buoni a darne notizie se ne avessero, e a ricondurli presso i genitori desolati, indicandone ad alta voce l
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: — Che vôi o riso o céci? Se egli risponde riso che equivale a inferno, è condannato subito ad andarvi; se invece dicesse céci, andrebbe in paradiso
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E un giuoco di pegno che si fa tra ragazzi o anche da adulti. La mamma, o capo-giuoco, tiene un fazzoletto annodato ad uno de’ capi e dice: "L’ucello
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canzoncina che dice il capo-giuoco. Se uno si sbaglia, o dimentica qualche parola, è tenuto ad andar sotto. Ecco le parole: "A la bbella insalatina, Ce l
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che l’uditorio ingrossava egli alzava la voce... I barbereschi in Carnevale, presti ad afferrarsi alle criniere dei cavalli, emettendo grida selvagge
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raccolti, ad eccezione del Belli, il quale, nelle note ai suoi immortali Sonetti romaneschi, accenna a diversi di questi giuochi; note che io non ho
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: De jure. Jeso, Jesusmaria!: Gesù, ecc. Libberamus domminè: Libera nos Domine. Murtossanno: Ad multos annos. Nun piusurtra: Non plus ultra
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nelle sue; ma in sostanza non lo lascia se non ad un solo, sempre continuando il giuoco e ciò anche dopo lasciatolo, per ingannarli. A giro compiuto
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Parecchi ragazzi e ragazze siedono; e la mamma va in giro facendo delle domande ad ognuno di essi, come p. es.: MAMMA. È vvero che oggi è una bbella
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ed insieme ad accompagnarlo. E infatti a quel grido le donne si affacciavano alle finestre e gettavano giù il loro obolo, mentre gli uomini, uscendo
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È un giuoco che si fa da due o più ragazzi con un ciotoletto o altro pezzo di sasso rotondo detto maróne, tirandolo ad una certa distanza, e
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, vatt’a ccerca chi tt’ha ddato — gli dice colpendolo e poi allontanandosi e mescolandosi fra gli altri compagni. Se la Gatta-céca riesce ad acchiappare
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che teneva tra le ginocchia, e grida con quanto fiato n’ha in góla: "Curete da mamma; ché ’r cane è sciorto!". Se il fanciullo sguinzagliato riesce ad
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: "Ora essendo stata ridotta ad ospedale la chiesa di Sant’Antonio all’Esquilino, la stessa festa, ridotta a più modeste proporzioni, da parecchi anni si
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incrociate, poi la terza, la quarta, la quinta, e così via via. Ad ogni compagna che resta così incatenata, le altre le cantano in coro: "Povera Nina
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a patti fra loro. Allora i due primi cedono il castello, ma ad un patto: "E noi ve lo cederemo, Ma la ppiù bbella venga qua". Gli avversari accettano
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, dicendo ad ogni consegna: "Ben venga e bben vada il signor Don Alonzo Che viaggia a ppiedi e a ccavallo al bigonzo". Con molta fretta si cerca di
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essi fuggono inseguiti da lui, che, per i suoi acciacchi, non giunge ad arrivarli. I suoi nepoti intanto si sono sparsi di qua e di là, sulla strada
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viruvibavi, ecc. Un suonatore di teatro, un musicante, ad esempio, per dire che sta in bolletta, dirà ai suoi colleghi: Sto ssénza chiave in do o anche
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una breve e squillante modulazione di cornetta le sacramentali parole gridate con solennità dai banditori, ad ogni fermata, nelle piazze e nelle
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popolo; e questi rimedi particolarmente io devo alle donne: poichè la scienza di curare qualsiasi malanno è generalmente riservata ad esse. Confesso il
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altri giuochi, dal mio tempo ad oggi, questo ha subìto parecchie modificazioni.
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. Andava poi per Roma con un paro di bilancie, attaccate ad un bastone, in cima del quale era una testa di morto, dicendo che havea mal pesato. Gli fu
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circolo, tira il detto trilló, provandosi, potendo, di farlo cadere nel mezzo di esso. Intanto però la conta armato della sua bacchetta, si adopera ad
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palma della mano, e farlo ricadere con forza sull’altro picchio posto in terra. Ad ogni colpo il giocatore esclama: Ammàzzete che cammera! o anche
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agita no fra le più curiose smorfie del mondo, per comporsi ad un aspetto d’indifferenza. Finalmente ne sceglie uno, e lo conduce al giudice che gli
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, che sono il segnale di nuove busse, i giocatori fuggono e vanno ad appiattarsi di bel nuovo, inseguiti dal primo che li picchia dove coglie coglie
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costretti non di rado dal Governo ad esercitarsi nel mestiere delle spie. "Tutti i rivenditori di biscotti o i ciambellari — dice uno scrittore
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teatrale, raro ad imaginarsi non che a descriversi. Ricorda le benedizioni papali sulle loggie valicane e lateranensi, l’illuminazione della cupola di San
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’: Adulare. Corier de córte: Spia. Corvatta: Capéstro, laccio. Corvattaro: Boja, ed ora vale anche strozzino, ossia colui che impresta danaro ad usura