Turandot
Un raggio di luna la illumina. La Principessa appare quasi incorporea, come una visione.
Turandot
Tornano a sedere. Solo Ping rimane in piedi, quasi a dar più valore alla sua invocazione.
Turandot
E allora, quasi per affascinare e stordire il Principe, scende rapida fino a metà della scala. E di là propone il secondo enigma.
Turandot
Ed ecco nel silenzio dei giardini dove le ultime ombre già accennano a dileguare, delle voci sommesse sorgono lievi e si diffondono quasi irreali.
Turandot
Appare il vasto piazzale della Reggia. Quasi al centro è un’enorme scalèa di marmo, che si perde nella sommità fra archi traforati.
Turandot
Adagiato sui gradini del padiglione è il Principe. Nel grande silenzio notturno egli ascolta i richiami degli Araldi, come se quasi più non vivesse
Turandot
Il Principe è afferrato dagli sgherri e tenuto fermo, legato. Allora Turandot riprende la sua attitudine ieratica, quasi assente, mentre Liù
Turandot
Attende sicura, quasi indifferente. Ma il vecchio tace. Intontito dal dolore, scompigliata la sua veneranda canizie, pallido, lordo, pesto, guarda la
Turandot
E finalmente, bellissimo, quasi infantile, appare il Principino di Persia. Alla vista della vittima che procede smarrita, trasognata, il bianco collo
Turandot
Sul sommo della scala, altissimi e pomposi si presentano gli otto sapienti. Sono vecchi, quasi eguali, enormi e massicci. Il loro gesto è lentissimo
Turandot
Le mura della grande Città Violetta: la Città Imperiale. Gli spalti massicci chiudono quasi tutta la scena in semicerchio. Soltanto a destra il giro
Turandot
quasi infantile, mormora:
Turandot
Il Principe non ha quasi più la forza di reagire. Ma ecco richiami incerti, non voci ma ombre di voci, si diffondono dall’oscurità degli spalti. E