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Nel Circo non cessano i clamori: si odono le grida feroci «A morte le Dirci! Vogliamo la Tragedia! Non vuol morir! Pollice verso!».
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L’Oppidum non è più che una voragine di fumo.
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Accorrono sacerdoti a spegnere le fiamme sul corpo di Dositèo e con grande agitazione lo trasportano in parte non vista del sacrario, a destra.
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Mentre Tigellino sventola ancora il focale, s’ode squillare non lontano una chiamata di bùccine come per un esercito in marcia. Dalla via di Roma i
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Simon Mago schiude un poco la cortina e passa nella cella. Non rimane altra luce che quella del cero e del braciere ardente; anche la fiamma dell’ara
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Un gruppo di sacerdoti circonda Gobrias, tentando strappargli la tazza di mano; egli colle braccia alte la difende. Cerinto, Simon Mago e Dositèo non
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del sacrario non arriva a illuminare Asteria.
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vesti sono lacere, non porta più le serpi intorno al collo; mormora, gemendo, parole interrotte.
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sulle sue tombe l’oscurità è appena diradata da un barlume cinereo che non projetta ombre; il campo nereggia più cupo.
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Cavaradossi, poi chiama a sé il Carceriere: con questi e col Sergente ridiscende, non senza aver prima dato ad una sentinella, che sta in fondo, l’ordine
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dell’amante insanguinato è così forte, ch’essa sgomentata si copre il volto per non vederlo – poi, vergognosa di questa sua debolezza, si inginocchia
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lava le dita: poi va allo specchio e si ravvia i capelli. Quindi cerca il salvacondotto sullo scrittoio: non trovandolo, si volge e lo scorge nella mano