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Dicendo queste ultime parole accenna ad una località oltre il tumulo, verso Albano. Simon Mago depone l’acerra presso l’apertura della cripta, poi va
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L’orto
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L’Oppidum
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Si ristabilisce l’ordine di marcia del corteo.
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L’orto è immerso in una densa penombra.
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Entra l’exaforo che s’avanza lentamente. I littori che lo precedono, coi fasci laureati, respingono la folla. L’exaforo è portato da sei schiavi
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L’Oppidum non è più che una voragine di fumo.
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Nerone depone l’urna sul suolo, presso la fossa.
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Simon Mago lo ajuta a calar l’urna nella fossa.
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Al pilastri degli archi è affisso l’editto dei giuochi.
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Le Dirci hanno varcato il portico e sono spinte dai bestiarii verso l’arena.
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Ricominciano le canzoni della notte. Volano per l’aria le parole d’una strofa amatoria di Petronio:
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Simon Mago comprime l’urna nella buca; poi, con la vanga la copre di terra finché la fossa è ricolma.
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Simon Mago sale l’altare mentre Gobrias svuota un simpulum di vino. Gobrias ripone il simpulum nel recipiente del vino e sale a salti la gradinata.
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Mentre Fanuèl sta per rispondere, s’avvede che l’apertura del sotterraneo si rischiara e che un uomo, con una face in mano, viene salendo lentamente
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Si vede l’interno dell’Oppidum fra i suoi grand’archi centrali, quello di destra che sbocca nell’arena e quello della porta pompae, a sinistra, che s
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Simon Mago va a nascondere la vanga fra i ruderi, poi ritorna; prende dall’acerra alcuni grani d’incenso, li sparge sull’ara thuraria, immerge l
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Le grida di terrore aumentano e s’avvicinano. Il fumo penetra nell’Oppidum e s’ode Gobrias che grida: «L’incendio è nelle fornici!». Altre voci
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Qui si ristabilisce ancora una volta l’ordine di marcia del corteo. Passa una turba confusa d’Armeni, d’Etiopi, d’Indiani, di Greci, d’Egiziani
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Nerone fugge con Tigellino dalla parte di Albano. L’Erinni fa un passo per inseguirlo, ma il corpo di Simon Mago, prosternatole davanti fra le tombe
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Gobrias penetra nel nascondiglio. Simon Mago chiude l’uscio segreto su Gobrias, poi ridiscende ed esce dalla porta dell’antrum. Ritorna subito dopo
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L’orto dove s’adunano i Cristiani, nel suburbio di Roma, è illuminato dagli ultimi riflessi del tramonto. A sinistra v’è un casolare con un vasto
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sulle sue tombe l’oscurità è appena diradata da un barlume cinereo che non projetta ombre; il campo nereggia più cupo.
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giovanetto, colla doppia tibia alle labbra, l’accompagna.
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trionfo e d’ira, agitando toghe e cappelli e pezzuole verdi ed azzurre. Parecchi brandiscono degli stili, altri minacciano colle pugna gli avversarii. L
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La cella è affollata da gente d’ogni classe e l’ogni paese: Matrone adorne di ricchissime vesti, portanti in capo una preziosa mitella od altre
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(Sciarrone rientra nella camera della tortura, chiudendone l’uscio)
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(Spoletta apre l’uscio e sta ritto sulla soglia)
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(suona l’Angelus. Il Sagrestano si inginocchia e prega sommesso).
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A sinistra, una casamatta: vi è collocata una tavola, sulla quale stanno una lampada, un grosso registro e l’occorrente per scrivere: una panca, una
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Sergente, il Carceriere. – Spoletta dà le necessarie istruzioni. Il cielo si fa più luminoso; è l’alba: suonano le 4. Il Carceriere si avvicina a
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(Cavaradossi segue l’Ufficiale dopo aver salutato Tosca, la quale si colloca a sinistra, nella casamatta, in modo però di poter spiare quanto succede
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(Appena uscita Tosca, Cavaradossi sta ascoltandone i passi allontanarsi, poi con precauzione socchiude l’uscio e guarda fuori. Visto tutto tranquillo
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(Spoletta esce: Cavaradossi, che ha udito, si leva minaccioso contro Tosca; poi le forze l’abbandonano e si lascia cadere sul canapè, esclamando con
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(Sciarrone apre l’uscio che dà alla camera della tortura. Il Giudice vi entra e gli altri lo seguono, rimanendo Tosca e Scarpia. Spoletta si ritira
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È ancora notte: a poco a poco la luce incerta e grigia che precede l’alba: le campane delle chiese suonano mattutino. Odesi il canto di un pastore
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, ecc.: poi un Cardinale, col Capitolo, si reca all’altare maggiore; la folla, rivolta verso l’altare maggiore, si accalca nella navata principale).
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Cavaradossi, poi chiama a sé il Carceriere: con questi e col Sergente ridiscende, non senza aver prima dato ad una sentinella, che sta in fondo, l’ordine
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delle candele sullo scrittoio, va a prenderla, accende l’altra, e colloca una candela a destra e l’altra a sinistra della testa di Scarpia. Alzandosi
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(Sciarrone rientra e subito appare Cavaradossi svenuto, portato dai birri che lo depongono sul canapè. Tosca corre a lui, ma l’orrore della vista