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Il velo, che copre il capo di Nerone, cade. Appena il volto di Nerone si scopre,
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Nello stesso tempo s’è spento il raggio che illuminava Asteria. Il sacrario ripiomba nell’oscurità.
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Il littore tenta d’interporsi co’ fasci, ma Simon Mago s’è già slanciato sulla Vestale e le strappa il velo.
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Sulla scala del podio è comparsa una Vestale. Ha il capo coperto dall’infula e il viso nascosto da un velo; ogni suo vestimento è bianco.
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Il Circo Massimo
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Il tempio di Simon Mago
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Dicendo queste ultime parole accenna ad una località oltre il tumulo, verso Albano. Simon Mago depone l’acerra presso l’apertura della cripta, poi va
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Gobrias beve presso il lettisternio.
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S’intravvedono nel fondo Simon Mago e Gobrias poveramente vestiti. Simon Mago ha il capo coperto da una calàutica i cui lembi sciolti gli mascherano
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Le grida di terrore aumentano e s’avvicinano. Il fumo penetra nell’Oppidum e s’ode Gobrias che grida: «L’incendio è nelle fornici!». Altre voci
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Il Decurione e due Guardie afferrano Asteria.
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Nerone guarda paurosamente il sepolcro dove sorgeva Asteria.
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Ancor più nel lontano risuona il canto di prima:
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Rubria è rimasta sola nell’orto. Il canto s’affievolisce allontanandosi.
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Nella cella i devoti guardano, in atto d’ansiosa aspettazione, il calice raggiante.
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Il salmo nella cella è cessato; ritorna la calma anche nel sacrario.
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Il Popolo irrompe in scena, restando pur sempre sull’Appia e correndo verso Albano.
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Il tempiere gira fra i fedeli con un piatto per raccogliere le offerte.
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Rubria si vela il viso e s’avvia rapidamente dalla parte di Roma.
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Segue un momento di tregua; Tigellino se ne vale per ripigliare il racconto.
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Le Dirci hanno varcato il portico e sono spinte dai bestiarii verso l’arena.
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funeraria; il lumignolo si ravviva e riarde. La donna s’inginocchia, inclina il capo sulla tomba, congiunge le mani e, nell’alto silenzio che la circonda
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La luna s’è rannuvolata. Nerone piglia la tazza, ma esita a versare il sangue sulla fossa.
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Asteria è trascinata dai Pretoriani e dalle Guardie Germane fuori dal Tempio. Il coro la insegue minaccioso.
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Passano sull’Appia due giovani viandanti; quello che canta poggia il braccio sulle spalle dell’altro. Vanno verso Roma.
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Rubria fa cenno a Fanuèl, il quale s’affretta a riempire la ciotola coll’acqua dei fonte e gliela porge.
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Ricomincia il tumulto del Circo, s’odono a diverse distanze le grida: «Age jam! – Evax! – Ahè! – Ahè! – Euge! – Eho! – Eho! – Vogliam le Dirci!».
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Frattanto la più sordida plebe del Circo s’è riversata nell’Oppidum. Nerone, presso la porta pompae, attende cupidamente il passaggio delle vittime.
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Tigellino abbassa il cappuccio della lacerna sugli occhi e s’avvicina alla via, ripartendo la sua vigilanza ora sul corteo, ora su Nerone.
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Passa una famiglia di gladiatori, la precede il lanista, riconoscibile alla lunga ferula che impugna; gli sta a fianco uno schiavo con una lanterna.
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Presso all’arco che sbocca nel Circo si vede internarsi nel muro, di prospetto, il primo ramo d’una scala che sale al podio.
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Simon Mago sale l’altare mentre Gobrias svuota un simpulum di vino. Gobrias ripone il simpulum nel recipiente del vino e sale a salti la gradinata.
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Incominciano a diffondersi le prime trasparenze dell’alba. Il cielo si rasserena. La profonda quiete dell’ora s’estende su tutta la campagna romana.
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È un campo situato (per chi va da Roma ad Albano) lungo il lato destro dell’Appia, alla sesta pietra milliaria. La via segue una linea obliqua fra
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Mentre Tigellino sventola ancora il focale, s’ode squillare non lontano una chiamata di bùccine come per un esercito in marcia. Dalla via di Roma i
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Attraverso le nubi dell’incendio si scorge la gente che fugge, che s’urta, che cade. – Una fiumana di popolo irruente invade il criptoportico, spinta
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(Frattanto dalla scaletta è salito un drappello di soldati: lo comanda un Ufficiale, il quale schiera i soldati nel fondo: seguono Spoletta, il
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(il Carceriere prende il registro dei condannati e parte dalla scaletta)
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: siede ed aspetta mezzo assonnato. Più tardi un picchetto, comandato da un Sergente di guardia, sale sulla piattaforma accompagnando Cavaradossi: il
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(Dalla scala viene Spoletta, accompagnato dal Sergente e seguito da Tosca: il Sergente porta una lanterna – Spoletta accenna a Tosca ove trovasi
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Il Carceriere - Cavaradossi - Un Sergente - Soldati.
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Nel fondo il Vaticano e S. Pietro.
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(Senza abbandonare cogli occhi il cadavere, Tosca va alla tavola, vi depone il coltello, prende una bottiglia d’acqua, inzuppa un tovagliolo e si
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(suona l’Angelus. Il Sagrestano si inginocchia e prega sommesso).
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Tavola imbandita. Un’ampia finestra verso il cortile del Palazzo. È notte.
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(uno dei birri che seguì Scarpia, torna dalla Cappella portando il paniere che Cavaradossi diede ad Angelotti)
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Spoletta e tre birri introducono Mario Cavaradossi. Poi Roberti, esecutore di Giustizia, il Giudice del Fisco con uno Scrivano e Sciarrone.
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(Mentre Scarpia scrive, Tosca si è avvicinata alla tavola e colla mano tremante prende il bicchiere di vino di Spagna versato da Scarpia; ma nel
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sulla piattaforma. Essa vede l’Ufficiale ed il Sergente che conducono Cavaradossi presso al muro di faccia a lei: il Sergente vuol porre la benda
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dell’amante insanguinato è così forte, ch’essa sgomentata si copre il volto per non vederlo – poi, vergognosa di questa sua debolezza, si inginocchia