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Si sprofonda una parte della volta.
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Fra questi ruderi un uomo, nelle tenebre, sta scavando una fossa. È Simon Mago. Sul margine della via un altro uomo guarda, immobile come in vedetta
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La luce, mite ancora e senza raggi, a grado a grado discopre le cose remote, gli edifici sparsi qua e là nel fondo della campagna, gli archi del
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al di là della cortina, sul limitare della cella.
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Ricominciano le canzoni della notte. Volano per l’aria le parole d’una strofa amatoria di Petronio:
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La guardia Germanica colle armi in pugno caccia Simon Mago, pungendolo e minacciandolo, sui gradini della torre dell’Oppidum.
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Dicendo queste ultime parole accenna ad una località oltre il tumulo, verso Albano. Simon Mago depone l’acerra presso l’apertura della cripta, poi va
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Tigellino abbassa il cappuccio della lacerna sugli occhi e s’avvicina alla via, ripartendo la sua vigilanza ora sul corteo, ora su Nerone.
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disperdono nell’orto. Fanuèl, appoggiato ad una colonna della vite, guarda Rubria. Incominciano a spargersi le prime ombre della notte.
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E s’abbandona sulla tomba che le sta dietro; quivi, giacente, rimane. Simon Mago scende tre gradini della cripta con la face in pugno e scompare
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I giovinetti Asiatici schiudono le cortine della lettiga, mentre d’intorno a Nerone piovono fiori e nastri e fronde di palma e ghirlande, fra le
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verso lo sbocco della porta pompae.
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Un littore co’ fasci abbassati la precede, un Flàmine la segue. Giunta all’ultimo gradino della discesa s’arresta, tende il braccio e la mano verso
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Si vede l’interno dell’Oppidum fra i suoi grand’archi centrali, quello di destra che sbocca nell’arena e quello della porta pompae, a sinistra, che s
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Intanto Gobrias è uscito dal suo nascondiglio e, mezzo assonnato e barcollante, contempla con grande stupefazione, dall’alto della gradinata d’ond’è
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Sul lato destro della via, dalla parte di Roma, s’innalza un grande sepolcro che si prolunga nell’erba; gli si allinea d’accanto, progredendo verso
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Ai piedi della gradinata stanno schierati alcuni giovanetti con delle grandi arpe e delle cetre e dei sistri. Presso i pilastri dell’arco sono
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riflesso della bragia.
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bestiarii sollevano Rubria sulle teste della folla ruggente e la trasportano nell’arena dove è spinto anche Fanuèl insieme alle Dirci e ai Cristiani che
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sparge una luce verdastra e lo colloca ai piedi della gradinata.
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In questo grande atrio ha sua foce un criptoportico che si prolunga nel fondo seguendo la lieve curva della fronte del circo; è chiuso, alla diritta
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tenendo Asteria Per mano. La porta laterale della cella si spalanca e discopre un’ala sontuosa ove si scorgono Nerone, Tigellino, Terpnos, e dietro d
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La Chiesa di Sant’Andrea della Valle.
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Sagrestano – Allievi e Cantori della Cappella – Chierici – Confratelli.
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(Sciarrone rientra nella camera della tortura, chiudendone l’uscio)
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(Scarpia passeggia meditando: a un tratto s’arresta: dall’aperta finestra odesi la Cantata eseguita dai Cori nella sala della Regina).
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(Sciarrone apre l’uscio che dà alla camera della tortura. Il Giudice vi entra e gli altri lo seguono, rimanendo Tosca e Scarpia. Spoletta si ritira
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(Spoletta entra nella camera della tortura e n’esce poco dopo, mentre Tosca, vinta dalla terribile commozione, cade prostrata sul canapè e con voce
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sedia. Su di una parete della casamatta un crocifisso: davanti a questo è appesa una lampada. A destra, l’apertura di una piccola scala per la quale
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(Sciarrone rientra e subito appare Cavaradossi svenuto, portato dai birri che lo depongono sul canapè. Tosca corre a lui, ma l’orrore della vista
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delle candele sullo scrittoio, va a prenderla, accende l’altra, e colloca una candela a destra e l’altra a sinistra della testa di Scarpia. Alzandosi