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Nerone e Tigellino scendono la scala del Podio e s’arrestano presso all’arco del Circo.
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Simon Mago schiude un poco la cortina e passa nella cella. Non rimane altra luce che quella del cero e del braciere ardente; anche la fiamma dell’ara
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Si ristabilisce l’ordine di marcia del corteo.
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Le fila del corteo si spezzano ancora.
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Da ogni parte del Circo si odono le grida di «Basta! Le Dirci! La Tragedia! Basta!»
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Un raggio iridescente scende dalla volta del Tempio e illumina Asteria la cui immagine si riflette nello specchio.
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La puella Gaditana col tibicino e coi liberti, continuando la danza, si eclissano nella curva del criptoportico.
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Nerone s’incammina, arriva sino al limite del sacrario e fa per entrare, ma Simon Mago lo arresta.
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La guardia Germana, afferrato Simon Mago, lo trascina rapidamente sino alla scala di legname che sta a sinistra del criptoportico.
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Asteria, con una fiaccola in mano, discende la scala; giunta alla soglia del sotterraneo s’arresta per illuminare chi la segue.
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Ricomincia il tumulto del Circo, s’odono a diverse distanze le grida: «Age jam! – Evax! – Ahè! – Ahè! – Euge! – Eho! – Eho! – Vogliam le Dirci!».
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Accorrono sacerdoti a spegnere le fiamme sul corpo di Dositèo e con grande agitazione lo trasportano in parte non vista del sacrario, a destra.
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Frattanto la più sordida plebe del Circo s’è riversata nell’Oppidum. Nerone, presso la porta pompae, attende cupidamente il passaggio delle vittime.
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Le grida del Circo giungono nell’Oppidum da varie altezze e distanze, seguite da risate e da urli, frammiste a squilli di buccine.
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Simon Mago sale l’altare mentre Gobrias svuota un simpulum di vino. Gobrias ripone il simpulum nel recipiente del vino e sale a salti la gradinata.
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Gobrias s’è allontanato dall’orto. Rubria entra nel casolare e poco dopo n’esce con alcuni Cristiani. Fra gli alberi del fondo si vede un Centurione.
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Sulla scala del podio è comparsa una Vestale. Ha il capo coperto dall’infula e il viso nascosto da un velo; ogni suo vestimento è bianco.
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Mentre Fanuèl sta per rispondere, s’avvede che l’apertura del sotterraneo si rischiara e che un uomo, con una face in mano, viene salendo lentamente
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Dal fondo del Portico s’avvicina lentamente un corteo strano ed atroce. Le donne Cristiane, precedute da Fanuèl, vestite come la Dirce del marmo
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Vortici di folla irrompono da ogni lato. La maggior calca ferve intorno ad una quadriga; quivi le fazioni del Circo si affrontano levando grida di
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fanno parte del gruppo che assedia Gobrias.
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grida e gli squilli del trionfo.
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Ad un tratto s’odono degli urli di spavento che vengono dal fondo del criptoportico e dalle parti più alte dell’edificio dove s’incomincia a scorgere
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sbucato, la ruina del sacrario, mentre Nerone atterra un’altra statua.
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del sacrario non arriva a illuminare Asteria.
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Dal fondo del portico sopraggiungono alcuni gladiatori armati per combattere e disposti in ordine di parata; divisi per coppie, preceduti da quattro
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siriache. Le fanciulle Gaditane seguono la teoria del corteo danzando e gettando fiori. Portano incensieri, cetre e lire.
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levato un calice d’oro. Un raggio fulgidissimo scende dalla volta del tempio e illumina tutta la persona del Taumaturgo. Due sacerdoti situati più basso
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La luce, mite ancora e senza raggi, a grado a grado discopre le cose remote, gli edifici sparsi qua e là nel fondo della campagna, gli archi del
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È un sotterraneo del Circo dove si depongono i morti. La luce riflessa d’una torcia che s’avvicina dirada a poco a poco le tenebre, rischiarando a
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Qui si ristabilisce ancora una volta l’ordine di marcia del corteo. Passa una turba confusa d’Armeni, d’Etiopi, d’Indiani, di Greci, d’Egiziani
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rannicchia d’accosto, mezzo prostrata, mezzo seduta; i due corpi si toccano. I loro volti riverberano, fra le tenebre, la livida luce del cero e il
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del serpente di bronzo e tutti escono dalla porta a sinistra. Intanto Dositèo eseguisce gli ordini di Simon Mago: spegne i lumi, accende un cero che
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In questo grande atrio ha sua foce un criptoportico che si prolunga nel fondo seguendo la lieve curva della fronte del circo; è chiuso, alla diritta
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L’orto dove s’adunano i Cristiani, nel suburbio di Roma, è illuminato dagli ultimi riflessi del tramonto. A sinistra v’è un casolare con un vasto
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mette a danzare in mezzo al crocchio, sotto il criptoportico, una sua danzetta mite e lieve, al suono di un corno, del timpano e di crotali, mentre un
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lacerna dissimula, sotto dei nèi artificiali, gli sfregi del volto; eleganti cavalieri ed aurighi d’ogni fazione. Di fianco all’ingresso un mercante d’idoli
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La camera di Scarpia al piano superiore del Palazzo Farnese.
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Tavola imbandita. Un’ampia finestra verso il cortile del Palazzo. È notte.
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Spoletta e tre birri introducono Mario Cavaradossi. Poi Roberti, esecutore di Giustizia, il Giudice del Fisco con uno Scrivano e Sciarrone.
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(intanto dal cortile al disotto del parapetto e su dalla piccola scala arrivano prima confuse, poi sempre più vicine le voci di Sciarrone, di
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scrivere – e con infinite precauzioni cerca di impossessarsi del coltello, rispondendo alle domande di Scarpia ch’essa sorveglia attentamente)
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raggrinzata del morto: ne toglie il foglio e lo nasconde in petto. Spegne il candelabro sulla tavola e va per uscire, ma si pente e vedendo accesa una