Racconti fantastici
1866 io mi trovava a Milano. Era la sera del giovedì grasso, e il corso delle maschere era animatissimo. Devo però fare una distinzione - animatissimo
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Lascio a chi mi legge l'apprezzamento del fatto inesplicabile che sto per raccontare. Nel 1855. domiciliatomi a Pavia, m'era dato allo studio del
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giovine erede non si era allontanato mai da quei monti sì ricchi di frutteti e di selvaggiume; nel vecchio maniere della famiglia, che un tempo era
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che tutto era successo pel suo meglio, e che ogni cosa era ordinata ad un fine da una volontà altamente provveditrice e benefica. Ogni uomo osservatore
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della vita è ascendente, da essa in poi discende. Si abbandona la famiglia nella quale si era nati, e se ne forma e se ne ama una nuova; si amavano i
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dei sogni, compiuto - se così si può dire d'una cosa che non ebbe principio evidente - in una terra che non era la mia, e alla quale mi avevano attratto
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! Scriverla? era peggio! La mia mano sicura nel vergare le altre, diventava convulsa e tremante allorchè mi accingeva a scrivere questa. Ora le aste
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