Nanà a Milano
le panzane romantiche "fra il didascalico e il rompiscatole" a situazioni in sospeso, a caratteri tirati a pomice, e a personaggi tirati pe' capegli
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opera di ruina e di morte; trovando che il suo appartamento era divenuto troppo idiota e troppo ristretto in urto col suo impresario, che la voleva
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rifiniva mai di dirle che ella era troppo franca. Non c'era verso. Il di lui modo di esprimersi, quantunque scevro di malizia o di ironia, era sempre così
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La sera dopo al teatro Milanese si dava una rappresentazione mista in dialetto ed in francese. La nascente compagnia ambrosiana lasciava il posto ad
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Filippo Marliani abitava in una camera di venticinque lire al mese in via Solferino. Era una stanza che pareva creata apposta per designare il
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quali fui raccomandata e che ebbi il bene di conoscere in questi giorni di mia residenza in Milano, vi esprimo il piacere, signor conte, che avrei di
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Lo studio di Enrico era piccino e modesto, un vero studio da dilettante di buon gusto; ma quanta luce e quanta bella roba in esso! Il sole vi entrava
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dolce nome di Romea, che è il femminile dell'amante di Giulietta. Giulietta.C'è a Milano un proverbio che dice: offellee fà el to mestee
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Siamo in villa, sul lago di Como. Potevano essere le otto d'un bel giorno di settembre. Il notaio faceva il suo solito sonnetto del dopo pranzo. La
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ragione che essa dura fin dal primo giorno, in cui la mistica coppia, imaginata dalla Bibbia, sentì il primo palpito, che doveva perpetuar nel mondo la
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presso di lei in faccia a Rubieri, a Sappia, a Marliani, a Salis, a Bianconi, che forse sapevano del suo attaccamento per Nanà, e avrebbero indovinato il
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. Egli stava in giardino a potar i suoi fiori, quando il domestico gli annunciò una visita sbarcata poco prima dal vapore. - Sarà quel capo scarico d'un
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, quella stessa sua verginale indifferenza intorno al motivo sensuale, che allontanava da lei il suo giovine amante, e la stima immensa che essa gli
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assai moderate. Comperò dunque la casetta, e in essa si creò il suo nido dell'arte e della vita. Lo studio, che solo conservò tal quale, era per lui
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Nell'ottobre del 1866, moriva in Milano di pneumonite il vedovo conte Guglielmo O'Stiary dopo una fiera malattia di cinque giorni. Lasciava un
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