Nanà a Milano
protagonista è appunto il padre dello zio, del genero del cugino, dell'eroina, e vogliono che l'intreccio incominci, si complichi e si sciolga col
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opera di ruina e di morte; trovando che il suo appartamento era divenuto troppo idiota e troppo ristretto in urto col suo impresario, che la voleva
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canto suo, senza far mostra di accorgersi d'essere stata consultata o preferita, dava uno sguardo repentino a sua madre, e se questa non le diceva col
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sera innanzi, col resto tentare per l'ultima volta la sorte. Se questa gli fosse stata avversa si sarebbe fatto saltar le cervella. Lo aveva fissato e
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nel contatore - si udiva uscir la voce fessa di un altro, che ciarlava col conte vielle roche - Ne ha comperati mille in Francia e centoventi lire
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geniale, ma riservata a lui, soltanto col consenso del sindaco, scompariva a poco a poco a' suoi occhi di ventiquattro anni. La Nanà si era informata
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ascolto al proverbio e s'era messa in capo di arricchire, vendendo acquavite chic ed altri gèneri; ma non riusciva ad accozzar la cena col desinare
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al tuo studio." "LA TUA NANÀ." - A che ora è uscita stamattina la signora? - domandò Enrico scevro ancora da vero sospetto, ma col cuore molestato da
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bisognava tener buono il Marliani e riprese: - Tu sei troppo gentiluomo per fare una simile vigliaccheria. - Bada Nanà a non scherzare col fuoco. Tu non
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di Rubieri stette muto, ma col capo alzato, collo sguardo fisso e col labbro infuori, pareva chiaramente dicesse: "Chi va mai a sapere ciò che si cela
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- che mi facesse aspettare questo brigante d'un sor Marliani. E diede un'occhiata al pendolo confrontandolo col proprio orologio. - Tre e mezza
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segreto penetrale ad un povero pittorello di Roma, che viaggiava per istruzione col sacco in spalla; egli fece colazione con lui nel giardino
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milione al suo unico figlio Enrico, di passa vent'anni, col patto espresso nel testamento, ch'egli non potesse andar in possesso assoluto e dispotico della
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