Nanà a Milano
Gli svegliarini critici dei nostri giorni sono tanto scorbellati, che se l'autore d'un libro non ha la precauzione di spiegarsi un poco, su ciò che
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Zola racconta che arrivò un momento in cui la sua posizione a Parigi le divenne insoffribile. Sopraffatta dai fantasmi miserabili e cruenti della sua
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In casa Martelli la conversazione, tanto più se presente don Ignazio, era la cosa più gaia e più spiritosa che si possa imaginare. E, sopratutto
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una troupe troupefrançaise che pigliava possesso di quel palcoscenico. L'impresario aveva combinato per le ultime serate delle recite internazionali
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Filippo Marliani abitava in una camera di venticinque lire al mese in via Solferino. Era una stanza che pareva creata apposta per designare il
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Fra le otto dichiarazioni d'amore, ricevute da Nanà quel tale venerdì, non ce ne furono che due fortunate e degne di risposta: quella del Marliani e
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moderna, due Meissonnier che gli erano costati ventimila franchi. Il ritratto di Nanà stava sul cavalletto. Fate conto che siano passati dieci o
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dalla casa di Nanà con un odio intenso e furibondo. Esecrava cordialmente quella Francese che era tanto più bella di lei. Quand'essa vedeva passare
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signora Eugenia era salita a trovare la cameriera, che s'era messa a letto con un febbrone. Elisa era uscita sul terrazzo, che dava sul lago, e stava
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ragione che essa dura fin dal primo giorno, in cui la mistica coppia, imaginata dalla Bibbia, sentì il primo palpito, che doveva perpetuar nel mondo la
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presso di lei in faccia a Rubieri, a Sappia, a Marliani, a Salis, a Bianconi, che forse sapevano del suo attaccamento per Nanà, e avrebbero indovinato il
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pariginaSuonavano le nove e mezza di mattino al campanile del villaggio sul Lario, che sorgeva a un tiro di pistola dalla villa del notaio Martelli
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tutte le sue convinzioni. Ogni sentimento ne fu stravolto. L'amore così confidente e puro, la speranza che le freddezze di Enrico fossero passaggere
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Aldo Rubieri, nel tempo che aveva molti debiti e poche commissioni, abitava fuori di una porta della città. Si era fatto corpisantino, e là nel
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sostanza se non compiuti i ventiquattro, come portava la legge che vigeva al tempo degli Austriaci. In caso che l'erede avesse voluto fare opposizione
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