La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi
la voce la quale gli impone una condotta morale, regolata cioè da alcune concezioni trascendenti ed assolute, dinanzi alle quali si pieghi e ceda
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questo; fu cioè, assai spesso, una spiegazione diremmo quasi provvisoria ed antropomorfica della natura.
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tenteremmo di ispirarlo. Anche la voce di Gesù e di Paolo non giungeva già all'animo di tutti, ma solo di quelli che il Padre chiamava; di quelli, cioè, la
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, riconosciuta o subita, di affermazioni altrui, sono i precedenti di tali risposte; ed esse, cioè le credenze le quali dirigono l'azione morale di ciascuno
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i probabili risultati di essi, nel fare che le azioni nostre sieno sempre più intimamente nostre, procedano cioè con avvertenza piena dal nostro io
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spontanee o, come dicono, riflesse, provocate cioè da stimoli esterni ai quali i sensi reagiscono senza nostra deliberazione, ma anche capaci di inibire i
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atto che il cristianesimo ci chiede è appunto la formazione di quest'uomo nuovo, interiore, spirituale, vivente di fede e di carità; la formazione cioè
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propria: rinnegare cioè ciò che egli ha e sente in sé del male dell'umanità precedente, del male dei proprii simili, del male suo passato: affrontare, o
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che io vi ho detto. Io vi ho detto già che la personalità apparisce in noi insieme con la coscienza morale; insieme, cioè, con la consapevolezza d'un
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interno è legge della vita dello spirito, sinché questo è legato al flusso della vita fisiologica: sinché lo spirito è psiche, cioè lato ed aspetto
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tutti gli atti religiosi veri, quelli cioè che sono animati da un intimo spirito religioso e non appariscono solo esteriormente tali o derivati ed
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I. Una difficoltà, dopo quanto io esposi ieri a sera intorno a la vita morale nel cristianesimo, vi è forse rimasta nell'animo: se cioè il dissidio
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fatto e cioè collaborazione effettiva, in vista, non di alcuni particolari beni dell'essere, ma dei fini ultimi di ogni opera umana. Ed è egli possibile
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La carità, non si potrà mai ridirlo abbastanza, non è un principio astratto, ma una vita; ed appunto perché è carità, e cioè unione e identità di
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noi medesimi. Ieri, poi, fissammo un ultimo carattere della vita religiosa: quello cioè del suo svolgersi, normalmente, in forma di vita sociale e
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esterni, tale atto di carità e possesso della grazia implica ed include l'adesione alla Chiesa esterna visibile; include cioè, come i teologi dicono, il
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ufficialmente nella Chiesa visibile, cioè nella società svolgentesi e operante nel tempo. Può darsi che, per l'adesione dell'anima ai precetti del cristianesimo
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Ad essi fu giustamente osservato che si entra bensì nella Chiesa con un atto di volontà, cioè libero, per la fede; ma ciò non significa che l'entrare
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: che, cioè, ponendo essa l'uomo accanto all'uomo non come due soggetti di uguale valore, aventi dritto al rispetto l'uno dell'altro, ma come due nemici
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quindi anche col Padre. Il pane, che i nostri occhi veggono, non è più che un segno; cioè, del pane non vi è più che il segno, il fenomeno, un gruppo di
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, anzi ogni religione; essa è il segno e l'atto supremo della carità, cioè della vita spirituale che ha varcato i confini di ciò che è apparente e
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esso non è anche vero, se cioè non contiene quello che figura, se, oltre all'indicare che gli uomini sono fratelli, non li fa veramente fratelli, per
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quegli atti cioè che l'uomo pone a vantaggio di altri; e tanto maggiore è la virtù dell'atto e l'eroismo, quanto più sparisce in chi lo compie la
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morte gli ideali rimani, quasi una religione; cioè un atteggiamento di tutta l'attività morale, una vita, una soluzione del problema del posto e
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; nessuna, per nessun motivo al mondo. Ora io non so, né cerco qui, se lo Stato laico, il quale cioè dichiara di prescindere, nella sua attività, da ogni
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vostra condotta, dalla direzione pratica dei vostri sforzi interiori. Che cosa è che vi par bene, e cioè desiderabile, che cosa male, e quindi da fuggire
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festa il giorno della coscienza cristiana, della Chiesa e del Signore. È imposta cioè, in questo giorno, la partecipazione ai riti collettivi della
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; così che quello che noi vediamo e facciamo reca, quando la reca, quando cioè procede davvero dalla nostra attività interiore desta e operante senza
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siam soliti fare con coloro che amiamo: dirlo, cioè, delle cose gradevoli, porre atti che le piacciano, offrirle doni, averne presente la memoria
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del nostro costume cristiano di oggi, può essere una sola, ma di qualche importanza: che cioè noi non dobbiamo rifarci, ogni età, ogni società, ogni
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volontà loro alla sua, per voler noi questi medesimi oggetti: e solo quando noi vorremo come Dio potremo dire di volere Dio e cioè di amarlo. Il che
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Ora è da notarsi un altro fatto, di non poca importanza: che cioè l'idea pratica che noi ci facciamo di Dio, della vita religiosa, dei doveri
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II. Un esame di questo genere, anche se sommariamente tentato, ci porterebbe innanzi tutto ad una constatazione di parecchia importanza; che cioè
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concatenamenti ideali, ma farla: e cioè cercarla nel bene, raccogliere su di essa lo sforzo di tutta quanta la nostra attività interiore, per
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di ciò che è più veramente e propriamente nostro ed umano, la libertà, la personalità, la volontà. Il punto di arrivo è Dio, cioè, in qualche modo, la
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e profondo, a cui tutti conferiscono un poco ma che nessuno di essi dà pienamente, e cerca certi suoi fini ultimi, non riducibili cioè ad altri, e
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adattare cioè la loro fede ad una coscienza morale, cresciuta in gran parte fuori dell'influenza di essa, ad abitudini già fatte, talora anche ripugnanti ad
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applica cioè agli altri, come a fratelli tuoi, uguali a te nel dovere e nei dritti, quel senso acuto e vigile di giustizia che tu sei solito applicare alla
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cioè nella quale le varie forme di attività e di rapporti sociali, e l'attività collettiva, formatrice del dritto nuovo, si ispirano al precetto di
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nella Chiesa direi quasi di anno in anno, e dà opere e istituti che divengono, per un tempo più o meno breve, sinché cioè dura lo spirito primo
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! Associati per qualunque scopo, da qualunque legge o statuto, purché nel nome, cioè nello spirito e nella vita del Cristo; e quivi, in mezzo ad essi, quivi
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E il cristianesimo anche ci ha dato nel sacerdote l'uomo “sociale” per eccellenza; l'uomo cioè il quale, staccatosi da tutto ciò che è terreno, non
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nella loro rappresentazione concreta, ma le idee o le cose stesse attraverso queste idee, in quanto cioè, elaborate dal nostro spirito, divengono forme
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l'elemento intellettualistico e rappresentativo, ma l'elemento morale; quell'assentire cioè ad essa, quella accettazione di certe dottrine e di certi fatti
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l'assoluto: il campo cioè delle realtà spirituali e del divino. La critica, che la vostra indagine filosofica ha superato, torna a voi dal terreno della storia
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spirito ad alcune dottrine, negare ad esse la sola prova vera e grande di certezza interiore: il vivere cioè secondo che quelle dottrine esigono e
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quei densi e profondi strati del subcosciente, di memorie cioè, di desiderii, di abitudini, di rappresentazioni, di affetti, dei quali noi non
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