La leggenda di Sakùntala
Il vecchio Durvàsas avanza dal fondo, e batte alla porta dell'eremo.
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Priyàmvada si staccherà dall'amica e andrà verso la porta per meglio udire.
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Priyàmvada,sorridendo con intenzione, raccoglie i fiori caduti e li porta sul banco per riordinarli.
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La porta viene aperta, mentre Anùsuya esegue a malincuore. Nel sole s'irraggerà la figura apocalittica di Durvàsas.
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La figura liliale della fanciulla s'avanzerà come in sogno fin verso la porta. Qui si soffermerà, sempre con lo sguardo perduto.
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La porta si apre: Durvàsas entra. Il mattino si fa radioso. Voci di caccia lontana. Due mendichi, ansimanti, si affretteranno verso l'eremo.
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Il fondo della scena è formato dal muro del recinto intorno all'Eremo. Nel mezzo una gran porta. A destra della porta si accede per tre gradini a un
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. La parte sinistra, meno profonda, potrà essere chiusa da una cortina ornata di fregi misteriosi. Fra questa e l'arco scenico s'aprirà una porta: la
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udiranno i canti di gloria degli eremiti che accompagnano Kanva. La porta si spalanca. Priyàmvada accorre festosa, seguita da Anùsuya.
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Avanzerà di qualche passo. Le due fanciulle restano indecise, ma poi lentamente, tristi ed accorate scompariranno richiudendo la porta alle loro
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sulla fanciulla; poi, turbatissimo, si ritrae per la sua porta, presso la quale resta lo Scudiero.
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gravemente i due Eremiti, seguiti da turbe. Harìta porta sulle braccia il fanciullo coperto di veli, e si arresterà nel fondo della scena. Il Re si desterà
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piovono da invisibili lampadari; gli uomini della Corte si terranno, parte seduti e parte addossati alla porta al Re. Verso la fine della danza, il