La leggenda di Sakùntala
Opera in tre atti da "Kalidasa"
Libretto di Franco Alfano
Musica di Franco Alfano
Personaggi
Sakùntala
soprano
Priyàmvada
mezzo-soprano
Anùsuya
soprano
Il Re
tenore
Kanva
basso
Durvàsas
basso
Lo Scudiero
baritono
Harìta
basso
Il Giovane Eremita
tenore
Un Pescatore
tenore
Un Uomo della Guardia
basso
Gli asceti, gli uomini della Corte, le danzatrici, la turba.
«La leggenda di Sakùntala» è tratta dal «Riconoscimento di Sakùntala», capolavoro di Kalidasa, il più celebre poeta lirico e drammatico indiano, fiorito nel VI secolo della nostra era, alla corte del gran Re e mecenate Vikramaditya. Ricchezza d'immagini e tenerezza di sentimenti sono le doti preclare del Poeta, e rifulgono in «Sakùntala» su gui Goethe ha scritto un epigramma famoso: «Vuoi comprendere con un sol nome «i fiori di Primavera «e i frutti d'Autunno; «ciò che diletta e insieme commuove, «ciò che piace e nutre la mente; «vuoi riunire in un nome «bellezza di Cielo e di Terra? «Io ti dico: Sakùntala: «e tutto è detto!» Dal dramma originale in sette atti (secondo la leggenda popolare di cui in parte è un riflesso nel racconto del poema Mahabharata) son desunti, con opportuna semplificazione degli elementi sopranaturali, i tre atti del presente libretto. Questa leggenda, derivata dal primigenio ciclo ariano, conserva tuttora l'integra freschezza della sua poesia; perché il mistero divino di una nascita miracolosa - quale doveva essere per la fantasia di un aèdo, l'inizio d'una grande Stirpe: la nostra - si esplica a traverso avvenimenti della più pura Umanità: cioè l'ineluttabile amore di due giovinezze, e il sacrifizio della Madre, che s'immola per la vita e il trionfo del Figlio. F.A.
Atto primo
Ripiano erboso di una selva. A sinistra, sul davanti, alberi secolari sorgono isolati. Fra gli alberi piccola aiuole fiorite. Un banco di pietra inverdito dal musco è ombreggiato da un ramo pendulo di una pittoresca liana. A destra un rivo scende dall'alto con murmure lene fra grossi frutici. Sul rivo un piccolo ponte. L'eremo si intravede a sinistra, nel secondo piano della scena più alto. Intorno e in fondo, la selvaggia foresta dove più densa e dove più rara, sì da lasciare qualche traccia di passaggio. È l'alba. Fumi lievi vaporano dal tempio. Si odono canti gravi.
Luci dei cuori,
fiori ed incensi, fuoco
offriamo a te!
Benedetto!
Sette fiamme hai nella bocca!
Sette mari hai per tuo letto!
Sette monti sotto il piè!
Cingi l'anima nostra
col nimbo dei tuoi pensieri!
Vittorioso tu splendi!
Il vecchio Durvàsas avanza dal fondo, e batte alla porta dell'eremo.
Durvàsas
Sakùntala, apri!
La porta si apre: Durvàsas entra. Il mattino si fa radioso. Voci di caccia lontana. Due mendichi, ansimanti, si affretteranno verso l'eremo.
I Mendichi
Erimiti, salvate le sacre gazzelle!
È la caccia del Re!
Al richiamo gli asceti appariranno su la soglia. Alcuni avanzeranno perplessi, sbigottiti. Le voci si accrescono. E d'improvviso la caccia tumultuosa apparirà da destra, sperdendosi poi nel folto degli alberi.
Harìta
Ah, come salvare
i cervi e i caprioli...
L'altro Eremita
Le sante bestiole dell'Eremo!
Un giovane appare con l'arco teso verso una gazzella fuggente tra gli alberi. Gli eremiti si arretrano, ed esclamano insieme.
Eremiti
Il Re!
Il giovane apparso è sempre nell'atto di trarre il dardo. Due eremiti, avanzandosi verso lui genuflessi:
Gli Eremiti
O nostro Re, pietà!
(Il Re si volge verso loro sorpreso)
Harìta
È la sacra gazzella dell'Eremo!
Non scoccar la tua freccia!
L'altro Eremita
Non vedi com'è tenera?
Harìta
Che può farti di male?
Il Re
(si sarà avanzato verso il centro della scena)
Ecco, depongo l'arco,
e a voi m'inchino, fratelli!
Harìta
Tu sei buono, o Re!
Dal tuo volto
spira una grazia
che affida a sperare...
Il Re
In che posso affidarvi?
I due eremiti si guardano un momento, esitando.
L'altro Eremita
Poi che la buona sorte
ti ha condotto sul nostro cammino,
noi ti preghiam, o Re,
pe' fratelli dell'Eremo...
Il Re
(incoraggiando affabilmente)
Che cosa mi comandano i fratelli?
Harìta
Da quando Kanva,
il nostro capo, è assente
gli spiriti del male
non cessan nella notte
d'indiarci...
L'altro Eremita
Turbano le preghiere e i sacrifizii.
Harìta
O Re, entra nell'Eremo!
L'altro Eremita
Salvaci dai nemici d'ogni bene.
Harìta
(fervente e solenne)
Tu puoi tutto... su tutti!
Il Re
È una gioia per me!
L'altro Eremita
Kanva lasciò Sakùntala sua figlia.
Ella è come la nostra
Divinità protettrice.
Ti saprà fare onore...
Il Re
La vedrò...
Ma ora andate, buoni eremiti!
Or io comanderò
che la selvaggia caccia
abbia tregua.
E prima di seguirvi
io stesso voglio purificarmi
nelle sacre onde
della fonte Malini.
Harìta
Che il ciel ti doni un figlio
come te virtuoso,
che regga l'universo!
Gli eremiti risalgono lentamente il pendio, poi entrano nell'Eremo. Il Re resta per un momento pensoso, poi, come in sogno, sospirerà: «Un figlio»... indi si avvia anch'egli verso la sorgente. Ma dal fondo della selva, voci fresche di giovinette interrompono la sua contemplazione. Anùsuya appare, portando un fascio di fiori.
Anùsuya
Per di qui, per di qui, amiche...
Nel dirigersi verso il banco di musco, è colpita dalla precoce fioritura di una grande liana. Lascia cadere i fiori, e con viva gioia rivolgendosi di nuovo verso l'interno, chiamerà:
Anùsuya
Priyàmvada, Sakùntala, venite!
Il Re si sarà ritratto verso la macchia, a destra, ma in modo da poter scorgere. quanto si svolge sulla scena. Si intravederanno Priyàmvada e Sakùntala accorrere al richiamo dell'amica.
Anùsuya
Meraviglia, prodigio!
La liana è fiorita innanzi tempo!
Priyàmvada e Anùsuya si avviceneranno festanti alla liana. Sakùntala, turbata, resterà immobile, e con le braccia tese indietro cercherà quasi un appoggio nel tronco dell'albero vicino. Il Re colpito fortemente dalla bellezza di Sakùntala, esclamerà con commossa ammirazione:
Il Re
Divina!
Le due amiche si rivolgono intanto a Sakùntala.
Priyàmvada
È la buona novella! Essa ci dice
che ben presto sarai chiesta in isposa!
Sakùntala
(facendosi pudicamente schermo con un braccio, e avanzando di qualche passo)
Taci!
Priyàmvada
(sorriderà ad Anùsuya che corre verso la sorgente per attigere acqua, poi raggiungendo Sakùntala)
Ma Kanva l'ha predetto!
(con tono sommesso, come ripetendo una profezia)
«Se la liana è precoce a fiorire,
è questo un buon presagio per Sakùntala!»
Sakùntala
No! Non voglio ascoltarti!
Priyàmvada,sorridendo con intenzione, raccoglie i fiori caduti e li porta sul banco per riordinarli.
Anùsuya
(ritornando con un annaffiatoio, a Sakùntala)
Ecco, amica! Acqua pura di fonte!
(Sakùntala vuole prenderle l'annaffiatoio; ma Anùsuya gentilmente schermendosi)
Ma ad ogni pianta devi dar ristoro...
Le più sfiorite ti saran grate...
Non le dimenticare!
Sakùntala
No, porgi! Tu sai che le amo tutte
come una sorella!...
Insieme andranno tutte verso il fondo; Sakùntala per annaffiare le sue piante, Anùsuya al banco di musco, commentando con Priyàmvada e aiutandola.
Il Re
(sempre ammirato)
Ah, soave fanciulla!
Visione di sogno!
Il tuo labbro è un bocciolo di rosa!
E le tue braccia son due giovani rami!
La tua fresca giovinezza è annodata alle membra
come un fior delicato!
Tu mi riveli per la prima volta
l'incatamento della vita vera!
Sakùntala
(nel curvarsi intorno ai suoi fiori, farà un gesto come di disagio, indi rivolta alle amiche)
Anùsuya! Priyàmvada m'ha troppo
stretto il seno! Dislacciami!
Anùsuya
(accorendo, e rivolta a Priyàmvada)
Senti, ti accusa...
Priyàmvada
(sorridendo)
Non accusar nessuno!
È la tua giovinezza impaziente
d'ogni freno, che sboccia
Anùsuya avrà allentata la cintura del seno; e Sakùntala liberayta dalla stretta fastidiosa, scuoterà con grazia la testa, sì che i piccoli seni avranno un lieve sussulto.
Il Re
(che avrà seguito la scena con crescente ammirazione,esclamerà)
Ah! Vivi, fanciulla, perché io viva!
(poi cercherà di accostarsi, sempre dietro la macchia)
Sakùntala
(d'improvviso fa il gesto di scacciare un insetto molesto. Lo ripete con palese inquietudine)
Aiuto, aiuto!
Priyàmvada e Anùsuya
(accorendo)
Che avviene?
Sakùntala
(avanzando verso il centro della scena, agita le braccia per difendersi dall'insetto)
Un'ape! Un'ape maligna
vuol pungermi il volto!
(le due amiche frenano a stento un scoppio di risa)
Sakùntala
(accendendosi)
Ancora! Via! Ah!
Priyàmvada
(comicamente)
Ahimè! Come aiutarti?
Anùsuya
Come?
Sakùntala
Scacciatela! Difendetemi!
È quasi adirata con le amiche che non la soccorrono seriamente. Tuttavia queste si affannano, sempre un po' scherzose, con qualche frasca, col lembo della veste, a scacciare l'ape insistente.
Il Re
(dietro il fogliame)
O ape, come t'invidio
di sfiorarle il volto e i begli occhi!
Nuovi vezzi le insegni, nuovi incanti!
Anùsuya e Priyàmvada
(nel frattempo, con un grido festoso)
Abbattuta!
Sakùntala
(pronta)
No! Ancora minaccia! Mi persegue...
Priyàmvada e Anùsuya
Che possiamo di più?
Sakùntala
(disperata)
Non ho più scampo!
Priyàmvada e Anùsuya
Invoca il Re!
Il Re
(sussultando di gioia)
Ah!
Sakùntala
Soccorso!
Il Re
(uscendo decisamente dalla macchia e avanzando di un passo)
Chi è che osa molestar la fanciulla?
Le giovinette restano un istante interdette.
Priyàmvada
(con soave ardimento)
O nobile straniero!
Come vedi, nessuno!
(sempre sorridendo e indicando Sakùntala)
Sakùntala aveva paura...
Gridava per un'ape insidiosa...
Il Re
(guarda fisso Sakùntala che abbassa gli occhi... poi con estrema dolcezza)
Sakùntala!... Ho sentito
narrar della fanciulla
che è figliuola di Kanva!...
Priyàmvada e Anùsuya si guardano stupite.
Anùsuya
(più ardita)
E come?... Non sei tu straniero?
Il Re
(riprendendosi e un po' esitante)
Sì, sono un pellegrino
inviato dal Re
a visitare l'Eremo del bosco!
Priyàmvada
(rispettosamente)
Onore a te, Signore!
Anùsuya
(come l'amica)
Sii tu il benvenuto
fra noi!...
Priyàmvada
(con dolce letizia)
Sakùntala...
Cara. va, cogli
i frutti più belli,
i fiori più fragranti.
E reca l'offerta all'ospite...
Sakùntala s'inchina e si allontana verso destra. Prima di sparire, si volgerà per riguardare; ma, incontrando lo sguardo del Re, si affretterà nel bosco. Il Re, sempre contemplandola, farà qualche passo, come per seguirla.
Anùsuya
(piano, curiosa, a voce bassa)
Priyàmvada, ascolta!
Chi sarà lo straniero bello e grave?
Priyàmvada
(le fa cenno di aspettare)
Taci! Forse presto sapremo!...
(poi rivolta al Re)
Signore, non vorresti
sedere accanto a noi?
Il Re
(richiamato alla realtà)
O gentili fanciulle,
se m'è dato di interrogarvi...
Il Re e le fanciulle andranno verso il bosco e si sederanno.
Il Re
Il saggio Kanva,
il capo austero degli anacoreti...
(come cercando le parole)
ha trascorso i suoi giorni
assorto in continuo pregare...
E Sakùntala è sua figlia?
Come mai?
Priyàmvada
(con accento inspirato)
Sakùntala è di casta sovrana!
(in tono misterioso)
In un tempo lontano
il potente Kaussika,
il Re asceta, indugiava
solingo a meditar nella foresta...
A un tratto, ecco, gli apparve
una fanciulla bella
di bellezza divina...
Anùsuya
(piano)
Una ninfa!
Priyàmvada
La primavera splendea tutto intorno,
tepida e dolce. Ei la vide e...
(ritraendosi)
Il Re
(incuorandola a proseguire)
Intendo!
Priyàmvada
E Sakùntala nacque
e fu abbandonata.
Ma Kanva la raccolse
e la curò qual padre...
Or ella, bianca e tenera,
allieta l'Eremo
e infiora il vecchio tronco disseccato!
Il Re resta fortemente colpito dal racconto; ma il volto gli si illumina di una grande speranza. Le fanciulle rispettano il suo silenzio. Egli fa per alzarsi, quand'ecco vede Sakùntala, sbigottita, tornare di corsa verso le compagne. Nel tempo stesso sopraggiunge affannoso lo Scudiero del Re.
Lo Scudiero
Finalmente, mio Re!
Le Fanciulle
(atterrite)
Il Re!
Il Re
(evidentemente contrariato, con tono fiero allo scudiero)
E che chiedi?
Lo Scudiero
(umiliandosi)
Signore! Si era tutti
in grave ansia... si temeva...
(nuovo gesto del Re che paralizza lo Scudiero rendendolo anche più sommesso)
La caccia deve volgere al ritorno...
Ancor t'indugerai?
Il Re
(combattuto da opposti sentimenti rimane un istante perplesso, poi con calma risoluta)
Ordino alla mia gente
che più non turbi
la pace dell'Eremo...
La caccia si arresti!
Andate! Vi seguirò!...
Lo Scudiero s'inchina devotamente e scompare. Il Re lo segue con gli occhi; poi si rivolge alle fanciulle, e vedendo Priyàmvada e Anùsuya intente a prestar cura a Sakùntala che durante la scena si sarà abbandonata, come in deliquio, sul banco, accorrerà premuroso.
Il Re
Ella soffre?
Un'ombra vela i begli occhi languenti!
Priyàmvada
Non è nulla, Signore!
Si leva innanzi l'alba
Per compire i suoi riti...
Anùsuya
Non vedi?... Rifiorisce...
Sakùntala
(ritornata pienamente in sé e scorgendo il Re così premuroso verso di lei)
O grande Re, perdonaci!
Certo fummo leggere, irriverenti...
Il Re
(indulgente, poi subito appassionato)
Sì, vi perdono... Ma resta!
E lascia ch'io
ti sia d'accanto,
e respiri la brezza
del tuo sospiro...
Priyàmvada
(dolcemente a Sakùntala)
Non rifiutare al Re!
Anùsuya
(si sarà allontanata di qualche passo e indicando il folto della selva)
Priyàmvada, il cerbiatto
selvaggio s'è smarrito...
Vo' ricondurlo alla madre!
(via)
Priyàmvada
(come per trattenerla)
No... Sola tu non potrai ghermirlo:
T'aiuterò...
(fa per seguirla)
Sakùntala
(subito)
Oh, restate, restate!
Non mi lasciate sola!
Priyàmvada
(soffermandosi con gesto ampio)
Tu non sei sola!
Il Signore del Mondo è con te!
(risolutamente all'amica)
Sakùntala
(guardandosi intorno sempre più inquieta)
Ah!... Mi hanno abbandonata!
Il Re
(con passione)
O tenera gemma di fiore,
non ti turbare! Scaccia ogni timore!
Io ti servirò come le amiche...
Ordina!
(cerca con gli occhi intorno)
Vuoi che agiti
il ventaglio di loto?
O non vuoi la mia spalla
per riposar la stanca tua fronte?
Vedi? Il giorno è ancora ardente.
Non fuggire l'ombrìa delle liane...
Non cercar le ferite del sole!
Sakùntala
(alzandosi lentamente)
O Re, ti allontana; ti prego...
Il destino è crudele...
È spietato con me!
(stupore del Re)
E l'accuso, l'accuso...
Ché mi toglie ogni forza, ogni potere...
E mi travolge l'anima...
E mi schiude una via
che m'è vietata per sempre...
Il Re
(sempre con fervore)
No! Io non partirò...
Come partire, se ti ho veduta?
come tornar lontano,
se ho raggiunto la meta?
Se tu m'hai riaccesa la speranza?
Sakùntala
(turbatissima)
Cessa!
Il Re
(soavemente)
Dolce ribelle...
Sakùntala
nOn più...
Il Re
Eri in cima al sogno,
or sei tutta nel cuore!
Sakùntala
Cessa!
Il Re
(incalzando, come fuori di sé)
Inebriami... Affascinami... Deliro!...
La ghermisce, e fa per ricingerle la vita. Il piccolo cerchio di loto cade inosservato dal braccio di lei, che svincolandosi rapidamente, fugge esclamando «Pietà». Il Re la rincorre. La scena resta vuota. Si udirà la voce appassionata del Re che invoca.
Il Re
Sakùntala!
Nuova pausa. Il Re riappare: scende lentamente il declivo; a capo chino si avvia verso la macchia a destra. Ma la liana lo attrae, ed egli la contemplerà con mestizia. Poi, abbassando lo sguardo, scorgendo il cerchietto di loto, e rianimandosi d'un tratto.
Il Re
Ah! Il monile di lei!
(si china, lo raccoglie, e ammirandolo con tenerezza)
Monile delicato
che adorni il suo tenero braccio:
tenue vezzo gentile,
talismano inatteso,
o catena profumata
a un prigioniero d'amore...
Ti rimiro... e ti bacio...
(poi, rinascendo alla speranza)
S'ella tornasse!...
Cuore... rendila a me!...
Ma come attratta dalla invocazione s'intravederà di lontano Sakùntala avanzare e cercar con affanno per tutto. Ella apparirà quindi sulla scena, e, dando un rapido sguardo al Re, esclamerà.
Sakùntala
Ah, il mio monile!
(avanzando risoluta)
Rendimi il mio monile!
Il Re si ritrae, nascondendo vivamente il cerchietto con tutte e due le mani contro il petto.
Sakùntala
(quasi implorando)
Nelle tue mani
Ci perderebbe entrambi...
Il Re
L'ho trovato sul musco...
Te lo rendo... ma prima chiedo un premio...
(Sakùntala si guarda intorno sempre più smarrita)
Fa ch'io te l'allacci...
(si accosta)
Che Temi?
La prende per mano e la conduce al banco. Si seggono. Sakùntala, timidamente senza guardare, porgerà il braccio al Re che con studiata lentezza cercherà di riagganciare il monile.
Sakùntala
Ti affretta!
Il Re
Tremo...
Vedi! Ho male agganciato...
Sakùntala
Ti affretta!
Il Re
Oh! Il tuo braccio è puro
come il cielo più puro...
Guarda, guarda!
Sul tuo braccio il monile riluce
come arco di luna sul cielo!
Sakùntala
Non so... Non vedo...
Il polline dei fiori
m'ha velato le ciglia...
Il Re
Dolce mal... pena soave...
Non senti salire dal cuore
un tepore di effluvio febbrile?...
Non vedi sfiorar
tra nimbi dorati
un'ala di fiamma che abbaglia?...
É il soffio dell'anima mia...
É l'ansia di tutti i miei sogni
che anela guarirti...
(supplichevole)
Così... così...
(accenna a volerla baciare)
(la fanciulla si difende ritraendosi, ma sempre più debolmente)
Un bacio, un solo bacio!...
(e accostando lentamente le sue labbra al volto della fanciulla, la bacia lungamente sugli occhi)
Sakùntala
(si leva, con le mani si terge le palpebre; appare trasfigurata, allucinata. E come muove qualche passo, il Re la segue con le braccia protese)
Io vedo, io vedo!
Oh meraviglia!
Strani raggi sfavillano...
Gemme ed ori nell'aria...
Tutto splende!...
Io mi sento librata...
circonfusa d'incanti...
E un palpito di canto
mi solleva... m'inebria...
La liana è fiorita!
Brillano nuovi fiori...
Il musco odoroso
emana un profumo più vivo...
Il Re
Dolce cuor...
Sakùntala
E fiori e fiori intorno
mi ridono... m'invitano...
Il Re
(subitamente appassionato)
Solo mio fiore!
Solo sospiro!
Tutta mia!...
Sakùntala
(perdutamente)
Stringimi a te!
Chiudimi in te!
Il Re e Sakùntala
Sempre in un bacio
tutta in un bacio...
La vita in ebbrezza infinita...
Più oltre... più oltre...
Nel sogno...!
Un lungo bacio li unisce. Una pausa.
Poi si sentirà la voce dolcemente ammonitrice di Priyàmvada.
Priyàmvada
Usignoli... separatevi!
La notte scende!
Come risvegliandosi, gli amanti si sciolgono dall'abbraccio, tenendosi sempre per mano. Il Re piegherà un ginocchio davanti alla fanciulla, e, togliendosi dal dito un ricco anello, lo lascerà passare nell'anulare di lei. Gli amanti si guarderanno ancora trasognati; quindi entrambi retrocederanno, come per ubbidire al richiamo ineluttabile.
Fine dell'Atto primo.
Atto secondo
Il fondo della scena è formato dal muro del recinto intorno all'Eremo. Nel mezzo una gran porta. A destra della porta si accede per tre gradini a un vano arcuato. Tutta la foresta soleggiata emerge dal muro. A sinistra il tempio innanzi al quale è un'ara grave. Fra questa e il muro, la tavola pei servizii del rito. L'Eremo è a destra, costruito nella roccia viva. Fra i gradini del vano e l'accesso all'Eremo è sparso qualche poggiuolo.
All'aprirsi del velario si vedranno le due fanciulle presso i gradini del vano, intente a disporre ghirlande.
Priyàmvada
(seduta, scegliendo da un canestro, e porgendo ad Anùsuya assorta in piedi ad ammirare la prima corona intrecciata)
Aggiungi questi anemoni...
Anùsuya
Sembrano lievi farfalle...
Priyàmvada
(porgendoglieli)
Stillano ancor di rugiada...
Anùsuya
In onore di tutto il creato
l'offerta sia grande!
(li prende, li dispone meglio, poi riunendo altri fiori nel canestro)
E quelli dorati?
Priyàmvada
(sempre intenta a scegliere)
Anche quelli!...
Anùsuya
Son cari a Sakùntala...
Priyàmvada
(volgendo gli occhi al vano)
Che il cielo si plachi per lei...
Anùsuya
(che avrà presi direttamente gli altri fiori)
Oh poterla rivedere
col sorriso di un tempo!
Ogni dì ci riappare
più stanca... più triste...
Priyàmvada
Disponi le coppe per gli aromi...
Anùsuya
(fa per eseguire, ma si arresta, e rivolgendosi a Priyàmvada)
Ma dimmi... perché tutto è mutato
da quando il Re partì?
(convinta)
Tornerà!... l'ha promesso!...
Priyàmvada
(scrollando dubbiosa il capo)
Nel fasto della reggia,
tra le lusinghe di cento favorite...
Vuoi tu che ricordi le nozze segrete
con la piccola figlia del bosco?
Anùsuya
(pensosa, fa ancora per andare, ma di nuovo si arresta)
E Kanva?
Priyàmvada
(alzandosi con altre ghirlande, verso Anùsuya)
Oh, da lui nulla temo!
Tutto ei benedirà!
Sempre disse: «La sposa si elegga il suo sposo».
E il destino è compiuto.
Le fanciulle si avvicineranno alla tavola. Versano acqua nelle pàtere; poi accendono i fuochi per far bruciare gli aromi che man mano fumigheranno sempre di più.
Priyàmvada
(riguardando attraverso il vano verso la foresta)
E ancora s'indugia...
La voce di Durvàsas
Sakùntala, apri!
Anùsuya e Priyàmvada
(le fanciulle sostano in ascolto)
Chi sarà?
(Anùsuya prende Priyàmvada per mano. Sostano ancora)
La Voce
Sakùntala, non odi?... non apri?
Ma Priyàmvada sospettosa sospinge Anùsuya tacitamente verso il vano. Anùsuya sale pian piano gli scalini e si sporge cautamente per vedere.
La Voce
(rabbiosa)
Non apri?
Anùsuya
(con un gesto di spavento rivolta a Priyàmvada)
É il tremendo Durvàsas...
(curvandosi ancora per meglio vedere)
Scuote i lunghi capelli, brandisce il vincastro
come una spada...
Priyàmvada
(impaziente e disperata)
Ella sola può aprire e non torna!...
Anùsuya
Ohimè, come placarlo?
(scendendo un gradino)
Come?
Priyàmvada
(ansante)
Guarda... Scruta
sin dove puoi...
(avvicinandosi anch'essa, sconfortata)
Nulla vedi?
Le due fanciulle guardano entrambe nel folto della foresta con la più grande ansia, mentre la voce implacabile continua.
La Voce
Tu sprezzi l'ospite sacro?
Neghi l'offerta ad un vecchio?
Gli vieti d'entrare a pregare?
Un démone è dunque su te?
Qui Priyàmvada si riavanza verso il proscenio colle mani sugli orecchi per non ascoltare. Anùsuya, sempre trepidante, le si accosta; e resteranno avvinte, con gli occhi sbarrati, come impietrite.
La Voce
Oh, fanciulla esecranda,
ascoltami!
Priyàmvada si staccherà dall'amica e andrà verso la porta per meglio udire.
La Voce
Se l'amore ti ha vinta,
l'amore ti perda!
Chi assorbe i tuoi sogni,
chi già ora t'oblia...
sia come il folle ebbro
come smemorato al risveglio!...
Non saprà che ti vide,
non saprà che ti amò!
Anùsuya andrà più atterrita che mai verso Priyàmvada interrogandola con la sguardo.
La Voce
Male a te... male a te per la vita!
Prima che le imprecazioni abbiano termine, Priyàmvada apparirà accesa da una risoluzione ferma.
Priyàmvada
Io aprirò la porta...
Violerò la legge...
Anùsuya
(trattenendola)
Non osarlo!...
Priyàmvada
(svincolandosi)
È per lei... è per lei...
Anùsuya
(c.s)
Sacrilegio!...
Priyàmvada
Che importa...
(poi, facendo un rapido cenno ad Anùsuya)
Le coppe!...
La porta viene aperta, mentre Anùsuya esegue a malincuore. Nel sole s'irraggerà la figura apocalittica di Durvàsas.
Priyàmvada
(gettandosi ai suoi piedi)
Venerabile padre, perdona...
Ricevi l'omaggio da noi, povere ancelle...
Durvàsas
(scuotendo il capo)
Non entrerò!
(fa per andare)
Priyàmvada
Buon padre, buon padre...
(qui Anùsuya avanzerà timidamente porgendo due vassoi)
Ascolta le nostre preghiere...
Eccoti l'acqua pura,
che te ne asperga i piedi...
Ed ecco il riso...
Lo intrido coi fiori e con l'acqua...
Non t'avrebbe Sakùntala
offerto di più.
Durvàsas
(al nome della fanciulla si riaccende d'ira)
Ella, ella doveva!
Ella che da suo padre
ebbe ogni rito commesso...
Anùsuya
(dolce e appassionata)
Oh, tu puoi perdonarle...
Il suo cuore è stravolto
da un amore indomabile!
Le due Fanciulle
Perdonala, buon padre!
Durvàsas
(prima tentennante, poi meno aspro, ma sempre severo e grave)
La parola fu detta...
E potere non ho di ritrarla!
Pure... v'aggiungerò:
(le due fanciulle fanno un gesto di speranza)
«Solo un gioiello
mostrato allo sposo...
la salverà!»
(crucciato, scompare via subito)
Priyàmvada
(levandosi)
Respiro!
Credo appena a me stessa!
Anùsuya
(triste e dubitante)
Ha detto: un gioiello!
Priyàmvada
(rincuorandola con agitazione gioiosa)
Non ricordi l'anello donato
A Sakùntala dal Re?
Ecco il pio talismano
che spezzerà la sorte!
Anùsuya
(sottovoce)
Chiudiamo nel cuore il segreto!
Priyàmvada
(avrà, a traverso il vano, intravisto Sakùntala; ad Anùsuya piano)
Lei!...
Guardala... come è pallida!
La figura liliale della fanciulla s'avanzerà come in sogno fin verso la porta. Qui si soffermerà, sempre con lo sguardo perduto.
Anùsuya
Più pallida dell'alba!
Priyàmvada
L'anima le è sfuggita!
Anùsuya
(con grave dolcezza farà qualche passo verso Sakùntala)
Sakùntala... i fiori,
le coppe, gli aromi
sono pronti per te...
Sakùntala resta immobile.
Anùsuya
(a Priyàmvada)
Non ci ascolta!
Priyàmvada
(c.s.)
Sakùntala,
non credi che l'ora
pel rito del vespro
sia trascorsadi già?
Sakùntala volge uno sguardo alla fanciulla, ma sempre astratta.
Priyàmvada
Vuoi che ti porga i profumi?
Anùsuya
Non sono belle le mie ghirlande?
Sakùntala
(con accento di profonda stanchezza)
Lasciatemi...
Avanzerà di qualche passo. Le due fanciulle restano indecise, ma poi lentamente, tristi ed accorate scompariranno richiudendo la porta alle loro spalle. Sakùntala si dirige macchinalmente verso la tavola dei servizii: prende con due mani una ghirlanda e va verso l'altare per disporla. Ma giunta a piedi di esso, la lascerà cadere, restando con le braccia pendenti.
Sakùntala
Invano, invano...
Oggi come ieri...
Non torna, non tornerà...
(poi a passi stanchi muoverà verso il vano, salirà i gradini, contemplerà il Cielo, e come rapita subitamente da una visione apparsale, con profonda malinconia)
O nuvola... nuvola leggiera,
che vaghi pei cieli, sui mari...
Nuvola... o candido soffio divino,
respiro dei monti di là,
buona sorella
che sola piacer puoi mutar le tue vie...
sii messaggera pietosa
di tutto il dolore che mi piange nel cuore!
Va, vola verso lo sposo,
verso il dolce mio sposo che dorme
in oblio d'amore...
Va... va...
Il vento propizio ti aiuti
siccome il core t'addita il cammino!
Non esser mai stanca...
Ed allor sentirai d'improvviso
dov'è la mia mèta, sorella.
(lasciando il vano e avanzando verso il proscenio, come più vivamente allucinata)
Nel ricco giardino,
uccelli dai vaghi colori
s'inseguono in corse brillanti,
tra aiuole fiorite...
Marmoree fontane
vi sprizzan più alto nell'aria
zampilli di gemme raggianti...
Sui prati muscosi
cortei d'iridate fanciulle
vedrai ondeggiar tra vapori
di mille profumi,
in languide danze bizzarre,
al ritmo di musiche blande...
(sempre più concitata)
Volteggiano piccoli
piè tintinnanti...
Balenano vividi sguardi,
e bocche vermiglie
si cercan nell'ombra,
desiose... anelanti...
Ah!... tu librati piano
con ansia repressa...
Con brivido lieve...
T'inchina, t'appressa...
poi t'abbandona
e l'inonda del pianto
che tutta mi strazia!
Singhiozzando, si abbatterà sul poggiolo collocato innanzi all'ingresso laterale dell'Eremo. Contemporaneamente alle ultime parole di Sakùntala si udiranno i canti di gloria degli eremiti che accompagnano Kanva. La porta si spalanca. Priyàmvada accorre festosa, seguita da Anùsuya.
Priyàmvada
Sakùntala, tuo padre ritorna!
Anùsuya
Il Maestro!
Entrambe si accostano a Sakùntala smarrita. La sollevano amorosamente, sorreggendola. Subito dopo si vedrà la figura veneranda dell'asceta, preceduta da Harìta e dal Giovane eremita, che soli entreranno, facendo ala. Gli altri asceti, in corteo, ripiegheranno umilmente verso l'Eremo, mentre le ancelle si genufletteranno. Kanva, fermo sulla soglia, allargherà le braccia, fra le quali Sakùntala, la testa china, si getterà con abbandono e passione.
Sakùntala
Padre! Padre!
Kanva
(carezzandole dolcemente i capelli)
Solleva la fronte!
Guardami! Tutto mi è noto...
Movimento di meraviglia e di ansia negli astanti. Sakùntala si staccherà dall'abbraccio paterno, di nuovo turbata.
Kanva
Fu nell'ora solenne
che varcavo le porte del tempio di fuoco.
Nel mistero una voce si udì;
inneggiava alle nozza
d'una bella e d'un forte, e cantava:
«Sakùntala, madre felice,
porta in seno un fiore di vittoria
che il mondo abbaglierà!
Egli conquisterà le sette Isole,
e dovunque il suo carro di battaglia
brillerà come fiamma inestinguibile,
e i popoli prostrati ed esultanti
l'acclameranno Signor della terra!»
Stupore di tutti, che guarderanno ammirati Sakùntala, trasfigurata dall'inattesa rivelazione.
Kanva
Voi fratelli, inchinatevi... e tu, figlia,
è l'ora che tu lasci l'Eremo!
A questo punto le fanciulle turbate da profonda tristezza si faranno intorno a Sakùntala, quasi volessero inconsciamente trattenerla.
Kanva
Harìta ti scorterà
in sino alle Case regali...
Ti abbiglino le ancelle
con le ghirlande e il velo...
E che lo sposo ti riveda bella!
Le fanciulle sempre dolenti si dispongono subito ad eseguire il comando, poi, a capo chino, si ritrarranno verso l'Eremo.
Sakùntala
(gli occhi le brillano tra le lacrime; con impeto amoroso congiungerà le mani)
Padre!... Padre mio santo...
Come dirti il mio cuore?...
Tu sciogli con un cenno
la lunga attesa al mio sogno tremendo!
Ecco... m'arrendo...
E piangere vorrei
di gioia, ma non so
ritrovar le vie dolci del pianto!
Ché mai non seppi né sentii com'ora
quanto amor t'ho voluto,
quanto amore ti voglio!
Ed è forza partire, dirti addio...
Dire addio alle care
compagne d'infanzia...
Alla foresta che fu tutta mia!
Oh! abbracciami ancora:
proteggimi, padre!
Ama tuttto per me,
quando non ci sarò più...
Kanva la stringerà ancora in un amplesso dolcissimo. Ma voci misteriose palpiteranno nel fondo della selva. Il padre e la figlia si volgeranno estatici.
Kanva
Ascolta... Quali voci!...
Come nel tempio!...
Gli spiriti divini
risvegliano la selva...
Cantano a te, Sakùntala!
Trilli e gorgheggi
s'uniscono ai sospiri
degli zafiri alati!
Sono le tue liane:
sono tutti i tuoi fiori
che inneggiano a te!
Che ti dicono il giubilo
della terra e del cielo!...
Le due fanciulle riappaiono; Priyàmvada con fiori, e Anùsuya con un velo colore di luna, trasparente di raggi e di stelle quasi invisibili.
Kanva
(prendendo Sakùntala per mano)
Vieni!
Quindi la conduce verso l'altare. Si svolgerà una funzione rituale come di sponsali. I due asceti avranno intanto riaccese le resine, e sparsi i grani d'incenso. Fiamme e fumi si eleveranno altissimi. Anùsuya porgerà il velo a Kanva; e questi coprirà a Sakùntala, genuflessa ai piedi dall'ara, il capo e le spalle. Poi con solennità.
Kanva
Tu possiedi il destino:
hai l'anello del Re!
Va, ti sia dolce il cammino!
Lentamente, seguita dai due Eremiti, Sakùntala si avvierà per la foresta tutta accesa dalle vampe del tramonto. Le amiche la seguiranno con gli occhi, tristemente. Poi si getteranno l'una nella braccia dell'altra, piangendo in silenzio. Kanva, ritto, immobile, con la cadenza di un dovere compiuto, lascerà cadere lentamente le braccia, socchiudendo gli occhi.
Fine dell'Atto secondo.
Atto terzo
La scena rappresenta l'interno del palazzo reale. Gravi trabeazioni s'intersecano nella volta, lasciando scorgere nel fondo, a sinistra di sbieco, l'appartamento del Re, e a destra ampii intercolunnii, traverso i quali i sontuosi giardini s'irradiano di bellezze fantastiche, fino al parco lontano. La parte sinistra, meno profonda, potrà essere chiusa da una cortina ornata di fregi misteriosi. Fra questa e l'arco scenico s'aprirà una porta: la porta del Re. Il Re sederà su un letto di riposo, collocato quasi nel centro della scena, sotto il maggior pilastro. L'accesso, oltre che dal giardino, è dato anche da una porticina bassa a destra.
All'inizio dell'Atto, la cortina dell'appartamento è sollevata per lasciare libero svolgimento alle danzatrici che avanzando dall'interno accompagneranno i tre momenti essenziali della Danza dell'Ape. Le cantatrici saranno disposte nel fondo, in raggruppamenti languidi sotto le luci bluastre che piovono da invisibili lampadari; gli uomini della Corte si terranno, parte seduti e parte addossati alla porta al Re. Verso la fine della danza, il canto da primo cupo, grave, insidioso, framezzato da accenti languidi e pungenti, salirà man mano di tono, fino a raggiungere una espressione di sferzante ironia. Il Re dopo aver seguito con occhi distratti le figure della danza, mostrerà via via sempre più chiari segni di impazienza e di angustia. Gli uomini della Corte, commentando a bassa voce il significato della danza e del canto seguiranno con occhi intenti ma rispettosi i diversi atteggiamenti del Re.
Le Donne
Ape inquieta,
ape errabonda,
per nuovo desìo
sempre cerchi altro miele.
Pur folle ieri
ebbra tu eri
d'un fiore d'aurora!
Oggi l'obblii, l'abbandoni
al suo pianto di morte!
Il Re
Strana cantilena!
Perché mi risvegli
ansie compresse...
vite lontane,
ignorate... sepolte?!
O profondo tormento!
Che feci mai... che feci,
per soffrire così?!
(sollevandosi in preda a cupa ammirazione)
Serpi... scioglietevi
da me! Ombre inclementi,
io v'invoco... vi scongiuro...
Le Donne
Ape insaziata,
ape crudele,
l'ebbrezza dei folli
consuma sé stessa!
Il miel più soave
si muta in veleno,
nel seno...!
Ah!...
Gli Uomini della Corte
Il Re si conturba...
Le belle neglette
ripetono cupi richiami...
sottili vendette!...
Pur potrebbe d'un cenno...
Si agita e nulla risolve.
Lo Scudiero
(che si sarà inoltrato dal fondo, inchinandosi)
Signore...
Il Re
(prima come a sé stesso, poi allo Scudiero con gesto e tono imperioso)
Che non cantino più!
Che non danzino più! Va!...
Ma qualcuno dei vicini si affretterà a far eseguire l'ordine. E la cortina sarà richiusa con sollecitudine.
Lo Scudiero
(rimasto perplesso, vorrebbe anch'egli ritrarsi, poi scorgendo il Re che si è riabbattuto sul suo letto, timidamente)
Signore...
Gli Eremiti di Kanva
chiedono di vederti...
Son di là da gran tempo...
Una donna velata è con loro!
Il Re
(dopo un istante, reprimendo un moto d'impazienza)
Ebben... li ascolterò!...
Lo Scudiero
Vado.
Pausa. Il Re resta appoggiato coi pugni chiusi al mento, come sotto l'incubo di un mistero.
Gli Eremiti
(inchinandosi)
Onore al Re!
Il Re
(sempre preoccupato, alzandosi)
Onore a voi, santi asceti!...
Il pio Kanva è felice?
Quali ordini m'invia?
Harìta
(facendosi più avanti)
Il pio Kanva ti dice:
«Approvo le nozze
che con rito segreto ti legano, o Re
alla dolce mia figlia».
(Il Re ha un moto di sorpresa)
«Tu sei celebrato
come il capo di tutte le genti...
Sakùntala è un fiori di virtù!
Ricevila come tua sposa:
ella è madre!».
Il Re
(stupefatto)
È questo che Kanva
ti disse?
Harìta
(solenne)
Questo!
Il Re
(sempre più meravigliato)
Buon eremita,
io più non ti comprendo!
Harìta
(alzando la voce)
Non comprendi? La febbre
del potere t'annebbia la mente?
Il Re
(scattando, ma domandosi)
Sant'uomo,
se Kanva da me
altro non chiede... puoi ritrarti in pace!
(fa per andarsene)
Il Giovane Eremita
(supplichevole)
No! Fermati ancora...
Nel nome di Kanva...
Tu la vedrai!... Tu devi rivederla!
(accostandosi a Sakùntala, le solleva delicatamente il velo)
Il Re
(che quasi inconsciamente si è arrestato, in tono estatico, a sé stesso)
O dolcissimo volto,
occhi soavi, dolenti!
Dove ho veduto? Dove?...
(con accento desolato)
Anacoreti, ohimè!
Così nobile donna
non fu mia sposa mai!
(Sakùntala, apparsa pallida e ansiosa, ha un fremito nel volto e nelle braccia)
Terribile sarebbe la mia colpa
se l'accogliessi, madre!
Io non posso macchiarmi d'atto iniquo!
Harìta
(prorompendo sdegnato, minaccioso)
Cattivo Re,
tu offendi l'asceta,
che ti volle far degno
del suo puro tesoro...
E tu glielo profani
E tu glielo distruggi...
Tu...
Il Giovane Eremita
(con gesto risoluto, prendendogli il braccio sollevato)
Cessa, fratello...
Quanto era da dirsi
fu detto da noi!
Kanva ha parlato...
(incuorando e sospingendo la fanciulla)
Sakùntala... a te...
Sakùntala
(da prima rigida,con l'occhio vago, s'inoltra lentamente, come raccogliendo tutti gli spiriti. Poi con la voce più flebile e accorata, facendo schermo al suo petto con entrambe le mani.
Sposo!...
(subito correggendosi)
No...
Re... Grande mio Re...
Eccomi innanzi a te
pover'anima affranta,
avvilita, schiantata...
E tu hai potuto spregiare
l'onesta fanciulla
che nell'Eremo del bosco
onorasti d'amore?
(con passione sincera)
Ma se gli occhi tuoi non vedon più,
se muto è il tuo cuore...
se perduto è in te l'amore,
se una notte improvvisa
ti piombò nell'oblio,
le stelle divine
e la luna lassù
così dolce in pietà,
sanno, ben sanno
che bacio fremente
la tua bocca i diè...
E il bel dono regale,
il più caro gioiello
non puoi non ravvisar...
(protende la destra per mostrare l'anello, ma nell'osservare l'indifferenza del Re, riguarda la sua mano, e non riesce a reprimere un grido del più doloroso stupore)
L'anello! Il mio anello!
I due Eremiti accorrono ansiosamente.
Il Giovane Eremita
(agitato)
Forse ti cadde nel fiume...
Sakùntala
(contorcendosi in preda a viva disperazione)
Sciagura! Ah, il destino mi è contro!
(e affannosamente, incalzando verso il Re)
Pure... quel giorno... ricorda...
il mio giardino fiorito,
e l'ape che già mi feriva,
e il tuo improvviso apparire...
Che fiori, che frutta non colsi e t'offersi...
E il cerbiatto fuggito...
E me stessa smarrita, fuggente da te!
E il mio ritorno...
(con dolore più acerbo a sé stessa)
Ah perché ritornai!
... E il monile,
il tenero monile...
Lo miravi commosso,
e volesti allacciarlo al mio braccio...
Tu tremavi
com'io tremavo... Ricorda!
(appressandosi, con un soffio di tenerezza ripetendo le parole del Re)
«Il tuo braccio è puro
come il cielo più puro».
Il Re ha un gesto incerto. La fanciulla interpretandolo favorevolmente, prosegue con accento di gioia.
Sakùntala
Vedi... vedi... la divina dolcezza ritorna...
Come allora... come allora!
Il Re
(ergendosi in tutta la sua maestà)
No... No... Menzogna! Follia!
Sakùntala
(con grido straziante)
Ah orrore!
Ed è per abbattersi quasi inerte, ma i due Eremiti la sostengono. Anche il Re e lo Scudiero fanno un gesto pietoso verso la fanciulla, la quale si rileva con lunghissimo stento; fissa un'ultima volta i suoi occhi negli occhi del Re che non può sostenere lo sguardo; poi, fatto un cenno lieve agli Eremiti, torna ad abbassare il velo sul volto, e a passi lenti, solenne e fiera, esce seguita dai due Eremiti dolenti. Il Re volge alquanto lo sguardo sulla fanciulla; poi, turbatissimo, si ritrae per la sua porta, presso la quale resta lo Scudiero.
Una pausa. Lo Scudiero è subito colpito da un mormorio di voci che si appressano.
Lo Scudiero
(a sé stesso, levandosi)
E che ancora?
Alcuni uomini della guardia irrompono in iscena, trascinando un giovane pescatore tremante di spavento. Lo Scudiero s'inoltra per interrogarli.
Uno della Guardia
È un ladro! Guarda!
(e porge un anello)
Lo Scudiero
Un anello?...
(riconoscendolo subito)
L'anello del Re!...
(rivolto al povero)
Dove l'hai rubato?...
Pescatore
(con voce supplichevole)
Non l'ho rubato!...
L'ho trovato sul greto del fiume...
Abbi pietà!
Lo Scudiero
(fissandolo con sospetto)
Tu menti!
(alle guardie)
Tenetelo stretto,
che più non fugga!
Il Re giudicherà...
(rapidamente varca la porta del Re)
Nel frattempo, il giovane pescatore darà segni di più vivo sgomento, mentre le guardie minacciosamente lo scuotono. Ma nell'interno, in tono d'invocazione si udrà la voce del Re.
Il Re
Sakùntala! Sakùntala!
(apparendo dopo un istante, come fuori di sé, getta al pescatore implorante una borsa di monete)
Alzati! Prendi!
(poi dominando la sorpresa generale, a tutti, affannosamente)
Presto! Correte,
e dite a Sakùntala
che il Re l'attende...
che il Re si ricorda...
che il Re l'ama!
(li spinge quasi verso i giardini, poi raccogliendosi, con l'anello fra le mani e baciandolo convulsamente)
O gioia!...
Pura gioia di cielo, sogno immenso di vita,
ch'io ti baci, ch'io ti baci
ancora!... Con me,
sul cuore... per sempre...
(con rapimento)
Raggi nuovi di stelle
m'abbaglian d'ardore...
Nuovi soffi odorosi
spiran sull'acque e le fronde...
Ebbrezza!... Incanto!
Tra l'ombre leggere
s'effondono vaghi profumi...
Ella porge i bocciuoli
ai cerbiatti diletti...
Ondeggian le liane
sulla fonte canora...
Scherzano i zeffiri lievi
sui capelli disciolti...
E mille bisbigli
la selva sospira...
Sboccia il suo candido seno
come un fiore all'aurora!
(con suprema tenerezza)
Sakùntala! Sakùntala!
Sposa... madre attesa
madre designata!
(accoratissimo)
E t'ho respinta!
E non volli affissarvi,
caro viso adorato,
limpidi sguardi,
fuoco velato di labbra imploranti!
(febbrilmente incalzando)
Ahimè!...
O bocca aulente e casta!
Sii pietosa! Ritorna
al bacio eterno...
al sogno eterno...
(nel parossismo dell'entusiasmo)
Nimbo d'or...
Luce d'or...
Diva!...
Tu pura!
Tu sola!
Vita di mia vita!
Un rombo lontano interrompe bruscamente l'estasi del Re che si volge istintivamente verso il fondo. E come egli resta attonito, ecco giungere trafelato lo Scudiero.
Il Re
(con agitazione)
E bene?
Lo Scudiero
(ansante)
Un prodigio! Un prodigio!
La fanciulla fu vista slanciarsi
verso lo stagno delle ninfe,
le braccia tese al cielo
come per invocare
un aiuto divino!
A un tratto una nube di fiamma
l'avvolse, la ghermì...
Il Re
(affannosamente)
E poi?...
Lo Scudiero
Poi, più nulla!... Tutto era scomparso...
Solo vedemmo gli eremiti
chinarsi sul suo velo
ed adorarlo come cosa sacra.
Il Re
(annientato, in preda alla più cupa ambascia)
Ah! Sortilegio iniquo!
Maledizione!
Un tremito convulso lo scuote all'improvviso; poi arretra e cade riverso, come tramortito. La scena subitamente si oscura. E la lontana dolcissima voce di Sakùntala, da prima sola, poi dominante un mormorio diffuso di voci minori, risuonerà sull'animo del Re.
La Voce di Sakùntala
No! Re! Non disperare!
Dalle cime superne
sfolgoranti di fiamme
l'anima mia ti parla senza pena!...
Io ti perdono!
Il tuo cuore oblioso
piegò sotto l'incanto del destino!
Non t'accorare...
Era scritto
che una vita di luce nascesse
dal martirio
più profondo di un cuore: tuo figlio!
Eccolo! Egli ti appare!
Giovine eroe del mondo!
Prendilo e ricorda Sakùntala,
Sakùntala immortale!...
Un chiarore da prima azzurrognolo, poi via via perlaceo e alquanto dorato si avviva e concreta sul fondo, illuminando grado a grado la scena. Dalle porte, dai giardini, gli uomini e le donne appaiono a gruppi, interrogandosi a vicenda, come in attesa di una rivelazione. Si udranno squilli lontani di trombe, che cresceranno man mano d'intensità. Quando le voci osannanti e gli squilli avranno raggiunta la piena sonorità, ecco sopraggiungere gravemente i due Eremiti, seguiti da turbe. Harìta porta sulle braccia il fanciullo coperto di veli, e si arresterà nel fondo della scena. Il Re si desterà dal suo stupore, e insieme a tutto il popolo si genufletterà innanzi all'apparizione dell'erede atteso, sul quale cadrà dall'alto un fascio vigoroso di luce irreale. Le campane soneranno a stormo.
Velario.