La crisi religiosa in Francia (Lettere al "Corriere della Sera")
abilmente evitato di giungere a quel'estremo che solo avrebbe colpito l'immaginazione ed il cuore dei francesi, la soppressione del culto pubblico e. la
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culto, finché, s'intende, c'è un prete che le ufficii.
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culto, perché lo Stato o le dichiarerebbe legali, sottoponendole così al controllo finanziario stabilito dalla legge di separazione — e la Chiesa non
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più gravi si sono avute a proposito della eventuale organizzazione del culto privato. La grande maggioranza dei vescovi è recisamente restia al culto
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dei fedeli ricchi, come nelle grandi città, ma nelle campagne e nei villaggi esse non basteranno certamente a mantenere l'esercizio del culto; e
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Per provvedere regolarmente al culto nella maggior parte delle chiese di Francia — riducendo il numero di queste secondo le condizioni locali
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darle, all'occasione, fastidi, e — infine — cercando di introdurre nella Chiesa lo scisma, con le associazioni di culto.
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, conservato i suoi beni, fatto valere nelle associazioni di culto i suoi principi gerarchici. E vi citano il celebre articolo IV della legge, nel quale è
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preoccupazione dell'«assolutismo romano», dal quale molti volevano liberare la Chiesa di Francia per mezzo delle associazioni di culto, ha messo in sospetto il
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, ma enormemente favorevole all'influenza del potere politico sulla religione. In compenso, esso alimentava il culto e copriva del suo prestigio, che
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fatto stesso delle. precarietà del culto hanno spezzato molti di questi tenui fili che legavano al passato il costume sociale; e le forze vive del
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rinnovare con la sincerità efficacia del culto e del rito religioso.
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vita quieta e sicura, aderendo sempre più ai suoi piccoli comodi. Abitudini fiscali molteplici e minuziose avevano fatto del culto stesso un privilegio
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