La Democrazia Cristiana in Italia
sociali. Ho detto già come, per taluni dei modernisti più rappresentativi, l'esser cattolici e il trovarsi a svolgere la !oro attività, da principio
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medesimo della Chiesa e di un nuovo e meraviglioso sviluppo della sua influenza civile e sociale. Poi, quando la Chiesa si sottrae a questo tentativo
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profondi della coscienza, della volontà umana operante a costruire il suo mondo, nei quali Stato e Chiesa non sono più che due parole, due nomi della
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E a questa lotta partecipano, poi, appunto perché essa è un aspetto del contrasto per la potenza che si svolge nell'interno della società, tutti i
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, ecc.) sono abituati a considerare tutta la Chiesa in blocco come un istituto di dominio e di reazione: essi diffidano quindi dei novatori religiosi
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L'importanza del movimento è data dall'effettivo potere che questa Chiesa ha messo a disposizione dei vecchi istituti e dei dominatori politici
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elaborazione, fra dissidi e contrasti, dei nuovi valoriumani, della concezione di vita, della filosofia, della fede da porre a base dei rinnovamenti
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partito popolare italiano che sembra sorto a un tratto gigante quasi dal nulla e non è che il precipitato storico, dopo quindici anni di occulto lavoro
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erano tenute nelle città più importanti, dalla Lombardia alla Sicilia, e nessuna speranza sarebbe parsa oramai troppo audace a quei giovani pieni di
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volta, la reazione incominciò a prevalere. La chiamata a Roma, all'ufficio di card. Vicario, del gretto e ignorante e fanatico arcivescovo di Ferrara
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capi; e che, colto nei suoi momenti essenziali, ci gioverà a meglio intendere la natura di tutto il movimento e il valore di esso come di un segno dei
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e dal periodo della maggiore grandezza. A uno spirito ecclesiastico fermo nella tradizione degli ultimi tempi, reazionario, routinier, inacidito
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masse cristiane, che sì fosse poi imposto a quella, traendola, anche se riluttante, con sé. La revisione dal costume ecclesiastico si estende
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di op¬posizione interna a postulati e metodi sociali e politici ed alla condotta pratica dei cattolici dinanzi ad essi.
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si complicano, e l'autorità piega a una interpretazione e a una pratica nelle quali si rispecchiano interessi economici e politici ostili alla
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. Quanto al primo punto, non può esservi dubbio. Essi aderirono incondizionatamente alla organizzazione del salariato come classe a sé, in contrasto con
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solo, come vuole il marxismo, una classe che miri a invertire rapporti di forza e di potenza; è lo strumento per l'attuazione di una superiore e più
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cattolicismo, nel quale pure riconosceva e dal quale accettava la forma della sua vita religiosa. La religione do¬veva a un tempo legare i d.c. alla
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Di fronte a questa illogicità, la condotta del Vaticano appariva logica; poiché esso diceva, in sostanza: voi dichiarate di voler rifare religiosi lo
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Ma a Leone XIII era, nel frattempo, succeduto Pio X, con ben diverso programma; e nel marzo 1904 sciolse bruscamente l'Opera dei congressi, e
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, proibì ai sacerdoti di appartenere ad essa e comunque favorirla. Era la guerra dichiarata. Nel congresso della Lega tenuto a Milano nel 1906 i pochi
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Stato, i partiti e le classi a riconoscersi nella unità dei valori morali e di trarre dalla rinascita di questi un nuovo soffio di vita. La concreta
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Mancarono animi capaci di giungere a questo ul timo termine logico dello sviluppo della d.c.; capaci di un tale eroico senso di autonomia inferiore
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Uno andò innanzi per suo conto, solo oramai. Alludo a...R. Murri, che era nel frattempo divenuto deputato. entrando a rappresentare alla Camera un
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