Il galateo del campagnuolo
avevano senza fatica nel deserto. Poveretti! Essi stanno all'apparenza; vedono il cittadino meglio ripulito e rimpannucciato, il viso bianco, le mani
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ricchezza della patria un miglioramento nel suolo che si coltiva, quanto deve tornare utile un miglioramento vuoi economico vuoi morale in chi lavora la
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parlando degli alimenti, e raccomandando anche lì la pulitezza, venne fuori con queste parole: dove vorrei che anche qualche volta largheggiaste è nel vitto
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profitto, poco o punto ve ne cale. Il Dottore notava nel suo villaggio, che la maggior parte de' ragazzi non andavano a scuola mai; e quelli che
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il povero coltivatore star tutta la notte nel vigneto per farvi la guardia. Poveretto suda tutto il dì a zappare, e la notte in cui sarebbe un vero
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poi essi nel torbido. Costoro vi andranno dicendo che per poter aver qualcosa bisogna rubare, e che la proprietà non è altro che un furto; e io vi
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fruttare i terreni ci vuol istruzione e concime; cioè lavoro ben diretto e ingrasso; il che in generale vedeva mancare nel suo paese. In una
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VI. Coltiva terreni buoni. Sia buono o cattivo il terreno, la fatica e la spesa a coltivarlo è la stessa; se non è maggiore nel cattivo; ma quanto
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meglio i gaz volatili nel letame, ad ogni strato del medesimo vi spargeva su un po' di terra. Venivano ad accrescere il suo concime le spazzature della
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VIII. Strumenti a punta d'oro, d'argento e di ferro. Il terreno possiede nel suo seno di molti elementi di fertilezza; è un pozzo d'inesauribile
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terra riposa nel variar di seme e di coltura; il che si fa coll' avvicendamento. Gian Matteo diceva che un buon avvicendamento è il vero granaio
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nella terra lo faceva passare nella calce. Nè lo spargeva fitto nel campo; ne' terreni grassi e buoni i semi rari dànno sempre assai più abbondanti
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XI. Il vivaio. Gian Matteo diceva che la sua speculazione più fruttuosa fu il vivaio. Nel suo orto separò trentasei are di terreno; quivi a 60
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. Onde egli incoraggiava le società bacologiche a impiantarsi nel paese e a prendersi cura di questo ramo agricolo. Lo stesso diceva del vino. Nel
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la zia Margherita, povera anch'essa come Giobbe; ma col lavoro tiravano innanzi. Un anno, nel giorno della festa qui del paese, e me lo contò da tre
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biancheria lasciata lì lungo tempo nel sucidume si guasta, le chiazze e il sudore vi s'intridono per guisa dentro, che difficilmente s' imbiancano
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VIII. Conserve. Caterina aveva cura nel buon tempo di far le sue provviste pel verno, che tanto giovano all'economia domestica. I pomi di terra o
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con quelli che altro non fecero in questo mondo che scialarla, darsi al bel tempo, giuocare e frustarsi nel vizio? È egli giusto codesto? Su rispondete
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pubblico vantaggio. Massimo d'Azeglio nel 1852 usciva dal ministero, del quale era stato Presidente, e vendette subito i cavalli e licenziò le persone Di
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combattutasi nel medio evo tra Bologna e Modena per una miserabile secchia di legno, se facciamo lo stesso noi nella luce del secolo XIX? Ma gli uomini di cuore
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, destrissimi nel turpiloquio; essi sono al fatto di tutti i pettegolezzi delle famiglie, di tutti gli intrighi, di tutte le picche e garicciuole delle
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E lasciamoli anche noi nel disprezzo e nel vilipendio di tutta la società.
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Rozzezza. Il dottor Enrico in quel tempo, che villeggiava nel suo paesello, vago di fare alcun che in pro di que' terrazzani, usava ne' dì di festa
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