Il galateo del campagnuolo
La campagna e la città. L'aria e la luce sono i due primi fattori della vita. E dove uno può meglio avvantaggiarsi di questi tesori, che nella
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; misure lineari, di capacità, monetarie, di superficie e dell'areiforme. E' incontestabile il bisogno che ogni scuola sia fornita di questi quadri
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che la pulizia è mezzo condimento; che gli utensili, mantenuti lucenti, durano due volte tanto; che una rappezzatura fatta a tempo scusa un vestito
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s'apre alle più intime confidenze, e s'informa a virtù, si può dire che per nulla si conosce nella campagna. V'è una società legale di padre, madre e figli
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L' istruzione. L'istruzione qual è ora impartita nelle campagne poco o nessun frutto arreca; anzi oserei dire, che per non pochi Comuni quel danaro
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Il furto campestre. Il professor Cantoni fra le piaghe, che affliggono l'agricoltura, pone il furto campestre. «Pochi, egli dice, possono farsi
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poderi? — Oh bella, niente affatto, li ebbe dal padre, ecco tutto. — E suo padre com'ha fatto? — Che vuol che ne sappiamo di suo padre noi? — Ebbene ve
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mai di estendere le sue possessioni prima di aver ridotte quelle, che già aveva, alla massima loro coltura.
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mutuante, e non ritraendo dal terreno che il 2 e mezzo od il 3 per cento, è chiaro che in poco d'ora andrà in ruina.
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: quand'anche me lo regalaste, non lo prenderei, rispondeva. Perchè, soggiungeva, per andarlo a coltivare, prima che io sia sul posto colle bestie e cogli
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V. La teoria senza la pratica non fa pro. Prendi uno, che conosca per filo e per segno tutte le composizioni chimiche de' terreni, che possegga i
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IV. Capo e Coda. Gian Matteo aveva letto un articolo così intitolato in un almanacco agrario del prof. Cantoni; dove si metteva in evidenza che a far
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il medesimo lavoro in un terreno fecondo, e vedrete che grazia di raccolto n'avrete! Un'ettara di terreno buono frutta più che tre, quattro e anche
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VII. Il letamaio. Gian Matteo diceva, che per render buone le terre ci vuole: 1°. un buon letamaio; 2° eccellenti strumenti; 3° un accurato
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fecondità. Sotto quella parte di terra, che comunemente si ara, e detta perciò suolo arabile, v'è uno strato vergine, che si lascia inerte; ebbene Iì
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IX. Avvicendamento o rotazione. La terra, come l'uomo, ha mestieri di riposo dopo la fatica, e come l'uomo, che si ricrea cambiando lavoro, così la
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prodotti degli spessi. Di grano, mentre gli altri ne seminavano 80 litri per moggia, cioè 33 are, egli non ne spargeva più di 50 litri. Usava dire: che il
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XI. Il vivaio. Gian Matteo diceva che la sua speculazione più fruttuosa fu il vivaio. Nel suo orto separò trentasei are di terreno; quivi a 60
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XII. Alberi. Le piante sono un reddito certo senza costo di spesa. Gian Matteo dappertutto dove poteva stare un albero, che non danneggiasse la
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XIII. Contabilità agraria. Una delle cose più importanti in agricoltura è la tenuta de' conti. E come si può sapere se convenga più una, che un'altra
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l'agricoltore vorrà abbracciar tutto? Gian Matteo vedeva che al tempo de' bachi più si accumulano i lavori campestri; onde come potrà il coltivatore
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in venerdì; e il suono delle campane,e mille ubbie; che ritardano non pochi lavori, e fanno perdere i momenti più preziosi. Nè raro avviene che si
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Caterina. Racconto. Caterina, la moglie di Gian Matteo, non aveva un centesimo di dote; ma aveva due braccia, che erano tant'oro, e qualche cosa poi
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NORME DI MASSERIZIA DI CATERINA. I. Cura della casa. La casa è il regno della donna; e la virtù di lei si riconosce dall'assetto e dalla pulizia, che
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mettere al posto di quella che si consumava. In ciò si teneva lontana da due estremi; non imitava quelle, che non ne comperano mai, sicchè arrivano
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III. Bucato. Vi sono nella campagna di tali, che, non so perchè, fanno una sol volta all'anno il bucato. È un'economia mal intesa. E primieramente la
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VIII. Conserve. Caterina aveva cura nel buon tempo di far le sue provviste pel verno, che tanto giovano all'economia domestica. I pomi di terra o
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Un po' di morale. Ecco come Gian Matteo raggruzzolò un patrimonio di cento mila franchi; oh sì che varrà 100,000 lire il fatto suo! Ora ditemi un po
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IX. Altri lavori. Ma Caterina, che era donna attiva, e non poteva stare colle mani in mano, aveva sempre del tempo a sua disposizione, onde faceva
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Diffidenza e credulità. È degno di studio ne' campagnuoli lo spirito di diffidenza congiunto colla credulità più sconfinata. E quel che è più strano
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Mercati, fiere, teste, gare medioevali. I contadini, che sembrano i più gravati dalla fatica, sono in effetto gli operai che godano maggior riposo
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I fannulloni. I villaggi per piccoli che siano, hanno anch'essi, come le città i loro scioperati, i disutilacci, i parassiti. Erano i beniamini della
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Rozzezza. Il dottor Enrico in quel tempo, che villeggiava nel suo paesello, vago di fare alcun che in pro di que' terrazzani, usava ne' dì di festa
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