Il Galateo
umani... Questo libro è semplicemente una serie di annotazioni basate sulla realtà, cioè sull'osservazione quotidiana del nostro prossimo, così come mi
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nostro prossimo, così come mi capita di vederlo e di sentirlo nella pratica consueta del mio lavoro e della mia vita privata. Forse qua e là i lettori si
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che invita la dama con un inchino a quarantacinque gradi, dicendo: «Mi concede questo ballo?» o «Posso avere il piacere, eccetera», praticamente non
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, mi sembra che sia normale salutarli: dopo tutto, per borghesi che siano, hanno sembianze umane, e non è il caso di fuggire alla loro vista come se
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infine quelli che, non apprezzando il film, continuano a sbuffare e a dire: «Che idiozia, che volgarità, che orrore, se va avanti così mi viene male
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senso patetico è il tempo. Mark Twain (mi pare) ha detto che se non ci fossero le perturbazioni atmosferiche metà della popolazione inglese non
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gli pare. C'erano un tempo persone raffinatissime (mi sembra, ma non ci giuro, che la fonte sia Proust) le quali, quando qualcuno sbagliava a
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sono domande, sono soltanto intercalari, ma l'interlocutore ne è imbarazzato ed è spesso tentato di rispondere: no, non capisco, non trovo, non mi pare
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essere contrari: senza per questo montare sul pulpito. Dite pressappoco: «Abbiate pazienza, sarò retrogrado, ma non mi va, ecco tutto. Siete
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regola che mi sento di riconoscere in pieno (non soltanto a tavola) è infatti: non infastidire il tuo prossimo. Ma come non infastidirlo? Le
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bene? In tutte le sue forme. È un simbolo di tante cose che mi fanno soffrire e indignare, dall'inquinamento al consumismo alla falsa e manovrata
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, stiano tutti insieme in fondo alla tavola: la cosiddetta «tavola bassa» cui mi capita sempre di guardare con nostalgia. Tra invitati di uguale riguardo
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non mi turba molto. Ma il fatto è che non serve a niente, se non a costringere a dire «grazie altrettanto». Questa del «buon appetito» è un'usanza
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, quindi le signore dovrebbero ormai essersi organizzate. E invece molte non lo sono, e probabilmente non lo saranno mai. Mi spiego. C'è la casalinga di
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, vacanze all'estero per conto loro. E mi sembra giusto: due che vogliono sposarsi hanno il diritto e il dovere di approfondire il più possibile la
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piacere, mi cambi questo piatto». Senza spiegare la ragione: lui capisce. In caso di vivande mal cucinate, o non fresche, o non rispondenti
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Secondo il galateo, l'uomo non deve prendere l'iniziativa di fermare una signora per la strada: è la signora che deve prenderla. Mi sembra una regola
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: «Mi dispiace, non lo so», e amen. Chi chiede l'indicazione, dal canto suo, ringrazi anche se l'altro non sa dargliela. Nessuno dei due tenti di
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questa: dapprima sordità, mutismo, cecità; poi occhiata di gelo e sei parole annoiate: «per piacere mi lasci in pace» (la noia smonta i pappagalli più
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: «Scusi, non solo ho paura, ma mi sento male: vada più adagio per piacere». Se è vostro marito e non vi dà retta potete anche dirgli: «Se non rallenti
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casi eccezionali e avrà in genere un'aria soddisfatta. A molti cani l'automobile infatti piace moltissimo. Conoscevo (il verbo al passato mi dà ancora
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: «Mi scusi, sarebbe così gentile da farmi sedere? Non mi sento molto bene». Anche il più screanzato dei giovani d'oggi, anche il più immerso nella
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ragione, mi scuso. Quel gesto mi dà fastidio, ecco tutto. È un gesto da travet, tristissimo. Se avete ombrelli, badate a non farli sgocciolare sulle altrui
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Coi coinquilini siate gentili sempre, ciarlieri mai; servizievoli all'occasione, mai invadenti. Non chiedete favori («mi guarda mezz'ora il bambino
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crisi ha radici sociali troppo profonde per essere estirpate. Mi sento esonerata dal parlare di quelle case e di quelle famiglie che hanno alle loro
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I soldi: un argomento che non mi piace. Non che io sia uno spirito superiore: i soldi mi servono come a chiunque altro. Solo, mi annoia parlarne
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lei... Lei chi? Io? Ma voi volete farmi diventar matta... O Dio Dio mi va insieme la testa»). Le belle vigilie! È anche per queste cose che tanti sposi
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perdere ulteriore tempo e pazienza a chi è già stato disturbato per errore. Dite semplicemente: «Mi scusi, deve esserci un contatto». E se, per quanta
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discreto. E non andate di là gridando: «Mariella! C'è uno che ti vuole al telefono, dalla voce mi sembra Giorgio Segreti». Dite, prudentemente: «Mariella
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scrivere è il mio mestiere, sono sempre dolorosamente restia a scrivere una lettera privata o anche solo un biglietto (l'indirizzo sulla busta, mi costa
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Oggi ognuno è libero di scegliere la carta da lettera che più gli piace. Mi limito a sconsigliare la carta istoriata (decorata con fiorellini
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»). Come ho già avuto occasione di dire, io detesto le maiuscole, nonché le benevolenze. Mi sembra meglio scrivere: «Caro signor Rossi», «Caro dottore
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, sono femminista nella giusta misura. Ma non intendo affatto rinunciare per questo alla cortesia dell'altro sesso. Non credo che per il fatto che mi
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questo non intendo vietare alla sposa tradizionale di scegliersi le sue due o quattro o magari sei damigelle. Ma mi rifiuto di dare suggerimenti sui
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fenomeno della natura: dobbiamo rinunciare a difendercene? In quanto agli ordini divini, un sacerdote che conosco mi assicura che Dio disse: «Amatevi
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gusti in proposito. Mi permetto solo di mettervi in guardia contro le originalità, che stancano subito, contro le mode, che passano presto, contro gli
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pronto: ma tutto viene dall'esterno, non dall'interno. Ecco perché, scusandomi coi sedicenti tradizionalisti, io mi schiero senza esitazione dalla
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glaciale: meglio rifiutare con poche tranquille parole, orali o scritte: «Mi scusi, ma non posso accettare: sono certa che mi capirà». Che se poi quello
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Gigetti. Questione di gusti? Anche. Ma la caratteristica essenziale (e la più amabile) dell'infanzia è la spontaneità: e non mi si venga a dire che è
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presentati? Quel che gli pare, la cosa importa pochissimo. E invece spesso, per lettera o per, telefono, mi capita di sentirmi chiedere da voci ansiose: «Che
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a sua volta, anche se il prudentissimo galateo classico le consiglia di astenersene e mantenere l'incognito. Personalmente mi sembra normale che una
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, circonlocuzioni così complesse, termini così vaghi, che uno poi viene preso dai dubbi: «Ma mi ha invitato o no? Per cena o per dopocena? Con la moglie
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sentito che dai una festa giovedì: mi inviti?» A una richiesta del genere, una persona civile è costretta a rispondere di sì anche se non ne ha voglia
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altre ore («Ti sarò grato se non mi farai trovare quelle galline per casa», è la preghiera di certi galanti mariti, che i movimenti femministi non
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! Un annuncio di morte uscito quest'anno su un grande quotidiano mi ha particolarmente colpito; lo trascrivo testualmente, senza cambiare una virgola
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determinato programma, lo dica: «Mi lasciate vedere la Domenica Sportiva?» Chi mai oserebbe dirgli di no! Si metta vicino al televisore, tenga basso
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zitto. Chi gioca non dia segni di impazienza se qualcuno si ferma vicino al tavolo («mi mena gramo») o se il gruppo dei non giocanti, conversando
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