Gesù contemporaneo
{{181}}Nel numero 15 maggio 1919 di Fede e Vita, la rivista mensile di cultura religiosa, pubblicata a cura della Federazione studenti per la C. R. e
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Dunque, scrive il L., «una sera del mese di marzo alcuni amici si riunirono in casa mia per uno scambio di idee intorno alla nostra Federazione
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tratterebbe di fare una riduzione pratica di quel messaggio, per avvicinarlo agli uomini; diminuirne l'asprezza, renderlo accettabile a una sfera più
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, per quello che è, purificandolo da quanto non è esso e fa invece parte dei modo come esso è stato inteso dagli uomini, tradotto nel linguaggio
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per il quale lotto, con il sincero proposito di sacrificargli tutto quello che è effimero e contingente: ed è il regno della bontà, della giustizia
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No, innanzi tutto non è la mia filosofia, perché a questa verità io credetti e verso di essa andai e cercai di vivere per essa prima di avere una
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lo non so se Egli non mi riconoscerebbe. Certo so che non mi esaminerebbe con i criteri dei teologi. Tremerei per l'esame, ma non proprio pensando
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«Egli non disse questo». Ma Egli era ebreo, del suo tempo. Per fissare l'idea di Lui il L. ricorre alla idea ebraica della figliuolanza. Io non sono
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, cioè nulla per me, se la comunione fra me e Lui non avvenisse, fuori del suo tempo e fuori del mio tempo, nella unità di questa intimità vivente che
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illusione e un errore, rispondo che quel messaggio di Gesù è passato, per sempre, con le orecchie mortali ed i cuori mortali che lo ascoltarono, e nulla può
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sono termini filosofici. Per noi non c'è nessun uomo «naturale» poiché si è uomini per lo spirito, e lo spirito é sopranaturale; esso è anche natura
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di Dio, rispondiamo che le questioni le quali affaticarono e dilaniarono per secoli la società dei cristiani appartengono ad una cultura e concezione
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Altri dicono: ma questo vostro non può essere il Cristo della Chiesa, anzi di alcuna Chiesa. Se fosse vero, tanto peggio per le Chiese. Esso non può
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di più nobile del tragico senso di dovere che guidò tutta la vita di Mazzini. Una vita morale, per noi, non si definisce dal premio che le è proposto
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e di Fichte, sulla morale categorica o trascendentale, sono rimaste famose per la loro durezza e oggetto di epigrammatici scherzi; e non c'è nulla
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«Senza dubbi esso (il messaggio) è semplice, quando è ridotto a una mera cosa naturale». Strane parole per noi che neghiamo la natura. La realtà e la
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«Per Gesù il chiamare Padre, Iddio, com'egli fece, era tutt'altro che naturale. Pensate al Getsemane ed alla Croce! Chiamare Padre quel Dio terribile
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Dio». Se questo è esatto — e il L. è così buon conoscitore del N. T. che debbo ritenere essere esatto — ancora una volta, me ne dispiace per il Vangelo
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Dio volle la morte di Gesù esattamente come questi la volle, per non rinnegare la sua missione, quando la riluttanza del senso egli vinse e dominò
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la sostanza stessa del Vangelo. Tanto peggio, ripetiamo, per il L. se il suo Gesù storico non giunse a questa altezza.
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«Per un uomo il chiamarsi cristiano quand'ei nega a Gesù il titolo e il carattere di Cristo è una contradizione in termini. Se voi date a Gesù quel
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; un'assurdità l'esser pronti a credere ciò che egli dice, ma non a credere in lui». Per noi non c'è l'uomo e non c'è il Superuomo. C'è l'umanità
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carne, di affermazione vittoriosa del bene, per il quale Gesù divenne Cristo. E questa dialettica della volontà che si annulla e si trascende è il Regno
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religione, che non sia solo desunta da una astratta distinzione di momenti logici. La morale è per i simili e la società; la religione è per Dio. Ma
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celeste, per la nota distintiva della sua morale». Appunto; e da questa falsa prospettiva escatologica per la quale la prima generazione cristiana, Paolo
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«Soltanto i fatti e la personale esperienza dì essi possono obbligare a credere. Le Chiese, per acquistare aderenti ai loro sistemi confessionali
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«Lo scopo per cui la Federazione sorse fu di mantenere e ravvivare, in un'epoca non spirituale e materialistica, l'interessamento nella religione
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«Ma la Fed. N. studenti per la cultura religiosa, conclude il. L., non ha un tale scopo né un simile compito: essa quindi non ha alcuna tentazione di
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Il compito della Fed. It. studenti per la cultura religiosa deve essere appunto quello di rifar cosa viva ed unità indissolubile la cultura e la
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per la quale la tradizione storica sia diventata disciplina interiore e nella quale la mia fede tocchi la stessa realtà vivente delle cose eterne che
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di fede, ma solo come diversità fra due culture filosofiche. Il che, in sostanza, riduce a ben poca cosa, per quel che riguarda gli essenziali valori
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cultura umana; e quando, nel primo, l'espressio¬ne, presa alla lettera, è tramutata in sostanza, per fondare su di essa e sulla supina docilità dei
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Ma questo non é il caso del signor L.e della Federazione studenti per la coltura religiosa.
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