Gesù contemporaneo
Dunque, scrive il L., «una sera del mese di marzo alcuni amici si riunirono in casa mia per uno scambio di idee intorno alla nostra Federazione
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intendiamoci. Non credo nelle immagini che quelle parole e frasi richiamano alla fantasia: credo, invece, nel valore eterno di quello che esse hanno detto
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sistemi filosofici che sono più vicini alla mia cultura, ma nessuno di essi mi soddisfa ed io non so se ho una filosofia e se arriverò mai ad averla: ma
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«Egli non disse questo». Ma Egli era ebreo, del suo tempo. Per fissare l'idea di Lui il L. ricorre alla idea ebraica della figliuolanza. Io non sono
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cose eterne, tendere, in ogni rapporto con gli uomini, alla unità, cercare Dio in questa calda atmosfera spirituale di amore e di elevazione, non è più
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«Per Gesù il chiamare Padre, Iddio, com'egli fece, era tutt'altro che naturale. Pensate al Getsemane ed alla Croce! Chiamare Padre quel Dio terribile
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». Ma non è neanche più facile imporre a sé stessi e alla propria fragilità quello stesso processo di negazione e superamento della natura e della
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religione; di avviare gli studenti,.con tutti i sussidi culturali e morali dei quali può disporre, a foggiarsi una vita religiosa alla quale la cultura
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musicale, sarebbe simile alla differenza che correrebbe fra due diverse trascrizioni della stessa melodia. E, di fatto, quando ci troviamo dinanzi ad una
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cultura umana; e quando, nel primo, l'espressio¬ne, presa alla lettera, è tramutata in sostanza, per fondare su di essa e sulla supina docilità dei
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