D'Ambra, Lucio
borghese, elegantissimo, rasa come un clergymann, incaramellato come un dandy e, ahimè, profumato come una cocotte. Mentre i suoi aiutanti di campo
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seduta del Congresso dei deputati. Ognuno pensava oramai esclusivamente ai fatti suoi. La terribile notizia divulgata mezz'ora prima non aveva fatto
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delle curiosità della società pulquerrimese, la quale era appunto famosa per la sua raffinata eleganza, per l'ospitalità dei suoi salotti, per lo
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sette — sarebbero stati a palazzo come Sua Maestà desiderava. Uno solo si affrettò a dichiarare che, poichè Sua Maestà aveva bisogno dei suoi
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territorio e del suo regno, cosi poteva con una parola allargare per sè e per i suoi sudditi, amici o no, anche i confini della morale, e allargarli tanto da
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vita del nostro paese: telefonavano infatti dalla Corte di Effemeris che Sua Maestà s'era congedata o stava per congedarsi definitivamente dai suoi
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era solito ascoltare: con gli orecchi zelantemente offerti ai suoi interlocutori, ma con gli occhi altrove. Ricordo anzi che un insigne medico col
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l'esposizione dei suoi medaglieri e una tazza di tè, riservò il tè per più tardi e diede sùbito mano alle manovre d'approccio per cui le pesanti
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scorrazzare in quelle inesplorate contrade. Un geografo l'avrebbe del resto accompagnato per alleggerire i suoi lavori. Inutile dire che, poichè
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suoi ministri gli redigevano periodo per periodo all'apertura d'ogni nuova legislatura. Il discorso ch'egli leggeva ai senatori e ai deputati era cosi
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proclamazione della guerra: coprire qualche foglio di carta coi miei più curiosi ricordi, perche mi piace di rammemorare nei suoi particolari questa gioconda
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una rivoluzione un po' operettistica, dimenticava i suoi giorni leggeri fra le braccia d'una divetta da music-hall, era allora vicino. E com'era
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Accademia della crusca
