D'Ambra, Lucio
simpatia verso un presidente del Consiglio che un anno prima gli aveva mandato cento deputati socialisti al Congresso e che dopo gli aveva, tra un
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Pulquerrima, salutato dalle salve tonanti della formidabile flotta di Fantasia. Sua Maestà il Re era giunto il giorno prima dalla capitale per accogliere
D'Ambra, Lucio
seduta del Congresso dei deputati. Ognuno pensava oramai esclusivamente ai fatti suoi. La terribile notizia divulgata mezz'ora prima non aveva fatto
D'Ambra, Lucio
saltando a piè pari lo spazio di molti anni, voltavano pagina e alla prima riga del nuovo capitolo informavano invariabilmente il lettore: «Erano passati
D'Ambra, Lucio
tre recitavamo dalla sera prima. Ebbi un bel dire che io ero in una posizione indiavolatamente difficile, che rischiavo di perdere per una sciocchezza
D'Ambra, Lucio
di dover esser quello prima che questo? Non credo. Mi pare invece che a poco a poco diventai per lui una specie di cameriere amico, uno stipendiato
D'Ambra, Lucio
al ritorno dal Polo d'un ardito principe italiano. Vedevo Sua Altezza seguire con interesse i racconti della audacissima esplorazione. Fu prima
D'Ambra, Lucio
partecipare al petit lever d'un re, ma credo che per la prima volta un re assistesse e partecipasse in quel modo al petit lever d'un suo umil
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non si fanno. La sensibilità diplomatica è come un sismografo intuitivo, il quale registrerebbe una scossa di terremoto sei mesi prima del più
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prima giovinezza. Ritrovai tutto questo e trovai per soprammercato una graziosissima signora che mi fece girare la testa. Disgrazia volle che la
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ero, fresco di nomina, addetto all'Ambasciata di Fantasia; nel gabinetto del mio ambasciatore ebbi l'onore di stringere per la prima volta la mano di
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ne offriva, del resto, gli esempii. E Omero, assai prima di Armando d'Aprè, aveva raccontato l'epopea d'una grande guerra nata attorno al nasetto
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