D'Ambra, Lucio
ereditario, ch'è terzogenito d'un ramo cadetto, mentre di me, di me che sono figlio d'un re, che son principe ereditario d'un regno come quello di Fantasia
D'Ambra, Lucio
l'ultimo inverno. Mi serviva, nella sala da pranzo deserta, il mio solito cameriere che sapeva ancor meglio di me tutt'i miei gusti e tutt'i miei disgusti
D'Ambra, Lucio
di fare tanti complimenti e di avere tanti riguardi con me e che una volta di più io ero perfettamente disposto a lasciarmi affidare la più strana
D'Ambra, Lucio
Sua Maestà e me all'indomani della proclamazione di guerra, quando il giovane Sovrano, disteso sopra un canapè, con una mano occupata a sfogliare un
D'Ambra, Lucio
, mi rimaneva tuttavia un obbligo verso Sua Altezza: quello di non permettere che il pendentif in questione fosse per me solo il modo di apprezzare nella
D'Ambra, Lucio
inevitabili ricercatori di documenti sul suo regno e su la società che lo costituiva, devo confessare sinceramente che anche a me una testa coronata
D'Ambra, Lucio
desiderava da me. Bisognava immediatamente convocare per l'alba il Consiglio dei ministri che doveva essere messo al corrente della situazione e invitato
D'Ambra, Lucio
la questione d'Oriente m'interessava assai meno della questione d'amore intavolata tra me e la bella signora, non partii. Chiesi prima un prolungamento
D'Ambra, Lucio
poteva essere a disposizione di meno di due alfieri. Me ne persuasi sùbito quando, essendo stato il principe presentato alla duchessa di Frondosa, Sua
D'Ambra, Lucio
almeno una mezza dozzina di consonanti, toccò a me anche questa situazione scabrosa, come voleva del resto il mio irreparabile destino. Dovetti così
D'Ambra, Lucio
, in semplice prosa, in prosa da processo verbale. E andavo, andavo, andavo sempre diritto innanzi a me, ripetendomi il verso famoso:
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D'Ambra, Lucio
, appena composte da me lietamente e sùbito da te lietamente ascoltate. Nell'ampio studio una cui parete adesso è coperta da una gran carta dei nostri
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