D'Ambra, Lucio
mio regale amico fu immediatarnente seguito dalla farsa in cui la parte del brillante fu molto egregiamente sostenuta dal presidente del Consiglio, don
D'Ambra, Lucio
al ritorno dal Polo d'un ardito principe italiano. Vedevo Sua Altezza seguire con interesse i racconti della audacissima esplorazione. Fu prima
D'Ambra, Lucio
battaglione dei giornalai fu letteralmente preso d'assalto. Dai marciapiedi, dalle vetture, dalle automobili, dai portoni delle case, persino dai mezzanini più
D'Ambra, Lucio
. Previdi, cioè, la guerra. La guerra solamente. Ci fu, come si vedrà, ben altro. Ma il mio sismografo, giunse fin lì, poichè v'è un imprevedibile e
D'Ambra, Lucio
non posso tacere che la mia riconoscenza verso Sua Altezza fu letteralmente raddoppiata, tanto che vedendo il pendentif che Manon Manette aveva ancora
D'Ambra, Lucio
Pulquerrima prima di diventare Sua Maestà Rolando II. Fu una sera, durante un ballo a Corte: nel bel mezzo della quadriglia d'onore, che allora era
D'Ambra, Lucio
teatro, fu eccellente. Manon Manette era quanto di più parigino, di più capriccioso, di più affascinante si possa imaginare. Naturalmente Manon Manette
D'Ambra, Lucio
fu un provvedimeno prudente e quasi definitivo, il duca di Frondosa, al ministro d'allora che gli ricordava quali fossero le sue idee di stagione
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scesi dall'automobile, e Frondosa domandava se quella sera Sua Maestà il Re avrebbe dovuto venire a teatro. Gli fu risposto di sì e che alle sette di
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guerra quale immenso aevi spatium è mai un mese per noi! — rivedo il giorno in cui il libro fu scritto, l'affettuosa e fraterna navette fra le nostre
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