D'Ambra, Lucio
bassi le copie ancora umide del giornali, con le ultime notizie stampate in grassetto sotto titoli a lettere di scatola, erano strappate di mano ai
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molta disinvoltura i suoi quarantacinque anni che erano poi quarantanove. Di questi quarantanoveanni venticinque contavano al duca di Frondosa per
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basta a sconvolgerla tutta. E per lei, come per le altre, tutt'e due erano la stessa cosa. Uno dei due critici in parola era uno dei maggiori
D'Ambra, Lucio
, passando dal gran secolo al nostro secolo democratico e proletario, erano completamente rovesciate. Molti cortigiani avevano ai bei tempi l'onore di
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saltando a piè pari lo spazio di molti anni, voltavano pagina e alla prima riga del nuovo capitolo informavano invariabilmente il lettore: «Erano passati
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finestre e gremivano i marciapiedi sventolando con entusiasmo non solo monarchico i loro fazzolettini di batista, erano in generale bellissime
D'Ambra, Lucio
Fantasia e Silistria, rapporti che erano quanto mai illogici e senza carattere poichè a furia di averne troppi non ne avevano più nessuno. Non aveva, il
D'Ambra, Lucio
che i restaurants di Nuova-York e le eleganze della Quinta Strada non erano riusciti a dargli, e senza il quale non v'ha evidentemente esploratore
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. Adesso mi accorgo che le mie funzioni non erano molto brillanti. Allora mi sembrava di continuar le glorie dei miei avi, ed avrei giurato che il mio paese
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teneva sempre vicina a Corte la duchessa Isabella. Aspettava con impazienza febbrile il mese in cui il duca e la duchessa di Frondosa erano di
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seppi resistere alla tentazione d'entrarvi per dieci minuti. Quando apparvi in fondo ad uno dei palchetti di corte che erano tutti vuoti e dove io
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