C'ERA UNA VOLTA ... :FIABE
l'argento, e con tre macchie nere sulla schiena. - Ah! Pesciolino, tu sei felice! Tu sei libero in mezzo all'acqua, ed io qui sola, senza parenti né
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più bella ragazza del mondo? La figliuola del ciaba sarà dunque mia sposa e Regina. Andrò a vederla senza farmi conoscere; partirò domani. Ordinò che
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mi ammazzerebbe! E la Reginotta, con una santa pazienza, glielo raccattò tutto, chicco per chicco, senza che ne mancasse uno solo. - Grazie, buona
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riuscire a maritarle. Le ragazze non avevano dote, e senza dote un marito è un po' difficile a trovarsi. Un giorno questo povero padre pensò d'andarsene
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! Urlavano, digrignavano i denti, spalancavano le bocche; ma quello sempre avanti, senza curarsene. Finalmente giunse al palazzo del Mago, e picchiò
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cascherà nell'inganno. Quando l'avremo in mano penseremo al da farsi. L'idea parve eccellente. Senza che ne trapelasse nulla, i magnagni di Corte
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chiasso, si credette libero di tornare a divertirsi colla caccia, e stava fuori intere settimane. La Cecina piangeva: - Ah, poverina me! Son Regina senza
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ballare. A quella vista il Re ammattì: - Oh, che bellezza! Dovrà esser mia! Dovrà esser mia! E, senza metter tempo in mezzo, picchia all'uscio a più
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questa Fata gobba? - Prendete del pane e del vino per otto giorni e camminate sempre diritto, badiamo! Senza voltarvi in dietro. All'ottavo giorno vi
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mezzogiorno, aspettami sotto le finestre del palazzo reale: sarà la tua fortuna. Quando i figliuoli lo videro tornare senza il fratellino, si misero a
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: - Che le importava di tanta fortuna, senza il suo figliolino? E sperava sempre che, un giorno o l'altro, il cielo l'avrebbe consolata. In quel tempo il
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Mannaro dov'abita? - Maestà, sotto terra. Si scende tre giorni e tre notti, senza mangiare, né bere, né riposare, e al terzo giorno s'arriva. Prendete un
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sminuzzava a quella, la midolla se la mangiava lei: poi andava attorno per l'elemosina. Ma venne una mal'annata. Un giorno la vecchina tornò a casa senza
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stanzaccia senz'aria, senza luce, coll'umido che si aggrumava in ogni parte; non ci si viveva. Ma la notte, anche nel carcere criminale, ecco uno splendore
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. - Portatele questo regalo. Era uno scatolino tutto d'oro e di brillanti. Ma la Reginotta lo posò lì, senza neppur curarsi d'aprirlo. E piangeva
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ammaccò il naso. Senza aspettare che facesse giorno, tornò su in camera. Sentiva nelle carni un brucìo, un gonfiore!... Stende una mano, e si scorge