C'ERA UNA VOLTA ... :FIABE
passassero era già di ritorno. - Maestà, eccolo qui. La Reginotta ora è mia. Il Re si fece scuro. Doveva dare la Reginotta a quello zoticone? - Vuoi
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proprio spuntata la gobba. - Ed ora che fare? Come tornare indietro con quella mostruosità? Risolse di tornar di notte, perché nessuno lo vedesse. La
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. - Maestà, ora piantate in terra il coltellino e sputate tre volte; siamo arrivati. La Regina piantò il coltellino e sputò tre volte; e la vecchiarella
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Dio. Talché la Regina giurò di disfarsene in segreto. E che pensò? Pensò di dar ad intendere al Re che era nuovamente gravida e, quando fu l'ora, gli
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, dalla paura, non disse più nulla. Però quel figliolino, ora che la sua mamma stava zitta, ogni mattina, appena rifasciato, lavato e pettinato, si
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: - Sporco galletto! Ora ti concio io. Chiamatemi il cuoco. Il cuoco si presentò. - Mi si faccia con cotesto galletto una buona tazza di brodo. In cucina gli
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siccome i miei piedi non c'entravano, urlò: "Non è vero!". E mi ha rimandato dicendo: "Guai! Guai!". Allora i ministri: - Maestà, ora succede
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gli voleva bene, piangendo rispose: - Ed io, come rimango sola sola? Ora sono vecchia, e non posso più lavorare. - Vi lascerò la mia coda. Quando
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qui. I guardiani aprirono la prigione e la trovarono vuota. Quella donna dovea essere scappata pel buco della serratura! - Ed ora che fare? E la Cecina
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grotta. - Ascolta: lì dentro c'è la fontana della bellezza. Chi può tuffarvisi a un tratto, diventa bella quanto il sole. Ed ora, bada bene: questa
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dell'ora fissata, andava ad appostarsi sotto le finestre del palazzo reale. Aspetta, aspetta, la vecchia non compariva. La figlia del Re era a una finestra
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fatto beffa di me! Ora starai lì incatenato, finché l'incanto non sia rotto. Lo legò bene, piantò il pugnale in terra, e vi attaccò la catena. Il Mago
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addolorati. - Ah, compare, compare! Se voi aveste venduto quei quattro sassi, ora questa disgrazia non vi sarebbe accaduta. Ma quegli zitto, dinoccolato, come
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! Sua Maestà l'avrebbe fatta impiccare! Agli urli della balia erano accorse le guardie. Fruga e rifruga, tutto fu inutile. Venne l'ora del pranzo. - E la
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Principessa, era montato in superbia e rispose: - Il pecoraio, scusate, noi per ora ce l'abbiamo. Stava per passare un altr'anno. La minore restava
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! - Ahi! Ahi! Ahi! Ora la cosa andava bene, e il Re ordinò di bel nuovo i preparativi per le nozze. E quando fu quel giorno, andò a rilevare la sposa colla
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gli strofinò il petto con una pomata di suo padre. Il Re fu fatato. - Ed ora, bella ragazza, dovreste prestarmi una scure. - Eccola. - Che cosa è