Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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ARABELLA

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De Marchi, Emilio 34 occorrenze

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del mattino, come una sonnambula che cammina sognando. C'era a meravigliarsi ch'essa sapesse ritrovare le strade; ma la sostenne, la portò, la guidò la

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cercar voi? ma che guardie?" "Ci sono state le guardie alla porta. O povero me. Io mi butto nel Naviglietto, io mi annego." "Quest'uomo a furia di bere

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col padrone. Il pignoratario lo chiamò e cominciò a fargli un gran discorso a proposito del Mornigani e d'una villa sul lago di Como... ma Ferruccio

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. "Nossignora!" rispose il fratello, sentendo ribollire il sangue. "Non è mica più aggravata..." "Niente affatto, ma non riceve nessuno." "Neanche i parenti

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Paolino, un uomo onesto a tutta prova, già suo avversario e ora suo debitore, alquanto avariato nel credito ma un praticone di valore e da potervisi

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Arabella da quindici giorni aveva lasciato il letto, ma la cattiva stagione non permetteva ancora di parlar di campagna. Molti fatti nuovi e

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fresco come un sorbetto "bisognerà che tu rimanga stanotte a far la guardia alla morta. Sul tardi verrò anch'io: ma intanto bada a non lasciar passare

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Se ad Arabella il denaro avesse potuto portare una consolazione, c'era da ringraziarne la Provvidenza; ma questa sovrabbondanza di fortuna e di

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nemico e che forse era interessato anche per la parte sua a vincere, andava suggerendo al cliente di non lasciarsi cogliere alla sprovvista, ma di

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povero Lorenzo che faceva pietà, si rallegrò con lei che tutto fosse finito colla pace di tutti. Arabella aveva fatto un gran bene, ma poteva farne

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della mia povera mamma non ci facciano questa tremenda figura. Io pagherò tutto, due volte, tre volte: servirò tutta la vita per nulla, ma dica al

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!" La Colomba, vedendo la signora diventar smorta e tremare, le fece scudo col corpo, ma tremava anche lei come un coniglio. Rimasero due respiri in

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inconcludente, a rigore, e di nessun valore morale; ma la notte non dormita, l'agitazione dell'animo, lo scoraggiamento da cui sentivasi preso

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avanti, ma ella non vi si fermò. In quel letto due mesi prima avrebbe potuto morire. Si tolse il mantello e il berretto e si guardò nello specchio grande

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succiato con lui a balia; ma preferì compatire al farsi compatire. Sedette e cominciò a carezzare col dito il pelo scarso di un cilindro

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cuore le dicesse qualche cosa per quel povero martoro di sarto, ma perché così avevan voluto, o perché bisognava maritarla quella figliuola. Nel dare

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può dire, di tutta la sua vita; sperava di averla espiata, e dopo otto anni lusingavasi quasi che la gente l'avesse dimenticata: ma la gente ha buona

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ammettevano indugio. "Sì, ma..." "Allora lo restituisco a te..." e cavandosi con uno strappo lungo e violento l'alto guanto di Svezia, collo sforzo

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quando ringraziano il colto pubblico. Credeva così di obbedire agli ordini del vice-ricevitore, che andava raccomandando le belle maniere. Ma Tognino

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suocero, ma la portinaia disse ch'era già uscito la mattina; e non fu possibile trovarlo per tutto il giorno. Andarono insieme dal prevosto, che ascoltò il

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biglietto d'Arabella, figlia di parenti che egli non aveva mai voluto riconoscere, ma della quale il prevosto gli diceva un mondo di bene. Lasciò il

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non più una collegiale, ma una donna. Il suo cuore ardeva... A che pro? chi l'aveva trascinata in questo fuoco? Perché invece di rifugiarsi alle Cascine

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aumentato il mese. È una bella cosa, ma non vorrei che con questi denari il povero figliuolo avesse a comperarsi dei fastidi e molto meno degli

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affarista, che non batteva più col battito lento e sommesso d'un cuore in regola col tempo, ma aveva degli scatti, delle corse affannose e precipitose

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. Arabella gli ottenne il saldo: ma quantunque avesse rinunciato ai cavalli, alle donne e agli amici, peggiori delle donne e dei cavalli, il segretario del

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"Io ti regalerò questo paio di calze, Ferruccio, ma tu devi spiegarmi un mistero, cioè, come ha fatto il signor Lorenzo a sposare la signora Arabella

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, potevano darle torto. Ma che sanno le buone monache di tutte queste meschine faccende? Camminò per fuggire presto, per vie che s'infilano l'una nell'altra

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per la sua carità e per la sua tolleranza. In questa benedetta faccenda del testamento Ratta egli rappresentava la parte della conciliazione, ma capiva

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intenzioni del mondo; ma non andò molto che si accorse di aver fatto uno sproposito. Ai figliuoli si aggiunsero altri figliuoli, mentre i tempi si facevano

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interessi suoi come meglio credevano, ma per carità concedessero al suo cervello e al suo spirito il tempo di raccogliersi. E a poco a poco andava

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antipatico, il partito era bello, magnifico, il dir di no sarebbe stato per parte sua una crudele ostinazione; ma quando l'anima è abituata a trovare

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pezzenteria, la colpa non era soltanto della povera mamma, stanca, abbattuta sotto il peso di tante cose e di tante disgrazie, ma ancora un poco di una

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occhi e dormire; ma le lunghe dimostrazioni stancavano le sue veglie, sentivasi soffocare nella chiusa stanza, balzava dal letto, e, spalancata la

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scarpe, col pretesto che non era un parente, ma Aquilino Ratta dimostrò che i pitocchi son tutti fra loro fratelli nella santa miseria. Il sor Tognino

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