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è capitato?" gridarono a una voce le due donne. "A quest'ora? che volete, che c'è di brutto?" Il vecchio portinaio venne avanti, si lasciò cadere
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d'un paralume di cartone, rispondevano con un leggiero bisbiglio, con sospiri affannosi in cui stentavano a reggersi le avemarie. E avevan di grazia
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Mauro faceva mettere una posata di più in tavola. La zia, dopo averla carezzata come un micino, si congratulò di trovarla bene in salute, le parlò del
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ritrovato perduto in mezzo a una strada. La zia Colomba, che stava in sentinella, scese un pezzo di scala, abbracciò la signora e le sussurrò prima di
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sorridente seguitava a far inchini e a fregarsi dolcemente i palmi, come se affilasse due coltelli. "Risparmiate pure le presentazioni," interruppe l'altro
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attraverso alla città; talché, quando scese le scale, eran quasi le quattro. Passò di nuovo in mezzo alla gente col passo rotto di chi non sa dove va
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"Dio solo sa quel che è bene e quel che è male" scriveva Arabella qualche giorno dopo a Maria Arundelli "e tutte le volte che entriamo a giudicare
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da quelle parti, perché la notizia della sua morte non avesse a tirar gente dalle più lontane case del Borgo. Verso le dieci in Carrobbio si stentava a
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. Scendeva le scale senza veder i gradini, ravvolto come in una nuvola in questi pensieri, quando arrivato sull'ultimo pianerottolo, s'incontrò faccia a
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. Solamente Maria Arundelli era andata a stabilirsi a Milano, moglie a un professore di ginnasio, ma durante le vacanze non stava mai in città. La
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viali ombrosi e le siepi mandavano il buon odore della robinia. Arabella, che da quindici giorni trovavasi alle Cascine in casa de' suoi a rifare le
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esitando. "Lei sì, ma non so se a quest'ora può ricevere. Provi." Il ragazzo cominciò a montare le scale a due gradini per volta. Arabella non era una
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caso, nella compagnia di giovani allegri, con un ingegno limitato, chiuso a tutte le sensazioni astratte e filosofiche, portava in casa insieme al
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vicina e vi rimaneva tutte le ore che poteva rubare agli affari. Su Lorenzo non c'era da fare un gran conto; si vedevan di rado; si sarebbe detto che
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"in casa le voglion bene e la trattano con tutti i riguardi." "È vero, sì o no, che questo babbeo di suo marito ha sempre fatta una vita allegra coi
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del mattino, come una sonnambula che cammina sognando. C'era a meravigliarsi ch'essa sapesse ritrovare le strade; ma la sostenne, la portò, la guidò la
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zoccoli, gli sgabelli, le scarpuccie dei bimbi seminate dappertutto, che nessuno pensava di raccattare o almeno di portar via. Era il sistema della casa
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salutarla. Arabella rimontò adagio le scale, provando ad ogni gradino la fatica e la pena di chi sente crescere a poco a poco un peso, che altri vada
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trionfi personali, che a lungo andare, per la legge naturale delle cose, finiscono col logorare le ruote e il carro. Fu quest'ambizione, mista
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tutte le prediche che si fanno in questa circostanza, dimostrandogli che non basta essere al mondo, ma che bisogna starci con giudizio, che tutti devono
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, estenuata, senza sangue, cogli occhi ancora pieni di spavento, come se si vedesse sempre le mani della strega addosso, come se una folla di gente intorno
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impressione. Il grido d'un rivenditore, uno strepito improvviso, lo sbattere improvviso d'una porta, il cadere d'una sedia bastava a farle battere le
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opporre avvocato ad avvocato, prima, per risparmio di seccature e di amarezze, e in secondo luogo, perché tutte le più belle ragioni del mondo contano
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e per non invogliare a rimanervi di più. Man mano che le forze fisiche tornavano e che essa ripigliava le sue abitudini nella bella casa fresca e
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Un fruscio di vesti annunciò la comparsa della bella Olimpia, che avvolta in una candida sciarpa di seta, che le faceva come un cappuccio, si fermò
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"Che c'è? una disgrazia?" chiese al giovine. "Sì, una disgrazia, una terribile disgrazia" esclamò Ferruccio, aprendo le braccia e socchiudendo gli
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La Colomba tornò a casa un po' più tardi del solito, avendo voluto prima parlare con suo cognato Berretta, circa le voci che correvano su questa
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collocare sul letto la povera cristiana, che le aveva legate non senza fatica le mani colla corona del rosario, non poteva ora togliersi dagli occhi il
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". Al funerale accorsero quasi tutti i parenti e le persone che avevano avuto col defunto qualche rapporto di buona o cattiva amicizia. Don Felice e
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comune contro il signor Tognino. Il primo a comparire, verso le due, fu Aquilino Ratta, che per sistema preferiva aspettare al farsi aspettare. Quando
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, strozzata dall'emozione, non poté metter fuori una parola. Stretti i denti, da cui non usciva che un fischio sordo, montò a corsa le quattro lunghe
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mesto ciclamino sull'orlo di una roccia. A questo turbamento doloroso non osava più dare un nome. Ha la lingua umana le parole per questi misteri
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semibuia, in un sommesso complotto. C'erano i Borrola, c'era il notaio Baltresca, c'erano delle signore, molta gente nell'ombra, su per le scale, in
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. Capitato per caso Ferruccio, il portinaio lo lasciò di guardia alla porta, si spazzolò le spalle, infilò una giacca, applicò tre o quattro buffetti
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stirandosi le mani, voltosi a Lorenzo: "Dunque," soggiunse "dicevo poco fa a tuo padre che tu sei pentito e dolentissimo di ciò che è accaduto ieri sera