ARABELLA
gran Signore in croce. "Io non ho bisogno di dirti che facciamo conto sulla tua sincerità, va bene, Berretta? Conosci don Giosuè?" "Eh, se mi conosce
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aggravi di coscienza. Che razza d'uomo è questo vostro principale? Io non l'ho visto che alla sfuggita e mi ha la figura di una faina. È vero che ha fatto i
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sue passioni turbolente. "Io ti chiedo scusa, Olimpia: io non potevo prevedere." "Domani mi accompagnerai." "Dove?" "A Nizza..." "Cioè…" "Sì, a Nizza
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poi io prevedo un garbuglio. Olimpia tirerebbe in giudizio Lorenzo, il padre contro il figlio..." "Ti ha... ti ha forse parlato lui di questa faccenda
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carezzandoli, seguitò sottovoce, lentamente, parlando quasi a se stesso: "Senta, cara Arabella, io non sono qui per difendere Lorenzo; anzi... Non voglio
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?" "Niente affatto, Giorgio ha approfittato del giovedì e della bella giornata per condurre la bambina dalla nonna in campagna, non ci siamo che io e Napo
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"Io ti regalerò questo paio di calze, Ferruccio, ma tu devi spiegarmi un mistero, cioè, come ha fatto il signor Lorenzo a sposare la signora Arabella
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povero me! io son morto." "Le guardie?" tornarono a domandare in coro le tre voci. E dopo un respiro seguitarono a vicenda incalzandosi: "Le guardie? a
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della mia povera mamma non ci facciano questa tremenda figura. Io pagherò tutto, due volte, tre volte: servirò tutta la vita per nulla, ma dica al
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, aprì la finestra, e sollevando la lampadina a petrolio che impallidì al soffio dell'aria, domandò: "Chi è?" "Sono io, Colomba." "Chi?" chiese un'altra
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. "Io non sono abituata ai pettegolezzi di Baltresca, e non mi lascio insultare dai vagabondi. Se hai delle ragioni, c'è mio marito e sai dove sto di
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povero me, io mi butto nel Naviglietto..." riprese a dire piagnucolando colla voce d'uomo che dorme il vecchio portinaio. "Ah, ti ha cacciato via
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letto. "Sento dire che questo matrimonio è una fortuna per tutti." "Sì, è una fortuna: ma anche le fortune fan paura e io ero così lontana da
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delle galline e al buon odore del fieno. "La mamma è felicissima e va ripetendo a tutti che io avrò cavalli e carrozze e una proprietà di non so
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io son di peso. E veramente che posso fare io per sollevare questo peso? Se è vero che gli affari dell'azienda vanno male, quale rimedio posso io
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tu puoi accettare con tutta coscienza questa eredità, io non capirei la ragione de' tuoi scrupoli. In quanto a Lorenzo, credi che è pentito e
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sulle braci, che gli ammiccavano dalla cenere "i morti non scappano mica. Che se, per una supposizione, la sora Carolina avesse bisogno di bere, io
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, volete dire." "Tutti dicevano donzella, e io sto col clero." "La governante, la fantesca, sì, sì, la conosciamo." "Come vuol lei, sorr..." rispose
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nulla: noi saremo lo stesso buoni amici. Solamente io ho bisogno di saper bene le cose come stanno, anche se stanno male, perché non si va in cerca
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, tuffando rapidamente la penna nel calamaio e scrivendo una fila di numeri sul rovescio d'una polizza, "io vi conosco e non vi conosco e per me
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Galimberti, che non aveva il cuore di sasso. "Tutto quello che io posso fare è di tirar in lungo la pratica, per lasciargli il tempo, va bene?, di preparare
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veneto per far dispetto alla pettegola. "È forse possibile che una donna di servizio non stia a sentir ciò che dicono i padroni?" "Io non ho visto che
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dichiarazione o assentimento a proposito dell'eredità Ratta." "Io non sono della parrocchia e non posso ingerirmi. Si potrebbe avvertire subito don Felice
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io ne pregusti le primizie. Brava, eccolo qua..." Lorenzo, nel rivedere sua moglie, abbassò la testa e si fermò sulla soglia, come un ragazzo timido e
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tornare a Milano non si parla, per ora, né io lo desidero. Mi ha preparata la relazione?" Furono queste parole così fredde e precise, di una importanza così
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impossibile. Io non resto più. Vado via, vado a morire in un paese lontano, tra altri barbari meno feroci di voi". Come dire queste orribili cose a sua
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scappare. Bisogna meritarsela, zuccone, far giudizio, essere un uomo, non una giraffa, pensare che io non ho più vent'anni e che posso morire