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fronte della malata, la sentì umida e fresca, e si ritrasse leggermente, mettendosi a sedere in un angolo oscuro, dietro la finestra, da dove poteva
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ventitré anni costretta a letto da una paralisi alle gambe e alla spina dorsale. Abitava un cascinale poco distante dalla Colorina, cara alla sua
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telegrammi di borsa, e incontrò per caso il Botola, un brutto vecchio mal vestito che da qualche tempo veniva nello studio a discorrere in gran segretezza
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Paolino, un uomo onesto a tutta prova, già suo avversario e ora suo debitore, alquanto avariato nel credito ma un praticone di valore e da potervisi
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, che era solito mangiare un chierico a colazione e un prete a pranzo, mi scrive tutto commosso del modo con cui fu ricevuto da monsignore e vuole ad
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abbracciarono senza parlare, senza piangere. "Vieni, la mia povera tosa : contami questa storia." "Sarei venuta fin da ieri, ma ho avuto paura. Ti disturbo
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Arabella da quindici giorni aveva lasciato il letto, ma la cattiva stagione non permetteva ancora di parlar di campagna. Molti fatti nuovi e
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Se ad Arabella il denaro avesse potuto portare una consolazione, c'era da ringraziarne la Provvidenza; ma questa sovrabbondanza di fortuna e di
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lungo corridoio rivestito sulle due pareti da massicci armadi, fino a un gran stanzone, detto la guardaroba, dov'è anche la penitenzeria degli uomini
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. Sfinita da una settimana di veglie e di commozioni, mentre portavano il pover'uomo a seppellire, raccolse alcune cosuccie e si preparò a partire per
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. Era un primo esempio e ne sarebbero venuti degli altri. Più volte ebbe lunghe conferenze col notaio Baltresca. Costui, che da lontano spiava i passi del
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Arabella per cinque o sei giorni stette a un filo di voltar via anche lei, abbruciata da una febbre di quaranta gradi; e rimase al di qua per miracolo
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lago, non si sente più di viaggiare. Occorreva ch'egli facesse una corsa a questa villa, di cui da un poco gli parlava il Botola, posta in una
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occhi grandi, resi più profondi da qualche breve pennellatura. Il viso aveva tondo d'una bianchezza molle, delicata, incipriata. La sua persona larga e
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viali ombrosi e le siepi mandavano il buon odore della robinia. Arabella, che da quindici giorni trovavasi alle Cascine in casa de' suoi a rifare le
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cane rabbioso. Avevano disonorata una famiglia, maltrattato, quasi ammazzato un giovine onesto. Ferruccio, ferito da un tremendo colpo alla testa, dopo
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pigliare colle molle d'argento, come si fa collo zucchero. Essa, da quel che so, potrebbe farti del male." "A me?" esclamò il signor Tognino, sogghignando
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paura, che è la più gran cosa fatta di niente, il portinaio, che non aveva ereditata da natura un'anima di drago, due o tre volte si sforzò di ragionare
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educazione, rifacendo nel clima dolce e salubre la sua costituzione non molto ricca di sangue e alcun poco logorata da precoci patimenti. Arabella rimase
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alla luce Ferruccio (un certo nome che essa aveva trovato in uno dei suoi romanzi) tre giorni dopo fu assalita da una maligna infezione e in
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questo i parenti desideravano che il malato fosse assistito da un sacerdote di confidenza che sapesse le cose: e stava per dire il mestiere. Ma il
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accorse del peso degli anni e del corpo, come se un pensiero più forte di lei la tirasse dietro e la facesse camminare un dito sollevata da terra. Quel
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Mamma Beatrice accompagnò la figliuola fino a casa e ricordandosi di avere qualche spesuccia da fare, la lasciò promettendo di tornare più tardi a
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spalle, chi con un cesto o con due secchi d'acqua che lasciavano sull'ammattonato un pattume di fango. La vasta cucina inondata da quella gran fiamma
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sulla sedia, come un uomo che si sfascia, e disse: "Sono un uomo morto". "Che cosa dite, adesso?" gridò la Colomba già eccitata da quell'improvvisa
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da quelle parti, perché la notizia della sua morte non avesse a tirar gente dalle più lontane case del Borgo. Verso le dieci in Carrobbio si stentava a
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Pastore si fecero rappresentare da don Felice Vittuone. La famiglia Borrola e tre o quattro Maccagno ricchi si dichiararono pronti a sostenere l'avvocato
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. "Venite avanti, sedetevi se trovate da sedere e cercate d'esser chiari e corti, perché il mio tempo è prezioso." Così disse con aria napoleonica
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Uscì sospinta da una forza maggiore della sua volontà, nella fiducia che l'aria aperta avrebbe dissipata la fiamma che divoravale la testa. Il tempo
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maggiore. "Capisco il suo dolore e il suo spavento, povero Ferruccio, e la ringrazio di essere venuto a parlarmene. Ciò mi persuaderà a uscire da un'inerzia
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intontimento e sentì la gota ardere, cominciò a capire d'essere stata percossa da una donna gelosa, da quella stessa donna che l'aveva fissata così
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piacere anche a Lorenzo che da qualche tempo, dominato senza avvedersene dalla dolcezza di Arabella, sforzavasi di far l'uomo serio. Ma chi toccò il
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faccione grasso di frate sbarbato?" Ferruccio, alzando un dito davanti alla bocca l'avvertì di parlar pianino. Il sor Tognino poteva entrare da un momento
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verso la stazione. Non ebbero molto da aspettate. Essa acquistò i biglietti e lo precedette ancora, entrando in uno scompartimento affollato, dove la
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regolata la posizione. Poiché da tutte le parti si parlava di conciliazione e di amichevoli accomodamenti, la zia sarebbe stata contenta di aggiustare