A parte la smobilitazione dell'economia privata, di cui lo stato è oggi partecipe e tutore, lo stato accentra nel campo dei lavori pubblici, dell'agricoltura, del commercio, della scuola, del lavoro e nell'attività delle provincie e dei comuni molti cómpiti che spettano o possono essere utilmente disimpegnati dagli enti locali; occorre perciò dare una maggiore perequazione alle pubbliche spese tra le varie regioni d'Italia, una più sentita responsabilità amministrativa, una più elevata partecipazione di potere alle forze locali; e una più viva rispondenza e rapidità di flusso e riflusso tra i bisogni collettivi e i servizi pubblici. Per questo è invocato il decentramento amministrativo, e per questo noi sosteniamo la costituzione della regione, ente che possa ridare ragione organica di vita alle nostre più vive aspirazioni localistiche e alle esigenze amministrative delle varie parti d'Italia, senza per questo ledere le funzioni statali, non solo quelle strettamente politiche, finanziarie e giuridiche, ma anche quelle di vigilanza, di integrazione e di iniziativa amministrativa; la cui espressione nazionale tecnica verrà data dai consigli superiori, che formeranno la sintesi e il coronamento della vita locale.
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