Crispi, le cose accennarono talora a mutare: in quel breve periodo, le sorti d'Italia parevano abbastanza sicure e lo Stato forte così da poter tentare una nuova politica ed attendere a problemi che erano sino allora rimasti in seconda linea: e l'on. Crispi oscillò, pare, — tanto incerte erano le designazioni dell'opinione pubblica e delle forze politiche organizzate e militanti — fra la conciliazione tentata e 1'anticlericalismo della statua a Giordano Bruno e delle dimostrazioni contro i pellegrini francesi nel 1901. Ma allora, come sotto Depretis, la sinistra non era base solida e coerente di governo di parte e i ministri dovevano, con frequenti rimaneggiamenti, adattarsi a scegliere amici ed appoggi presso i vani settori; all'Estrema cavallottiana nuoceva ancora troppo l'imbarazzo delle vecchie formule repubblicane perché essa potesse darsi ad un'azione positiva d'influenza sullo Stato e di operosità parlamentare. L'on. Giolitti fallì nel suo vacuo tentativo di risuscitare la Sinistra, l'on. di Budinì esitò incerto fra le varie tendenze, sinché poi finì coll'impaurirsi del pericolo clericale influendovi forse l'irritazione di parecchi per l'atteggiamento battagliero del Vaticano e dei clericali, del quale diremo ora.
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